Sigilli anche al depuratore di Corato: sequestrato dalla Guardia Costiera

Si allarga l'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani

mercoledì 16 ottobre 2013 8.59
Nell'ambito della più ampia attività investigativa condotta dal nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria di porto - Guardia costiera di Bari coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani e che ha portato, di recente, ai sequestri giudiziari dei depuratori delle città di Andria, Bisceglie, Molfetta e Trani, nella mattina di oggi, in esecuzione di decreto emesso dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Trani, dottor Francesco Zecchillo, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica di Trani, dottor Antonio Savasta, personale militare del Nucleo ha sottoposto a sequestro l'impianto di depurazione della città di Corato, le cui acque reflue, convogliate nel canale "Lama di pietra", vengono poi scaricate nel mare Adriatico, nella località "Pantano" del comune di Bisceglie.

Il provvedimento autorizza la facoltà d'uso dell'impianto, affidato in custodia giudiziaria al dirigente dell'Ufficio tecnico del Comune di Corato, esclusivamente ai fini dell'immediata attuazione delle opere di adeguamento ed all'immediato abbattimento dei valori chimici delle acque di scarico, riscontrati non conformi ai limiti di legge. L'attività investigativa, che ha preso le mosse anche dalle segnalazioni pervenute da molti cittadini coratini i quali avevano denunciato la presenza di insopportabili miasmi maleodoranti provenienti dal depuratore, è stata svolta sotto la direzione ed il coordinamento della Procura della Repubblica di Trani (dott. Antonio Savasta).

Le indagini sono state condotte da militari specializzati del Nucleo i quali, nel corso di numerosi sopralluoghi, hanno constatato lo sversamento di reflui non depurati che imbrattavano le acque marine antistanti, il superamento dei limiti tabellari previsti dalla normativa vigente (decreto legislativo 152 del 2006), nonché la dispersione in atmosfera di emissioni non autorizzate. Risultano indagati il legale rappresentante dell'Acquedotto pugliese S.p.A. (soggetto gestore dell'impianto), nonché l'amministratore unico della Pura depurazione S.r.l. (società deputata alla conduzione del depuratore), per reati che attengono a gravi violazioni di natura ambientale.