Sequestro imprenditore barlettano sventato, due precedenti ad Andria. L'appello della Procura: "Denunciate"
Sette gli arrestati nel blitz della Polizia di Stato, 5 sono andriesi
giovedì 26 gennaio 2023
16.05
Sarebbero partite da due sequestri lampo precedenti le indagini delle squadre mobili di Bari e Bat che hanno portato oggi all'esecuzione di sette arresti per un tentato sequestro ai danni di un imprenditore barlettano. Il primo sarebbe stato portato a termine il 13 ottobre del 2021 ai danni del figlio di un imprenditore andriese del settore tessile in cui erano stati chiesti prima 600mila euro per il rilascio poi la richiesta ridimensionata a 300mila euro. Il secondo caso è quello che vede vittima un facoltoso imprenditore andriese, riuscito a mettersi in salvo. Questi elementi sono emersi nella conferenza stampa di stamattina a seguito del blitz della Polizia di Stato.
L'appello del Procuratore: «Denunciate»
"A volte ci mettiamo tempo ma ci arriviamo. Invito gli imprenditori vittime di questi reati a collaborare, il loro silenzio non è solo un danno per lo Stato ma mette a rischio altre persone che possono subire lo stesso terrificate reato". È l'appello del procuratore di Bari
Roberto Rossi lanciato durante la conferenza stampa sul blitz che ha sgominato la banda di presunti sequestratori andriesi. Una indagine che "svela un fenomeno criminale molto grave nella Bat – ha detto Rossi - , quello dei sequestri lampo a scopo di estorsione. Un fenomeno sconosciuto da anni alle forze dell'ordine perché c'è un silenzio delle vittime derivane dalla forza di intimidazione mafiosa, grave perché vuol dire sfiducia nello Stato da parte degli imprenditori e dei parenti dei rapiti". La vicenda, che non è stata denunciata come detto, è stata scoperta grazie alle intercettazioni, attivate nell'ambito di un'altra inchiesta su un precedente sequestro di persona consumato ad Andria a ottobre 2021. "Le intercettazioni si confermando importantissime" ha ribadito il procuratore, tornando sul tema in questi giorni al centro del dibattito politico. Non è mancato anche il riferimento alla riforma Cartabia. Uno degli arrestati, infatti, era tornato libero il 30 dicembre perché era detenuto per violenza privata aggravata dal metodo mafioso ma si tratta di un reato diventato procedibile a querela e, mandando la querela, il criminale era stato scarcerato. "Un errore della legge Cartabia – ha detto Rossi – è non aver posto la dovuta attenzione a reati apparentemente minori. La criminalità organizzata, per esempio, ha regole che valgono anche nei contesti famigliari" e quindi, è il ragionamento del procuratore, anche una violenza privata può rivelare dinamiche criminali di una certa gravità.