Restauro delle Grotte e del Ninfeo di S. Maria dei Miracoli
Questi due luoghi storici sono prospicienti la lama Margherita su cui si affaccia il Santuario
domenica 5 febbraio 2017
16.23
Il patrimonio storico artistico di Andria presenta notevole interesse e merita ancora di essere oggetto di studio ed approfondimento. In questo caso ci occupiamo del progetto di restauro, portato a compimento dall'Amministrazione Comunale, con un cofinanziamento del Gruppo di Azione Locale "le città di Castel del Monte".
Il progetto di restauro ha interessato la parte meno nota e frequentata del complesso di Santa Maria dei Miracoli: le Grotte ed il Ninfeo prospicienti la lama Margherita su cui si affaccia il Santuario stesso che si ricollega, attraverso la lama, con Barletta e il mare Adriatico.
Singolare è stata la genesi del progetto che è nato a seguito di un'iniziativa spontanea da parte di un gruppo di appassionati e studiosi del sito di Santa Maria dei Miracoli. In particolare il diacono Michele Melillo, con grande entusiasmo, ha portato all'attenzione del sindaco Nicola Giorgino la parte 'posteriore' del Santuario con la Lama, le Grotte ed il Ninfeo (oggetto del restauro) e un'antica cisterna. Questa segnalazione è stata raccolta cogliendo l'opportunità offerta dal cofinanziamento del GAL da parte dell'amministrazione comunale.
Nello specifico la Lama è stata storicamente caratterizzata dai fenomeni di antropizzazione il cui risultato è l'insediamento che nel corso dei secoli ha subito notevoli evoluzioni fino a giungere alla situazione attuale del Santuario, strutturato su tre livelli.
La strutturazione su tre livelli del Santuario costituisce la sua caratteristica specifica che permette di raccordare il piano di calpestio della lama con quello della quota stradale.
Il primo livello, infatti, si affaccia sulla Lama, ed è costituito dalla grotta in cui la tradizione narra che il 10 marzo 1576 (la data è il 1576 anche per l'architetto Vincenzo Zito, che ha contestato, nei suoi studi, l'anno di costruzione e di sistemazione della chiesa inferiore, risalente al 1577, come riporta l'iscrizione presente in sito) venne rinvenuto l'affresco della Vergine con il bambino in grembo. La Chiesa 'inferiore' costituiva, evidentemente, l'originaria Chiesa ed era accessibile proprio dalla Lama Margherita che, non a caso, costituisce l'oggetto dell'intervento di restauro.
Il secondo livello è costituito dalla Chiesa Mediana, detta della Crocifissione per il tema dei suoi affreschi. La Chiesa mediana fu fatta realizzare dai Benedettini, che il 20 aprile 1581 avevano preso possesso del luogo sacro.
Il terzo livello è costituito dalla Chiesa più grande, posta al livello stradale: si tratta dell'attuale Basilica.
La concezione dell'edificio sacro strutturato su tre livelli è dovuta ai Benedettini, come risulta dalle numerose ricerche storiche condotte sul Santuario.
Obiettivi
Tornando all'intervento di restauro è risultato evidente che nel corso degli anni, con l'accesso al Santuario dal livello stradale si è andato perdendo il rapporto di stretta interrelazione tra la lama e l'insediamento religioso originario della cripta.
Infatti, per raggiungere la Lama e visitare le grotte prospicienti è indispensabile passare dalla Chiesa inferiore e, materialmente, farsi autorizzare l'accesso all'esterno della Lama. Solo al visitatore esperto è concessa la possibilità di godere di quello splendido luogo, caratterizzato dalla vegetazione della lama. Infatti, frontalmente rispetto alla Chiesa, sul fronte della Lama, è posto un ninfeo con le due grotte oggetto dell'intervento realizzato.
L'obiettivo del progetto di restauro è proprio quello di recuperare il rapporto tra l'insediamento religioso e la Lama attraverso il restauro delle due grotte e del ninfeo.
Infatti, l'intervento - rendendo fruibile una parte della lama e le grotte – rende chiaramente leggibile l'evoluzione che ha portato alla realizzazione dell'intero complesso monastico della Madonna dei Miracoli.
Il progetto redatto dall'arch. Rosangela Laera con l'arch. Grazia Maria Roberto, la consulenza urbanistica dell'ing. Riccardo Ruotolo, la collaborazione per i rilievi dell'arch. Agata d'Ercole, in definitiva, ha inteso perseguire i seguenti obiettivi:
il recupero di un bene di notevole rilevanza storico – testimoniale che versa in un grave stato di abbandono;
la riqualificazione complessiva del contesto costituito dall'intero complesso monastico benedettino, dalla Basilica e dall'intera Lama;
la creazione di una qualificata offerta turistica/culturale .
Descrizione dell'intervento
L'intervento è localizzato sul 'bordo' della lama posto frontalmente rispetto all'ingresso della Chiesa Inferiore ed è costituito, come accennato, dal Ninfeo e da due Grotte contigue.
Poiché l'area era caratterizzata da una rigogliosa vegetazione che ricopriva le pareti della lama risalendo fino al piano di calpestio su cui s'impostano il ninfeo e le grotte è stata effettuata una pulizia preliminare con l'eliminazione delle piante infestanti che provocavano il degrado.
L'intervento, con la direzione di lavori dell'arch. Angelo Merra, è consistito nel restauro della parete del Ninfeo, fortemente degradato in cui sono riconoscibili le decorazioni che incorniciano una piccola esedra nella quale vi è un frammento di mascherone-fontana. Alla base dell'esedra vi è una lastra di pietra nella cui parte centrale è inciso un paesaggio ameno protetto da una fortificazione di cui sono già occupati numerosi storici. Tale parte, nonostante il forte livello di degrado in cui versava, ha ripreso, almeno parzialmente, la antica fisionomia. Restano le tracce della base delle colonne che, con una sorta di pergolato, congiungevano l'ingresso della cripta con il ninfeo.
Infatti, tale area, come risulta dallo studio di Annalisa Lomuscio inserito nel testo "La Lama di Santa Margherita e il Santuario di Santa Maria dei Miracoli" a cura di V. Zito e N. Montepulciano, costituiva un vasto spiazzo per accogliere i pellegrini sempre più numerosi. Il giardino era coltivato a marangoli (varietà di aranci con frutti amarognoli, peraltro, ancora presenti). L'antico pomarium, continua Lomuscio, fu oggetto di diverse trasformazioni, "venne costruita una galleria centrale" che collegava la cripta con il Ninfeo a cui si accennava sopra.
La prima grotta presente sulla parete, detta Grotte delle Rose, ha le pareti decorate da uno strato d'intonaco sul quale sono dipinte, a cadenza regolare, numerose fasce verticali che contengono filari di margherite. La decorazione termina con una cornice che percorre il perimetro delle tre pareti definendo uno schienale.
Sul soffitto della grotta sono dipinte rose che non seguono alcuno schema.
Sul lato destro, all'ingresso del vano scavato, vi è uno strato d'intonaco sul quale è presente una decorazione che raffigura una cornice, di gusto settecentesco di colore ocra-dorato, all'interno del quale è riconoscibile, un disegno a volo d'uccello, della lama antistante; nella decorazione è riconoscibile un ponticello che collega le due sponde.
«Il recupero di questa testimonianza – chiarisce il sindaco Nicola Giorgino – è stato realizzato con l'obiettivo di innescare un intervento di interazione tra il santuario ed il territorio circostante, facendo notare ai visitatori il rapporto con il mare ed il paesaggio circostante dei nostri insediamenti più rappresentativi. Infatti, in questo ambito si possono certamente inscrivere la Madonna dell'Altomare e la Cripta di Santa Croce che dovrebbero essere promosse turisticamente attraverso un unico ed articolato percorso che connoti la nostra città, con la collaborazione della Diocesi e delle Parrocchie».
Il progetto di restauro ha interessato la parte meno nota e frequentata del complesso di Santa Maria dei Miracoli: le Grotte ed il Ninfeo prospicienti la lama Margherita su cui si affaccia il Santuario stesso che si ricollega, attraverso la lama, con Barletta e il mare Adriatico.
Singolare è stata la genesi del progetto che è nato a seguito di un'iniziativa spontanea da parte di un gruppo di appassionati e studiosi del sito di Santa Maria dei Miracoli. In particolare il diacono Michele Melillo, con grande entusiasmo, ha portato all'attenzione del sindaco Nicola Giorgino la parte 'posteriore' del Santuario con la Lama, le Grotte ed il Ninfeo (oggetto del restauro) e un'antica cisterna. Questa segnalazione è stata raccolta cogliendo l'opportunità offerta dal cofinanziamento del GAL da parte dell'amministrazione comunale.
Nello specifico la Lama è stata storicamente caratterizzata dai fenomeni di antropizzazione il cui risultato è l'insediamento che nel corso dei secoli ha subito notevoli evoluzioni fino a giungere alla situazione attuale del Santuario, strutturato su tre livelli.
La strutturazione su tre livelli del Santuario costituisce la sua caratteristica specifica che permette di raccordare il piano di calpestio della lama con quello della quota stradale.
Il primo livello, infatti, si affaccia sulla Lama, ed è costituito dalla grotta in cui la tradizione narra che il 10 marzo 1576 (la data è il 1576 anche per l'architetto Vincenzo Zito, che ha contestato, nei suoi studi, l'anno di costruzione e di sistemazione della chiesa inferiore, risalente al 1577, come riporta l'iscrizione presente in sito) venne rinvenuto l'affresco della Vergine con il bambino in grembo. La Chiesa 'inferiore' costituiva, evidentemente, l'originaria Chiesa ed era accessibile proprio dalla Lama Margherita che, non a caso, costituisce l'oggetto dell'intervento di restauro.
Il secondo livello è costituito dalla Chiesa Mediana, detta della Crocifissione per il tema dei suoi affreschi. La Chiesa mediana fu fatta realizzare dai Benedettini, che il 20 aprile 1581 avevano preso possesso del luogo sacro.
Il terzo livello è costituito dalla Chiesa più grande, posta al livello stradale: si tratta dell'attuale Basilica.
La concezione dell'edificio sacro strutturato su tre livelli è dovuta ai Benedettini, come risulta dalle numerose ricerche storiche condotte sul Santuario.
Obiettivi
Tornando all'intervento di restauro è risultato evidente che nel corso degli anni, con l'accesso al Santuario dal livello stradale si è andato perdendo il rapporto di stretta interrelazione tra la lama e l'insediamento religioso originario della cripta.
Infatti, per raggiungere la Lama e visitare le grotte prospicienti è indispensabile passare dalla Chiesa inferiore e, materialmente, farsi autorizzare l'accesso all'esterno della Lama. Solo al visitatore esperto è concessa la possibilità di godere di quello splendido luogo, caratterizzato dalla vegetazione della lama. Infatti, frontalmente rispetto alla Chiesa, sul fronte della Lama, è posto un ninfeo con le due grotte oggetto dell'intervento realizzato.
L'obiettivo del progetto di restauro è proprio quello di recuperare il rapporto tra l'insediamento religioso e la Lama attraverso il restauro delle due grotte e del ninfeo.
Infatti, l'intervento - rendendo fruibile una parte della lama e le grotte – rende chiaramente leggibile l'evoluzione che ha portato alla realizzazione dell'intero complesso monastico della Madonna dei Miracoli.
Il progetto redatto dall'arch. Rosangela Laera con l'arch. Grazia Maria Roberto, la consulenza urbanistica dell'ing. Riccardo Ruotolo, la collaborazione per i rilievi dell'arch. Agata d'Ercole, in definitiva, ha inteso perseguire i seguenti obiettivi:
il recupero di un bene di notevole rilevanza storico – testimoniale che versa in un grave stato di abbandono;
la riqualificazione complessiva del contesto costituito dall'intero complesso monastico benedettino, dalla Basilica e dall'intera Lama;
la creazione di una qualificata offerta turistica/culturale .
Descrizione dell'intervento
L'intervento è localizzato sul 'bordo' della lama posto frontalmente rispetto all'ingresso della Chiesa Inferiore ed è costituito, come accennato, dal Ninfeo e da due Grotte contigue.
Poiché l'area era caratterizzata da una rigogliosa vegetazione che ricopriva le pareti della lama risalendo fino al piano di calpestio su cui s'impostano il ninfeo e le grotte è stata effettuata una pulizia preliminare con l'eliminazione delle piante infestanti che provocavano il degrado.
L'intervento, con la direzione di lavori dell'arch. Angelo Merra, è consistito nel restauro della parete del Ninfeo, fortemente degradato in cui sono riconoscibili le decorazioni che incorniciano una piccola esedra nella quale vi è un frammento di mascherone-fontana. Alla base dell'esedra vi è una lastra di pietra nella cui parte centrale è inciso un paesaggio ameno protetto da una fortificazione di cui sono già occupati numerosi storici. Tale parte, nonostante il forte livello di degrado in cui versava, ha ripreso, almeno parzialmente, la antica fisionomia. Restano le tracce della base delle colonne che, con una sorta di pergolato, congiungevano l'ingresso della cripta con il ninfeo.
Infatti, tale area, come risulta dallo studio di Annalisa Lomuscio inserito nel testo "La Lama di Santa Margherita e il Santuario di Santa Maria dei Miracoli" a cura di V. Zito e N. Montepulciano, costituiva un vasto spiazzo per accogliere i pellegrini sempre più numerosi. Il giardino era coltivato a marangoli (varietà di aranci con frutti amarognoli, peraltro, ancora presenti). L'antico pomarium, continua Lomuscio, fu oggetto di diverse trasformazioni, "venne costruita una galleria centrale" che collegava la cripta con il Ninfeo a cui si accennava sopra.
La prima grotta presente sulla parete, detta Grotte delle Rose, ha le pareti decorate da uno strato d'intonaco sul quale sono dipinte, a cadenza regolare, numerose fasce verticali che contengono filari di margherite. La decorazione termina con una cornice che percorre il perimetro delle tre pareti definendo uno schienale.
Sul soffitto della grotta sono dipinte rose che non seguono alcuno schema.
Sul lato destro, all'ingresso del vano scavato, vi è uno strato d'intonaco sul quale è presente una decorazione che raffigura una cornice, di gusto settecentesco di colore ocra-dorato, all'interno del quale è riconoscibile, un disegno a volo d'uccello, della lama antistante; nella decorazione è riconoscibile un ponticello che collega le due sponde.
«Il recupero di questa testimonianza – chiarisce il sindaco Nicola Giorgino – è stato realizzato con l'obiettivo di innescare un intervento di interazione tra il santuario ed il territorio circostante, facendo notare ai visitatori il rapporto con il mare ed il paesaggio circostante dei nostri insediamenti più rappresentativi. Infatti, in questo ambito si possono certamente inscrivere la Madonna dell'Altomare e la Cripta di Santa Croce che dovrebbero essere promosse turisticamente attraverso un unico ed articolato percorso che connoti la nostra città, con la collaborazione della Diocesi e delle Parrocchie».