Riforma governo territoriale, Di Bari: «Legge scarna e compilata in fretta»
La consigliera regionale andriese del Movimento 5 Stelle attacca la maggioranza
mercoledì 28 ottobre 2015
9.14
«Noi, molto più semplicemente, avremmo provveduto all'abolizione delle province senza questa farraginosa agonia amministrativa e politica, ulteriore ed evitabile costo per i cittadini. Oggi si assiste al confezionamento di una legge scarna, compilata in fretta e furia tanto da doversi limitare ad una blanda esposizione per grandi linee che rimanda a dopo il 31 ottobre scelte strategiche non più rinviabili che, tra l'altro, saranno adottate per lo più all'interno di organi tecnici sottratti al controllo dell'organo rappresentativo». La consigliera regionale andriese del Movimento 5 Stelle, Grazia Di Bari, torna sulla legge di riforma approvata dal Consiglio Regionale e rilancia il parere negativo dei pentastellati regionali.
«Al di là, infatti, di una pura elencazione delle materie le cui funzioni rientrerebbero nel perimetro di competenza della regione, il DDL rimanda a successivi decreti del Presidente della Giunta. In sintesi, manca un piano che preveda una precisa attribuzione delle funzioni oggetto di riordino, le modalità attraverso cui si procede alla riattribuzione dei servizi e delle funzioni di competenza degli enti e i criteri di riallocazione del personale coinvolto con i relativi costi. La storia, anche quella amministrativa regionale, abbonda di occasioni mancate, ma questa forse appare come la più sprecata di tutte. Poteva essere l'occasione di un ripensamento delle singole normative di settore, come è stato, ad esempio, per la Toscana e l'Emilia-Romagna che hanno legiferato sul punto con cognizione di causa e senza fretta alcuna, elaborando leggi di riordino che hanno consentito la rivisitazione e l'adeguamento in maniera puntuale di tutte le normative regionali dei settori interessati, consentendo a tutto il Consiglio regionale di intervenire riducendo gli spazi opachi di autonomia dei tecnici, cosa che al nostro consiglio non è stato permesso. Poteva essere l'occasione di chiarire come il riordino territoriale e delle funzioni si dovesse conciliare, nei suoi riflessi organizzativi, con il discutibile modello amministrativo MAIA, visti i compiti attribuiti alle istituende agenzie nei singoli settori di intervento. Soprattutto, è particolarmente grave l'assenza di qualsivoglia riferimento ad un piano regionale dei trasporti e della viabilità quale tassello determinante della pianificazione territoriale infrastrutturale e ambientale di carattere strategico».
«Vorrei ricordare ancora una volta, come questo ddl non è altro che una delega in bianco al Presidente ed alla Giunta. Pertanto, aggiungo a tutte le motivazioni e le perplessità esposte, la nostra assoluta contrarietà alle province. Infatti, poiché riteniamo le province enti inutili, noi siamo l'unica forza politica che, quando ancora esisteva la possibilità di far votare i cittadini, non ci siamo mai presentati alle elezioni provinciali, e sosteniamo senza giri di parole che le province vadano senza ombra di dubbio soppresse immediatamente ed invece, con questo ddl non si prende una posizione netta e non si fa altro che allungarne i tempi e rimandare tutto, al giorno del poi e al mese del mai. Ed è solo perché siamo spinti da un forte senso di responsabilità nei confronti dei cittadini, dei lavoratori e delle loro famiglie, gli unici che come al solito, pagano il prezzo delle scelte scriteriate operate solo da una parte della politica, abbiamo fatto il nostro dovere, presentando gli emendamenti che ritenevamo potessero migliorare almeno in parte questo ddl, che oggi il Consiglio si appresta ad approvare, ma come già detto sono stati tutti bocciati. Quindi coerentemente a quanto sostenuto, abbiamo deciso di votare contro».
«Al di là, infatti, di una pura elencazione delle materie le cui funzioni rientrerebbero nel perimetro di competenza della regione, il DDL rimanda a successivi decreti del Presidente della Giunta. In sintesi, manca un piano che preveda una precisa attribuzione delle funzioni oggetto di riordino, le modalità attraverso cui si procede alla riattribuzione dei servizi e delle funzioni di competenza degli enti e i criteri di riallocazione del personale coinvolto con i relativi costi. La storia, anche quella amministrativa regionale, abbonda di occasioni mancate, ma questa forse appare come la più sprecata di tutte. Poteva essere l'occasione di un ripensamento delle singole normative di settore, come è stato, ad esempio, per la Toscana e l'Emilia-Romagna che hanno legiferato sul punto con cognizione di causa e senza fretta alcuna, elaborando leggi di riordino che hanno consentito la rivisitazione e l'adeguamento in maniera puntuale di tutte le normative regionali dei settori interessati, consentendo a tutto il Consiglio regionale di intervenire riducendo gli spazi opachi di autonomia dei tecnici, cosa che al nostro consiglio non è stato permesso. Poteva essere l'occasione di chiarire come il riordino territoriale e delle funzioni si dovesse conciliare, nei suoi riflessi organizzativi, con il discutibile modello amministrativo MAIA, visti i compiti attribuiti alle istituende agenzie nei singoli settori di intervento. Soprattutto, è particolarmente grave l'assenza di qualsivoglia riferimento ad un piano regionale dei trasporti e della viabilità quale tassello determinante della pianificazione territoriale infrastrutturale e ambientale di carattere strategico».
«Vorrei ricordare ancora una volta, come questo ddl non è altro che una delega in bianco al Presidente ed alla Giunta. Pertanto, aggiungo a tutte le motivazioni e le perplessità esposte, la nostra assoluta contrarietà alle province. Infatti, poiché riteniamo le province enti inutili, noi siamo l'unica forza politica che, quando ancora esisteva la possibilità di far votare i cittadini, non ci siamo mai presentati alle elezioni provinciali, e sosteniamo senza giri di parole che le province vadano senza ombra di dubbio soppresse immediatamente ed invece, con questo ddl non si prende una posizione netta e non si fa altro che allungarne i tempi e rimandare tutto, al giorno del poi e al mese del mai. Ed è solo perché siamo spinti da un forte senso di responsabilità nei confronti dei cittadini, dei lavoratori e delle loro famiglie, gli unici che come al solito, pagano il prezzo delle scelte scriteriate operate solo da una parte della politica, abbiamo fatto il nostro dovere, presentando gli emendamenti che ritenevamo potessero migliorare almeno in parte questo ddl, che oggi il Consiglio si appresta ad approvare, ma come già detto sono stati tutti bocciati. Quindi coerentemente a quanto sostenuto, abbiamo deciso di votare contro».