Rigettata l'istanza di dissequestro del Dog's Hostel di Trani
La Lega: «prove inconfutabili testimoniano l’orrore in cui erano costretti a vivere gli animali»
lunedì 17 febbraio 2014
10.11
Il Tribunale del riesame di Trani ha rigettato l'istanza di dissequestro del Dog's Hostel e degli animali presenti dentro la struttura, avanzata nel mese di gennaio dall'ex gestore Riccardo Malcangi.
«Le prove inconfutabili prodotte attraverso relazioni e documentazione fotografica – scrivono dalla Lega per la difesa del cane - testimoniano l'orrore in cui erano costretti a vivere gli animali ed hanno confermato quanto disposto lo scorso novembre dal Ministero della Salute e dal Nas di Bari. Il positivo risultato è da ascrivere all'impegno di tutti coloro che hanno contribuito a portare avanti questa grande battaglia, dai cittadini italiani che hanno sostenuto le associazioni con grande senso civico, ai volontari di tutte le associazioni, nonché i veterinari ASL capitanati dalla Dr.ssa Paola Serio per le cure prestate agli animali».
L'inchiesta, cui hanno dato impulso la Lega Nazionale per la Difesa del Cane e UGDA, ha portato alla luce un "sistema" che, secondo le due associazioni «poteva presumibilmente giovare a molti o che comunque non era interesse far emergere. Ricordiamo che nel lager di Trani vi erano più di 600 animali, fra cani, maiali e volatili sono stati trovati fra rifiuti, deiezioni e carcasse. Denutriti, malati e in condizioni di sporcizia estrema, non registrati né microchippati. Tra questi, un numero rilevante di femmine non sterilizzate».
«Lega del Cane non dà e non darà tregua a chi si macchia di delitti nei confronti degli animali, nostri compagni di vita e non strumenti di arricchimento personale, per di più a danno della collettività. Da anni l'Associazione – anche attraverso Il Corpo delle Guardie Zoofile, composto da un vasto numero di nuclei provinciali presenti sul territorio italiano – è impegnata a smascherare i purtroppo frequenti casi di animali maltrattati e uccisi nei canili lager e si batte affinché questa piaga trovi una soluzione garantendo il benessere degli animali, denunciando abusi e sollecitando soluzioni alternative alla detenzione a vita degli animali in strutture che in realtà sono spesso imprese chiuse e non controllate».
«Le prove inconfutabili prodotte attraverso relazioni e documentazione fotografica – scrivono dalla Lega per la difesa del cane - testimoniano l'orrore in cui erano costretti a vivere gli animali ed hanno confermato quanto disposto lo scorso novembre dal Ministero della Salute e dal Nas di Bari. Il positivo risultato è da ascrivere all'impegno di tutti coloro che hanno contribuito a portare avanti questa grande battaglia, dai cittadini italiani che hanno sostenuto le associazioni con grande senso civico, ai volontari di tutte le associazioni, nonché i veterinari ASL capitanati dalla Dr.ssa Paola Serio per le cure prestate agli animali».
L'inchiesta, cui hanno dato impulso la Lega Nazionale per la Difesa del Cane e UGDA, ha portato alla luce un "sistema" che, secondo le due associazioni «poteva presumibilmente giovare a molti o che comunque non era interesse far emergere. Ricordiamo che nel lager di Trani vi erano più di 600 animali, fra cani, maiali e volatili sono stati trovati fra rifiuti, deiezioni e carcasse. Denutriti, malati e in condizioni di sporcizia estrema, non registrati né microchippati. Tra questi, un numero rilevante di femmine non sterilizzate».
«Lega del Cane non dà e non darà tregua a chi si macchia di delitti nei confronti degli animali, nostri compagni di vita e non strumenti di arricchimento personale, per di più a danno della collettività. Da anni l'Associazione – anche attraverso Il Corpo delle Guardie Zoofile, composto da un vasto numero di nuclei provinciali presenti sul territorio italiano – è impegnata a smascherare i purtroppo frequenti casi di animali maltrattati e uccisi nei canili lager e si batte affinché questa piaga trovi una soluzione garantendo il benessere degli animali, denunciando abusi e sollecitando soluzioni alternative alla detenzione a vita degli animali in strutture che in realtà sono spesso imprese chiuse e non controllate».