“Scrivila la guerra”: spettacolo dell’autore Luigi Dal Cin alla scuola "Vaccina" di Andria
Una narrazione teatrale in cui l'autore racconta vicende della prima guerra mondiale
venerdì 21 febbraio 2020
07.00
In questi giorni i ragazzi delle classi prime della scuola "Vaccina" di Andria stanno partecipando ad un incontro di lettura-spettacolo con lo scrittore Luigi Dal Cin. Una narrazione teatrale incentrata sul testo "Scrivila la guerra" nel quale Dal Cin racconta di vicende riferibili all'epoca della prima guerra mondiale e accadute ad una comunità di abitanti di un paesino del nord Italia, alle prese con la soldataglia Austro-Ungarica dopo Caporetto.
La voce narrante è quella di un bambino di 9 anni invitato dal padre rientrato dal fronte a tenere un diario in cui "scrivere la guerra": un modo cioè di strapparsela via di dosso attraverso la scrittura. Il bambino racconta così di quando aveva 4 anni e di quando, in quell'anno, i soldati austro-ungarici requisirono le abitazioni e tutto ciò che vi era di commestibile in quella comunità di semplici contadini. Scrive quindi a proposito "dell'anno della fame"; delle lacrime di sua nonna come risposta alla sua incessante richiesta di cibo; di soldati austriaci cattivi pronti a picchiare bambini piccoli di 4 anni e di soldati buoni pronti a condividere il rancio con lo stesso bambino di 4 anni. Tanti episodi di un momento di vita difficile e intenso di un bambino che ha vissuto la prima guerra mondiale ma che diventa paradigma delle esperienze di vita estreme vissute da qualsiasi bambino in un contesto di guerra. Un racconto di una guerra di 100 anni fa che può servire per riflettere sulla sofferenza provocata da tutte le guerre di ieri di oggi e di domani.
Dal Cin, vincitore del premio Andersen per il 2013 e del premio Troisi, è autore di più di un centinaio di libri rivolti principalmente a bambini e ragazzi e tradotti in numerose lingue. Uno scrittore molto amato dai più piccoli che, pur adulto, non ha perso il contatto con il mondo incantato della fanciullezza, riuscendo a proporre storie che, seppure incentrate su tematiche atroci come quelle della guerra, toccano delicatamente il cuore di chi ascolta, suscitando emozioni importanti: emozioni come lo sconforto, la tristezza, la rabbia, ma anche la gioia e la compassione; emozioni da cui non bisogna distogliere lo sguardo, ma provare a tenerle accese sempre, come piccoli fuochi intorno ai quali sedersi con i propri fratelli per ascoltarsi e comprendersi meglio.
La voce narrante è quella di un bambino di 9 anni invitato dal padre rientrato dal fronte a tenere un diario in cui "scrivere la guerra": un modo cioè di strapparsela via di dosso attraverso la scrittura. Il bambino racconta così di quando aveva 4 anni e di quando, in quell'anno, i soldati austro-ungarici requisirono le abitazioni e tutto ciò che vi era di commestibile in quella comunità di semplici contadini. Scrive quindi a proposito "dell'anno della fame"; delle lacrime di sua nonna come risposta alla sua incessante richiesta di cibo; di soldati austriaci cattivi pronti a picchiare bambini piccoli di 4 anni e di soldati buoni pronti a condividere il rancio con lo stesso bambino di 4 anni. Tanti episodi di un momento di vita difficile e intenso di un bambino che ha vissuto la prima guerra mondiale ma che diventa paradigma delle esperienze di vita estreme vissute da qualsiasi bambino in un contesto di guerra. Un racconto di una guerra di 100 anni fa che può servire per riflettere sulla sofferenza provocata da tutte le guerre di ieri di oggi e di domani.
Dal Cin, vincitore del premio Andersen per il 2013 e del premio Troisi, è autore di più di un centinaio di libri rivolti principalmente a bambini e ragazzi e tradotti in numerose lingue. Uno scrittore molto amato dai più piccoli che, pur adulto, non ha perso il contatto con il mondo incantato della fanciullezza, riuscendo a proporre storie che, seppure incentrate su tematiche atroci come quelle della guerra, toccano delicatamente il cuore di chi ascolta, suscitando emozioni importanti: emozioni come lo sconforto, la tristezza, la rabbia, ma anche la gioia e la compassione; emozioni da cui non bisogna distogliere lo sguardo, ma provare a tenerle accese sempre, come piccoli fuochi intorno ai quali sedersi con i propri fratelli per ascoltarsi e comprendersi meglio.