Sanità, Azione: «Odore di presa in giro. Entro il 7 la prima rotazione deve essere di Montanaro, altrimenti conseguenze»
«Legalità non è un gioco ma una pratica», lo dichiarano i Consiglieri regionali Fabiano Amati, Sergio Clemente e Ruggiero Mennea
domenica 5 maggio 2024
14.48
«Sentiamo un odore di presa in giro -lo dichiarano in una nota i Consiglieri regionali di Azione, Fabiano Amati, Sergio Clemente e Ruggiero Mennea-. Il messaggio del direttore del Dipartimento sanità ai direttori generali delle ASL, riportato dal Corriere del Mezzogiorno, per invitarli a 'mantenere la calma con la quale abbiamo affrontato tutte le situazioni, anche quelle più complicate, fino ad oggi', rinviando a colloqui con il 'Presidente subito dopo il Consiglio Regionale del 7 maggio', dimostra un sentimento diretto - ancora una volta - a violare o eludere le leggi, oltre che una chiara invasione di campo in questioni politiche non attinenti ai compiti della dirigenza. Per questo la prima rotazione che chiediamo, entro il 7 maggio, è quella di Vito Montanaro, poiché avremmo voluto leggere un messaggio molto più pertinente alle funzioni tecniche, tipo questo: "Cari colleghi, nella pubblica amministrazione le leggi si rispettano. La legalità non è un happening di moralisti, ma una pratica quotidiana su piccole e grandi cose. Pertanto, mi spiace comunicarvi la vostra decadenza da DG, così come legge prevede." E invece niente. Tutto il contrario. Rassicurazioni incredibili, con il giubilo di alcuni DG, sull'ennesima elusione delle leggi vigenti, consentita dalle burocrazie regionali attraverso la mancata vigilanza oppure, ma questo è solo un sospetto, per complicità. Il mancato accoglimento della rotazione di Montanaro entro il 7 maggio, avrà ovviamente conseguenze politiche perché in violazione della nostra proposta di protocollo di legalità, ben più robusta di quella proposta da Conte e dai Cinquestelle. La legalità, intesa come il rispetto delle leggi in materia di strutture burocratiche e di lotta alle liste d'attesa in sanità, non è un gioco politico ma una pratica di vita».