Riordino ospedali, Di Terlizzi (FDI-AN): «Ennesima promessa tradita»

La nota del portavoce di Fratelli d'Italia AN di Andria

lunedì 29 febbraio 2016 9.32
«Come ampiamente previsto, la tanto temuta e paventata scure della riforma del piano sanitario per la Puglia, che potrebbe abbattersi impietosamente su talune realtà ospedaliere, sta creando giustificati allarmismi e tensione in seno alle amministrazioni cittadine coinvolte. Di certo siamo nuovamente di fronte - afferma il portavoce di Fratelli d'Italia AN Andria, nonché medico chirurgo, il dott. Gaetano Di Terlizzi - all'ennesima promessa tradita, al ripetersi di una storia già scritta, che vive di falsi slogan elettorali, per poi svelarsi nella sua reale forma subito dopo la vittoria. Così se la sanità pugliese doveva essere tutelata, come preannunciato da chi ora governa la Regione, si trasforma nella solita preda da azzannare, da spremere per fare cassa, da affondare nonostante siamo già penultimi a livello nazionale per i cosiddetti Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Tutto questo però - prosegue nella sua nota il dott. Di Terlizzi - non tiene conto di come quel piano di rientro, fatto di tagli, chiusure, accorpamenti, declassamenti, depotenziamenti, sia il risultato di enormi debiti e voragini nei conti della sanità pugliese che negli ultimi dieci anni hanno raggiunto livelli enormi. Una riforma che alla luce di sterili diapositive che raccontano dei tagli, di inanimati numeri che servono a giustificare le scelte fatte, ha dimenticato alcuni attori della vicenda, ovvero in cittadini che usufruiscono della sanità pubblica pagando regolarmente le tasse imposte, e gli operatori sanitari che quotidianamente si ritrovano a far fronte alle mille difficoltà di un settore complicatissimo. Mi chiedo allora a cosa siano serviti i circa 10 milioni di euro spesi per rinnovare alcune strutture che saranno in procinto di chiudere!!! Rinnovati con soldi pubblici, che ora andranno in fumo, rappresentando l'ennesimo spreco che si traduce appunto nel piano valutato dalla Regione. Mi sembra dunque una contraddizione che merita risposta, almeno nel rispetto di chi continua a pagare le tasse ed ora vede minato un diritto sancito dalla Costituzione, ovvero quello della salute. Proprio così, un diritto minato - spiega Di Terlizzi - perché le tante riforme fatte in materia di sanità, non coinvolgono mai quanti in quel settore ci lavorano, e che, come il sottoscritto, tra mille difficoltà mettono la propria opera al servizio dei cittadini, che di certo non si rivolgono agli ospedali per pura perdita di tempo. Qualcuno ha mai pensato, andando oltre le fredde cifre raccontateci, che una riforma tale aumenterà i tempi di attesa in un pronto soccorso, di pazienti già sofferenti in cerca di un posto letto, a volte in strutture distanti diversi chilometri? Che un trasferimento comunque comporta costi aggiuntivi? Che quando si vuole accorpare o chiudere un servizio, bisogna tenere in considerazione la distanza del reparto di riferimento per non scoprire totalmente un territorio? Che l'accorpamento delle divisioni di chirurgia aumenta la lista di attesa, con inevitabile emorragia di pazienti in altre regioni che poi si dovrà rifondere per i costi supportati? Che oggi tagliamo perché prima si è sprecato in modo esagerato? Che operatori sanitari saranno costretti anche a trasferimenti in altre realtà lavorative? Che talune strutture ospedaliere comunque rispondono ad esigenze di cura di territori geograficamente difficili? Che tutto questo potrà ingenerare un rapporto di maggiore tensione tra medico e paziente, con la difficoltà dei primi di garantire una maggiore celerità nelle cure e nei trasferimenti, in modo particolare degli operatori dei pronto soccorso? Infine vogliamo parlare dell'enorme spesa sanitaria che ruota attorno agli stranieri irregolari, che usufruiscono delle tante strutture senza pagamento di tasse o ticket alcuno? E la riforma dei contratti di lavoro del mondo medico fermi oramai da tempo immemore? In conclusione, una buona riforma, parte dal rispetto dei cittadini in primis, dalla lotta agli sprechi in generale, vedi i 10 milioni di euro per reparti che ora sarebbero destinati alla chiusura, e dalla profonda conoscenza del territorio. Forse sarebbe opportuno che i tanti che legiferano, vivessero le angosce e le difficoltà del mondo sanitario, magari affiancandoci in un giorno comune di lavoro».