«Ridare opportunità ai giovani di mettere in pratica i propri talenti, soprattutto al Sud»
Anche da Andria a S. Giovanni Rotondo per il convegno nazionale di Gruppi di Preghiera di Padre Pio
mercoledì 21 giugno 2017
18.00
«Penso che il lavoro sia veramente un fondamento di promozione sociale e umana, anzi penso che sia la prima vera grande priorità per l'Italia e per i suoi giovani. Ridare dignità al lavoro perché il lavoro non è un tema qualsiasi, ma è "il" tema per eccellenza che occupa la vita di centinaia di migliaia di giovani».
Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha aperto stamattina in Casa Sollievo della Sofferenza, a San Giovanni Rotondo, i lavori del 29° Convegno Nazionale dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio, incentrato quest'anno sul tema delle opere umane e sociali di San Pio da Pietrelcina. Anche da Andria ma più in generale dalla provincia Bat, hanno partecipato a questo importante appuntamento.
L'alto prelato, alla sua prima uscita ufficiale da Presidente della CEI, ha poi rivolto un pensiero affettuoso e una preghiera a Gloria Trevisan e Marco Gottardi, i due giovani italiani morti nel drammatico incendio del grattacielo in cui vivevano a Londra: «Voglio partire dal ricordo di questi due ragazzi che sono a tutti gli effetti dei migranti. Delle persone che non lasciano il proprio paese a causa di una guerra su un barcone, ma che se ne vanno per trovare un lavoro a bordo di un aereo e drammaticamente trovano la morte in un paese che li aveva accolti e che gli aveva dato una opportunità. L'opportunità di mettere in pratica i propri talenti, la proprie capacità, le proprie attitudini. Questa è la prima grande questione che riguarda il nostro paese: l'Italia non è più un paese che dà delle opportunità ai nostri giovani e che soprattutto non riesce a riconoscere i tanti, tantissimi talenti che sono presenti in tutta la Penisola».
«Quello che però ho visto negli ultimi anni come pastore e non come analista – ha continuato il cardinale – è lo sviluppo di una società vecchia e immobile, vecchia non tanto per età quanto per spirito. Uno spirito di corporazione e di conservazione che tende a far sopravvivere consorterie e oligarchie, amicizie e spirito di clan. Tutto questo non favorisce in alcun modo la valorizzazione dei talenti che magari nascono in famiglie povere e che soprattutto risiedono nel Mezzogiorno d'Italia. Questa è la seconda drammatica questione che riguarda i giovani: le opportunità mancano soprattutto al Sud, che appare dimenticato e abbandonato al suo destino. Non è possibile e non è accettabile che il futuro di questi giovani sia relegato alla rassegnazione o all'emigrazione».
Poi, citando le parole dell'allora sindaco di Firenze Giorgio La Pira in una lettera inviata ad Amintore Fanfani nel 1955, il cardinale Bassetti ha ribadito la centralità del lavoro nella vita delle persone: «tutta la vera politica sta qui, difendere il pane e la casa della più gran parte del popolo italiano. Il pane, e quindi il lavoro, è sacro, la casa è sacra. Non si tocca impunemente né l'uno né l'altro. Questo non è marxismo, è Vangelo».
«Un Vangelo ed un insegnamento - ha concluso - troppo spesso calpestato, a volte dall'indifferenza, altre volte da un individualismo di bassa fattura e senza alcuno sguardo verso il futuro e verso la sua società nella sua interezza».
Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha aperto stamattina in Casa Sollievo della Sofferenza, a San Giovanni Rotondo, i lavori del 29° Convegno Nazionale dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio, incentrato quest'anno sul tema delle opere umane e sociali di San Pio da Pietrelcina. Anche da Andria ma più in generale dalla provincia Bat, hanno partecipato a questo importante appuntamento.
L'alto prelato, alla sua prima uscita ufficiale da Presidente della CEI, ha poi rivolto un pensiero affettuoso e una preghiera a Gloria Trevisan e Marco Gottardi, i due giovani italiani morti nel drammatico incendio del grattacielo in cui vivevano a Londra: «Voglio partire dal ricordo di questi due ragazzi che sono a tutti gli effetti dei migranti. Delle persone che non lasciano il proprio paese a causa di una guerra su un barcone, ma che se ne vanno per trovare un lavoro a bordo di un aereo e drammaticamente trovano la morte in un paese che li aveva accolti e che gli aveva dato una opportunità. L'opportunità di mettere in pratica i propri talenti, la proprie capacità, le proprie attitudini. Questa è la prima grande questione che riguarda il nostro paese: l'Italia non è più un paese che dà delle opportunità ai nostri giovani e che soprattutto non riesce a riconoscere i tanti, tantissimi talenti che sono presenti in tutta la Penisola».
«Quello che però ho visto negli ultimi anni come pastore e non come analista – ha continuato il cardinale – è lo sviluppo di una società vecchia e immobile, vecchia non tanto per età quanto per spirito. Uno spirito di corporazione e di conservazione che tende a far sopravvivere consorterie e oligarchie, amicizie e spirito di clan. Tutto questo non favorisce in alcun modo la valorizzazione dei talenti che magari nascono in famiglie povere e che soprattutto risiedono nel Mezzogiorno d'Italia. Questa è la seconda drammatica questione che riguarda i giovani: le opportunità mancano soprattutto al Sud, che appare dimenticato e abbandonato al suo destino. Non è possibile e non è accettabile che il futuro di questi giovani sia relegato alla rassegnazione o all'emigrazione».
Poi, citando le parole dell'allora sindaco di Firenze Giorgio La Pira in una lettera inviata ad Amintore Fanfani nel 1955, il cardinale Bassetti ha ribadito la centralità del lavoro nella vita delle persone: «tutta la vera politica sta qui, difendere il pane e la casa della più gran parte del popolo italiano. Il pane, e quindi il lavoro, è sacro, la casa è sacra. Non si tocca impunemente né l'uno né l'altro. Questo non è marxismo, è Vangelo».
«Un Vangelo ed un insegnamento - ha concluso - troppo spesso calpestato, a volte dall'indifferenza, altre volte da un individualismo di bassa fattura e senza alcuno sguardo verso il futuro e verso la sua società nella sua interezza».