Settembre Pedagogico XXI Edizione, organizzato dalla Rete di Scuole CISA

“Il ruolo del docente tra istruzione ed educazione. Quale vision per la scuola di oggi?”

giovedì 26 settembre 2024 13.19
Un importante e memorabile evento è stato quest'anno la XXI edizione del Settembre Pedagogico Andriese, organizzato dalla Rete di Scuole CISA con il patrocinio del Comune di Andria, che coinvolge, insieme con il Comune, le scuole del territorio andriese, le istituzioni e l'intera cittadinanza.
Il protagonista dell'appuntamento annuale è stato, infatti, il Professor Umberto Galimberti, filosofo, saggista, sociologo, giornalista, accademico, che ha tenuto una lectio magistralis dal titolo "Il ruolo del docente tra istruzione ed educazione. Quale vision per la scuola di oggi?"

L'incontro è stato coordinato dalla Presidente del CISA e Dirigente del Liceo "Carlo Troya" di Andria, dott.ssa Dora Guarino, e ha visto la presenza dei rappresentanti dell'USR Puglia, della Regione, del Comune, di enti e di associazioni varie.
Sin dalle prime battute il pomeriggio si è rivelato una densissima scorribanda intellettuale che è partita dall'analisi della situazione della scuola italiana in tutti i suoi ordini e gradi, ma che ha planato ben presto sulla condizione dei bambini e dei ragazzi dei nostri tempi, delle famiglie, dei docenti, degli esseri umani che si trovano a fendere l'oscurità di questi tempi bui a tentoni, senza la bussola di percorsi educativi adeguati, senza la stella polare di una cultura condivisa dalla collettività.

Il Prof. Galimberti ha condotto per mano il numerosissimo uditorio a riflettere su alcuni passaggi essenziali della crescita dei bambini e dei ragazzi, ripercorrendo intellettualmente le tappe basilari della formazione degli esseri umani. Ha ricordato, infatti, che l'identità è un dono sociale, frutto di riconoscimenti e misconoscimenti e, dunque, rimane fondamentale il ruolo delle parole pronunciate dai genitori sin dalla più tenera infanzia, perchè esse si rivelano più amorose ed educative di qualsiasi altro gioco che si possa regalare ad un bambino.
I genitori, poi, insieme con i docenti, dovrebbero nel tempo agire in sinergia per educare i propri figli al passaggio fisiologico dallo stadio della pulsione, all'emozione e, infine, al sentimento.
Solo in questo modo è possibile continuare a nutrire quell'empatia con cui nascono tutti gli esseri umani e che ci consente di diventare delle persone e dei cittadini ricchi spiritualmente, creativi, trasformativi.
Tuttavia, in tempi recenti, il meccanismo si è inceppato inesorabilmente, perché la rivoluzione teconologica e digitale ha provocato disorientamento nelle famiglie, intolleranza alla distanza (si pensi all'uso talvolta ossessivo dei cellulari e del controllo che esercitano sulle nostre vite), semplificazione di processi cerebrali complessi, affievolimento di spirito critico e di empatia nei confronti di grandi eventi luttuosi lontani da noi.
La scuola può fare qualcosa, dunque?
Il Prof. Galimberti, che ha preferito sollevare domande che scuotessero l'anima, più che individuare soluzioni attraverso risposte, ha, tuttavia, insistito sulla necessità di scegliere l'insegnamento solo se accompagnati da una forte empatia, per potere guardare e dialogare con i ragazzi di oggi che sono sempre più soli e poi, in particolare, di non dimenticare mai che i sentimenti sono categorie culturali che si imparano e che gli unici mezzi per questo apprendimento, essenziale per la nostra natura umana, sono la letteratura, la poesia, la filosofia, i romanzi, la storia.
Ed è proprio della cultura che il nostro tempo sembra aver privato i ragazzi, quella cultura che aveva promesso un futuro alle generazioni precedenti e che oggi, invece, sembra progressivamente sfocarsi insieme con la speranza.
Al termine della lectio magistralis e di questo indimenticabile Settembre Pedagogico Andriese, perciò, potenti hanno risuonato le parole dell'Ulisse dantesco, i versi dell'"orazion picciola" che invitava i compagni di Ulisse e gli esseri umani tutti a non dimenticare la loro natura, la loro semenza, perché "fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza".