Si conferma il successo del docufilm “La Zùite” scritto da Luciano Albore e Sabino Matera
A distanza di anni è stato proiettato il 25, 26 e 28 aprile, ad Andria, in occasione della 587ᵃ manifestazione de “La Fiera d’Aprile”
mercoledì 1 maggio 2024
9.05
Consegnare alle nuove generazioni una rappresentazione schietta e vivace della cultura, della religiosità e delle tradizioni di un passato che non può rimanere sbiadita memoria è la finalità del docufilm "La Zùite", scritto da Luciano Albore e Sabino Matera. Reduce di uno straordinario successo riscontrato, negli anni precedenti, sia nelle sale cinematografiche del Multisala Roma, ad Andria, e sia nella città di Hoboken, nel New Jersey, negli Stati Uniti, la pellicola dal sapore tutto andriese, a distanza di anni, ha continuato a rassicurare il successo di sempre. Uno scroscio di applausi, infatti, è riecheggiato nel 1° vicolo Ruggero Bonghi, nei pressi della chiesa San Nicola, luogo storico in cui è stato proiettato il 25, 26 e 28 aprile, ad Andria, nell'ambito della 587ᵃ manifestazione culturale de "La Fiera d'Aprile", il lungometraggio in dialetto locale diretto da Umberto Sardella e con la partecipazione di Sabino Matera, Silvia Marmo, Francesco Turi, Umberto Sardella, Giustina Buonomo, Franco De Giglio, Antonello Ricci e Piero De Lucia.
Il progetto, tutto made in Puglia e nato da una produzione indipendente, racconta la storia di un matrimonio di altri tempi, omaggiando le vecchie origini, tra gli anni 60 e i primi anni 70 del secolo scorso. Tradizioni, culture, mestieri dell'epoca, usanze e costumi racchiusi in un contenitore che ha portato gli autori a scrivere una sceneggiatura ricca di valori. Ambientato ad Andria c'è fermento in strada: è il giorno della zùite ("della sposa" ovvero il giorno del matrimonio). Un matrimonio tra due giovani, Gina e Nicola, che avviene secondo la più genuina tradizione popolare, in una città ancora popolata da figure caratteristiche come il lattaio, l'arrotino, il calzolaio, il venditore di lupini, il venditore di olio. Da quando Nicola ha mandato "u mëzzèinë" a chiedere la mano di Gina, tutto si svolge secondo una precisa ritualità: la fidanzata ha ricevuto dai suoceri "u chëngirtë" (una parure di orecchini, collana e bracciale), ha accuratamente lavato e stirato il corredo per esporlo a parenti e vicini di casa e finalmente è pronta a suggellare davanti al Signore, nella solennità del rito celebrato in chiesa, il patto d'amore che porterà alla nascita di una nuova famiglia. Una narrazione che è un documento di come eravamo, che come un prezioso scrigno si inserisce nel più grande patrimonio delle nostre tradizioni popolari, contribuendo così allo sviluppo del senso di appartenenza e a definire la nostra identità culturale.
Il progetto, tutto made in Puglia e nato da una produzione indipendente, racconta la storia di un matrimonio di altri tempi, omaggiando le vecchie origini, tra gli anni 60 e i primi anni 70 del secolo scorso. Tradizioni, culture, mestieri dell'epoca, usanze e costumi racchiusi in un contenitore che ha portato gli autori a scrivere una sceneggiatura ricca di valori. Ambientato ad Andria c'è fermento in strada: è il giorno della zùite ("della sposa" ovvero il giorno del matrimonio). Un matrimonio tra due giovani, Gina e Nicola, che avviene secondo la più genuina tradizione popolare, in una città ancora popolata da figure caratteristiche come il lattaio, l'arrotino, il calzolaio, il venditore di lupini, il venditore di olio. Da quando Nicola ha mandato "u mëzzèinë" a chiedere la mano di Gina, tutto si svolge secondo una precisa ritualità: la fidanzata ha ricevuto dai suoceri "u chëngirtë" (una parure di orecchini, collana e bracciale), ha accuratamente lavato e stirato il corredo per esporlo a parenti e vicini di casa e finalmente è pronta a suggellare davanti al Signore, nella solennità del rito celebrato in chiesa, il patto d'amore che porterà alla nascita di una nuova famiglia. Una narrazione che è un documento di come eravamo, che come un prezioso scrigno si inserisce nel più grande patrimonio delle nostre tradizioni popolari, contribuendo così allo sviluppo del senso di appartenenza e a definire la nostra identità culturale.