Riforma Pac in Puglia, Losito (Confagricoltura): “Proposte di revisione potrebbero distruggere il sistema olivicolo produttivo della regione”

Le preoccupazioni dei rappresentanti del settore produttivo olivicolo

mercoledì 21 luglio 2021 5.52
A fine maggio si è concluso con un nulla di fatto il "jumbo trilogo" che avrebbe dovuto portare ad una intesa politica di massima sulla riforma della Politica Agricola Comune, cioè sui regolamenti che disciplineranno dal 2023 in avanti pagamenti diretti, misure di mercato e sviluppo rurale in Puglia.

Ad esprimere preoccupazione circa le prime valutazioni sulla riforma della PAC "post 2022" e sugli effetti a valere sul sistema agricolo pugliese, è Francesco Losito, componente di Confagricoltura Bari Bat.

"Il punto in cui si è interrotta la trattativa, a mio avviso, presenta diversi aspetti assolutamente rischiosi per l'agricoltura italiana ed in particolare per alcune colture che caratterizzano il territorio pugliese.
Sarebbe opportuno inquadrare - spiega Losito - quanto conta la Puglia agricola in termini di personale addetto: nelle provincie Bari/Bat considerato che nel 2020 sono state assunte circa 5.900.000 giornate agricole corrispondenti a circa 25mila lavoratori a tempo pieno.
Più in generale la Puglia è la regione italiana dove si assume più manodopera agricola".

Francesco Losito esamina, in maniera dettagliata, l'andamento del comparto agricolo durante gli ultimi anni: "Dal 2015 al 2019 sono state fatte delle scelte che hanno impoverito le aziende olivicole a favore dell'agricoltura continentale ed estensiva.
Come se non bastasse, fra le attuali proposte di revisione della PAC sta prevalendo quella che prevede di raggiungere la piena convergenza entro il 2026 per tutti i pagamenti di base: questo determinerebbe un 'valore medio dei titoli uguali per tutti' pari a 134 euro per ettaro nel caso migliore e di 114 euro per ettaro circa nel caso peggiore e tutto questo significherebbe distruggere il sistema olivicolo produttivo della Puglia ed in particolare quello del nord barese, a favore di colture a ridottissimo impiego di manodopera e di carattere estensivo: un disastro economico-sociale di proporzioni enormi!" - afferma il componente di Confagricoltura Bari Bat.

"E' palesemente un trattamento impari - aggiunge - che ci penalizza rispetto ad altri paesi anche europei dove il costo del lavoro è inferiore e l'onere burocratico non è così pressante ed asfissiante come in Italia".
Una domanda sorge quindi spontanea: "Cosa si chiede ulteriormente agli agricoltori che andrebbero premiati solo per il fatto di continuare a coltivare i terreni e, quindi, a preservare l'ambiente per le future generazioni?".

Le soluzioni ci sarebbero e Losito le espone facendo appello alle istituzioni preposte:
"Si potrebbe limitare la condizionalità rafforzata ed eliminare l'ipotesi dell'introduzione di quella sociale; si dovrebbe eliminare o limitare l'ipotesi di introduzione di nuovi strati di pagamento aggiuntivi ai titoli storici", come anche "scongiurare l'ipotesi di una nuova convergenza che livelli i titoli ad un pagamento uniforme e introdurre politiche garantiste anche per le aziende agricole di medio-grande dimensione".

Per Losito si potrebbero anche "limitare al minimo l'introduzione di ecoschemi obbligatori ed aggiuntivi, riequilibrare la ripartizione degli aiuti accoppiati nei pagamenti diretti e rafforzare la percentuale di aiuti destinati agli investimenti per lo sviluppo rurale".
Proposte che, se accolte, potrebbero risollevare le sorti di un settore, senza timore di smentita, trainante per l'economia pugliese.