Ritrovato un vecchio manoscritto risalente al 1605 sul Santuario della Madonna dei Miracoli
L'annuncio nel corso della inaugurazione della Sala Capitolare, recentemente restaurata e l'intitolazione della stessa a Polo Museale
martedì 17 maggio 2022
Scoperto un antico manoscritto "L'inventio effigiei Sanctae Mariae de Andria" da parte del Padre agostiniano Rocco Ronzani. L'importante annuncio è stato dato nel corso dell'inaugurazione avvenuta sabato 7 maggio, della Sala Capitolare della Basilica della Madonna dei Miracoli, recentemente restaurata, e dell'intitolazione della stessa a Polo Museale a ricordo di Mons. Giuseppe Lanave, vescovo di Andria, nel suo 25° anniversario della morte.
Dopo i saluti del Rettore della Basilica, Padre agostiniano Antonino Giovannetti, è seguita la relazione dei lavori di restauro da parte della ditta restauratrice Iaccarino - Zingaro e la benedizione del Polo Museale da parte di Mons. Mimmo Basile, vicario generale della Diocesi di Andria. Ebbene, nel corso della serata, curata egregiamente dai Padri Agostiniani e dall'Associazione Madonna dei Miracoli è stata data lettura dal Padre agostiniano Rocco Ronzani, di alcune note esclusive che saranno approfondite da una prossima pubblicazione dell'ing. Riccardo Ruotolo e che svelano alcune notizie fino ad ora sconosciute al vasto pubblico.
Ebbene nel testo dell' "Inventio effigiei Sanctae Mariae de Andria", curato dal monaco benedettino Padre Andrea Ariano, Padre Rocco Ronzani prima di darne lettura, ha voluto ringraziare quanti hanno reso possibile questa ricerca ha rivelato che il manoscritto che contiene la citata opera è stato "ritrovato" in modo potremmo dire del tutto fortuito da padre Antonino Giovannetti. Indagando, infatti, sulle origini del santuario e sulla documentazione più antica, padre Antonino aveva richiesto a Padre Mariano Dell'Omo notizie sulla presenza in archivio di eventuali documenti inediti relativi alla pubblicazione sul monastero andriese di Giovanni Di Franco, edita a Napoli nel 1606 con il titolo di "Santa Maria de' Miracoli" (libri tre). Padre Mariano gli spedì invece una copia del manoscritto dell'Inventio e così, per una incomprensione, padre Giovannetti si è ritrovato tra le mani un monumento inedito sulla storia del santuario mariano. Il fascicolo manoscritto è unitario (segnatura: Archivio di Montecassino, Cod. 649 I). Esso è vergato su supporto cartaceo, confezionato semplicemente e custodito all'interno di una coperta in cartone. È composto da appena diciassette bifogli e di essi sedici sono scritti. E' presente una foliazione moderna a matita, posta nell'angolo superiore esterno dei fogli dispari. Alcuni segni nel testo fanno pensare a una trascrizione in bella copia, forse opera dello stesso autore, da una minuta dell'autore.
Molti indizi fanno pensare che il testo potrebbe essere stato predisposto per una edizione a stampa che però, per quanto ne sappiamo, non vide mai la luce ovvero se n'è persa traccia. Il testo, al quale è premesso un breve testo epistolare, è costituito da una relazione, ovvero una sintesi, della nascita del santuario e soprattutto dei numerosi miracoli attribuiti all'intercessione della Vergine Maria ivi venerata, donde il titolo mariano attribuito alla sacra immagine. Può essere assimilato, pertanto, ai numerosi codices miraculorum che intendono mettere ordine nei racconti orali e nelle leggende di fondazione, narrando e fissando la storia del luogo di culto avvenuta a seguito della scoperta di un'immagine sacra e miracolosa. Il testo si compone di trenta capitoli, dopo il protocollo epistolare nelle consuete modalità, con le indicazioni del mittente e del destinatario. Nel trasmettere la relazione sul ritrovamento dell'immagine e sui fatti miracolosi, Padre Andrea Ariano ci offre qualche riferimento di carattere biografico. Egli è un benedettino, monaco della congregazione cassinese, oriundo napoletano e quindi presumibilmente professore dell'Abbazia dei Santi Severino e Sossio, casa madre del monastero fondato in seguito ad Andria. Vissuto a cavallo tra i secoli XVI e XVII, Andrea Ariano fa cenno a una sua permanenza presso l'archicenobio cassinese quando, affetto da una grave ma non meglio precisata malattia, si ritrovò quasi in fin di vita. Il destinatario dell'Inventio è un altro monaco cassinese, Padre Girolamo Ruscelli di Perugia, che l'autore ricorda con particolare affetto per essere stato il suo infermiere a Montecassino durante la grave malattia ricordata e che all'epoca dello scritto era ormai diventato una figura di primo piano, il presidente di tutta la congregazione dei monasteri benedettini cassinesi. Padre Andrea, scrivendo a Girolamo di Perugia, ci offre indirettamente un elemento importante per la datazione dello scritto. Girolamo da Perugia, di famiglia fiorentina, pia e benestante, nacque intorno al 1533 ed entrò in monastero nel 1555. Come apprendiamo dalla Cronotassi degli Abbati del Monastero di San Pietro di Perugia, conforme alla Cronaca ms. dell'Abate D. Mauro Bini (†1849), pubblicata dall'abate Elli nel 1994, governò il suo monastero perugino per due mandati negli anni 1595-1598 e 1600-1603. Tra i vari incarichi che disimpegnò nel corso della lunga vita monastica, ricordiamo il priorato di San Faustino di Brescia (1575); l'abbaziato siciliano di S. Martino delle Scale (1580-1583), quello della Badia fiorentina (1583-1588) e ancora di Subiaco (1588-1590) e di Montecassino (1590-1595)5 e in seguito fu abate a Perugia, come ho già ricordato, a San Benedetto Po e di nuovo a Perugia. Negli anni 1603-1604 lo ritroviamo a Napoli, abate dei Santi Severino e Sossio dove, secondo l'Armellini, sarebbe morto. Girolamo fu anche presidente della congregazione cassinese per tre volte, nel 1592 quando era abate di Montecassino, nel 1596 quando reggeva l'abbazia perugina e, infine, nel 1600 durante il secondo abbaziato perugino. Fu un uomo di grande dottrina e prudenza, tanto che il granduca Ferdinando I de' Medici (1549-1609), che lo aveva sommamente in considerazione, lo insignì di importanti cariche civili e anche papa Clemente VIII Aldobrandini (1536-1605) lo nominò suo confessore e commendatore dell'ospedale di Santo Spirito in Sassia, carica che però rifiutò per gli oneri che comportava e la difficoltà di conciliarla con la vita monastica. Se di Girolamo Ruscelli conosciamo molti dettagli della vita e del governo, della biografia di Padre Andrea Ariano sappiamo molto meno. Grazie alle indicazioni di Padre Mariano Dell'Omo è stato possibile individuare due monaci di nome Andrea che potremmo identificati con il nostro monaco. Sono censiti nella Matricula monachorum Congregationis Casinesis Ordinis S. Benedicti: il primo è un professo di Montecassino e l'altro di S. Lorenzo di Aversa. Ancora troppo poco per delineare meglio un profilo biografico. In luogo dei pochi e scarni dati biografici sull'autore, ci soccorrono per una datazione del testo - come è stato già rilevato - i sicuri riferimenti cronologi del più noto destinatario e ci permettono persino di datare con sicurezza il manoscritto cassinese alla fine dell'ultimo decennio del secolo XVI. Per precisare ulteriormente tale datazione dobbiamo ricorrere ad alcuni dati storici inseriti nel testo e in particolare al ricordo di Girolamo de Molinis di Aversa che al momento della stesura dell'Inventio era abate di Andria (1596-1598) e di Luca Antonio Resta che, ricordato come vivente, fu vescovo di Andria dal 1582 fino alla morte, sopraggiunta il 5 ottobre 1597. Dunque il testo di Andrea Ariano vide presumibilmente la luce tra il 1596 e il 1597. Questa precisazione cronologia è di particolare rilievo perché, oltre a collocare lo scritto in una fase molto risalente della narrazione delle origini del culto mariano, ne fa il testo più antico sulla storia del santuario, precedendo di qualche anno il libro di Giovanni di Franco, pubblicato nel 1606, che per altro dovrebbe aver conosciuto e usato il manoscritto di Padre Andrea. Con queste scarne note introduttive e tutt'altro che esaustive, auspico che l'edizione integrale del testo di Padre Andrea Ariano -ha concluso il Padre agostiniano Rocco Ronzani- susciti ulteriore interesse sulla storia dell'antico culto e possa far progredire gli studi sull'importante santuario mariano di Andria".
Dopo i saluti del Rettore della Basilica, Padre agostiniano Antonino Giovannetti, è seguita la relazione dei lavori di restauro da parte della ditta restauratrice Iaccarino - Zingaro e la benedizione del Polo Museale da parte di Mons. Mimmo Basile, vicario generale della Diocesi di Andria. Ebbene, nel corso della serata, curata egregiamente dai Padri Agostiniani e dall'Associazione Madonna dei Miracoli è stata data lettura dal Padre agostiniano Rocco Ronzani, di alcune note esclusive che saranno approfondite da una prossima pubblicazione dell'ing. Riccardo Ruotolo e che svelano alcune notizie fino ad ora sconosciute al vasto pubblico.
Ebbene nel testo dell' "Inventio effigiei Sanctae Mariae de Andria", curato dal monaco benedettino Padre Andrea Ariano, Padre Rocco Ronzani prima di darne lettura, ha voluto ringraziare quanti hanno reso possibile questa ricerca ha rivelato che il manoscritto che contiene la citata opera è stato "ritrovato" in modo potremmo dire del tutto fortuito da padre Antonino Giovannetti. Indagando, infatti, sulle origini del santuario e sulla documentazione più antica, padre Antonino aveva richiesto a Padre Mariano Dell'Omo notizie sulla presenza in archivio di eventuali documenti inediti relativi alla pubblicazione sul monastero andriese di Giovanni Di Franco, edita a Napoli nel 1606 con il titolo di "Santa Maria de' Miracoli" (libri tre). Padre Mariano gli spedì invece una copia del manoscritto dell'Inventio e così, per una incomprensione, padre Giovannetti si è ritrovato tra le mani un monumento inedito sulla storia del santuario mariano. Il fascicolo manoscritto è unitario (segnatura: Archivio di Montecassino, Cod. 649 I). Esso è vergato su supporto cartaceo, confezionato semplicemente e custodito all'interno di una coperta in cartone. È composto da appena diciassette bifogli e di essi sedici sono scritti. E' presente una foliazione moderna a matita, posta nell'angolo superiore esterno dei fogli dispari. Alcuni segni nel testo fanno pensare a una trascrizione in bella copia, forse opera dello stesso autore, da una minuta dell'autore.
Molti indizi fanno pensare che il testo potrebbe essere stato predisposto per una edizione a stampa che però, per quanto ne sappiamo, non vide mai la luce ovvero se n'è persa traccia. Il testo, al quale è premesso un breve testo epistolare, è costituito da una relazione, ovvero una sintesi, della nascita del santuario e soprattutto dei numerosi miracoli attribuiti all'intercessione della Vergine Maria ivi venerata, donde il titolo mariano attribuito alla sacra immagine. Può essere assimilato, pertanto, ai numerosi codices miraculorum che intendono mettere ordine nei racconti orali e nelle leggende di fondazione, narrando e fissando la storia del luogo di culto avvenuta a seguito della scoperta di un'immagine sacra e miracolosa. Il testo si compone di trenta capitoli, dopo il protocollo epistolare nelle consuete modalità, con le indicazioni del mittente e del destinatario. Nel trasmettere la relazione sul ritrovamento dell'immagine e sui fatti miracolosi, Padre Andrea Ariano ci offre qualche riferimento di carattere biografico. Egli è un benedettino, monaco della congregazione cassinese, oriundo napoletano e quindi presumibilmente professore dell'Abbazia dei Santi Severino e Sossio, casa madre del monastero fondato in seguito ad Andria. Vissuto a cavallo tra i secoli XVI e XVII, Andrea Ariano fa cenno a una sua permanenza presso l'archicenobio cassinese quando, affetto da una grave ma non meglio precisata malattia, si ritrovò quasi in fin di vita. Il destinatario dell'Inventio è un altro monaco cassinese, Padre Girolamo Ruscelli di Perugia, che l'autore ricorda con particolare affetto per essere stato il suo infermiere a Montecassino durante la grave malattia ricordata e che all'epoca dello scritto era ormai diventato una figura di primo piano, il presidente di tutta la congregazione dei monasteri benedettini cassinesi. Padre Andrea, scrivendo a Girolamo di Perugia, ci offre indirettamente un elemento importante per la datazione dello scritto. Girolamo da Perugia, di famiglia fiorentina, pia e benestante, nacque intorno al 1533 ed entrò in monastero nel 1555. Come apprendiamo dalla Cronotassi degli Abbati del Monastero di San Pietro di Perugia, conforme alla Cronaca ms. dell'Abate D. Mauro Bini (†1849), pubblicata dall'abate Elli nel 1994, governò il suo monastero perugino per due mandati negli anni 1595-1598 e 1600-1603. Tra i vari incarichi che disimpegnò nel corso della lunga vita monastica, ricordiamo il priorato di San Faustino di Brescia (1575); l'abbaziato siciliano di S. Martino delle Scale (1580-1583), quello della Badia fiorentina (1583-1588) e ancora di Subiaco (1588-1590) e di Montecassino (1590-1595)5 e in seguito fu abate a Perugia, come ho già ricordato, a San Benedetto Po e di nuovo a Perugia. Negli anni 1603-1604 lo ritroviamo a Napoli, abate dei Santi Severino e Sossio dove, secondo l'Armellini, sarebbe morto. Girolamo fu anche presidente della congregazione cassinese per tre volte, nel 1592 quando era abate di Montecassino, nel 1596 quando reggeva l'abbazia perugina e, infine, nel 1600 durante il secondo abbaziato perugino. Fu un uomo di grande dottrina e prudenza, tanto che il granduca Ferdinando I de' Medici (1549-1609), che lo aveva sommamente in considerazione, lo insignì di importanti cariche civili e anche papa Clemente VIII Aldobrandini (1536-1605) lo nominò suo confessore e commendatore dell'ospedale di Santo Spirito in Sassia, carica che però rifiutò per gli oneri che comportava e la difficoltà di conciliarla con la vita monastica. Se di Girolamo Ruscelli conosciamo molti dettagli della vita e del governo, della biografia di Padre Andrea Ariano sappiamo molto meno. Grazie alle indicazioni di Padre Mariano Dell'Omo è stato possibile individuare due monaci di nome Andrea che potremmo identificati con il nostro monaco. Sono censiti nella Matricula monachorum Congregationis Casinesis Ordinis S. Benedicti: il primo è un professo di Montecassino e l'altro di S. Lorenzo di Aversa. Ancora troppo poco per delineare meglio un profilo biografico. In luogo dei pochi e scarni dati biografici sull'autore, ci soccorrono per una datazione del testo - come è stato già rilevato - i sicuri riferimenti cronologi del più noto destinatario e ci permettono persino di datare con sicurezza il manoscritto cassinese alla fine dell'ultimo decennio del secolo XVI. Per precisare ulteriormente tale datazione dobbiamo ricorrere ad alcuni dati storici inseriti nel testo e in particolare al ricordo di Girolamo de Molinis di Aversa che al momento della stesura dell'Inventio era abate di Andria (1596-1598) e di Luca Antonio Resta che, ricordato come vivente, fu vescovo di Andria dal 1582 fino alla morte, sopraggiunta il 5 ottobre 1597. Dunque il testo di Andrea Ariano vide presumibilmente la luce tra il 1596 e il 1597. Questa precisazione cronologia è di particolare rilievo perché, oltre a collocare lo scritto in una fase molto risalente della narrazione delle origini del culto mariano, ne fa il testo più antico sulla storia del santuario, precedendo di qualche anno il libro di Giovanni di Franco, pubblicato nel 1606, che per altro dovrebbe aver conosciuto e usato il manoscritto di Padre Andrea. Con queste scarne note introduttive e tutt'altro che esaustive, auspico che l'edizione integrale del testo di Padre Andrea Ariano -ha concluso il Padre agostiniano Rocco Ronzani- susciti ulteriore interesse sulla storia dell'antico culto e possa far progredire gli studi sull'importante santuario mariano di Andria".