«Quando mio padre ci portava in carrozza da Molfetta a Castel del Monte...»
Riccardo Muti racconta su Rai1 gli aneddoti della sua infanzia
giovedì 25 gennaio 2018
12.54
Alberto Angela racconta Castel del Monte con quel suo stile elegante, sobrio, semplice che ne fa il divulgatore più apprezzato sulla scena italiana.
Ma ad impreziosire l'ultima puntata di "Meraviglie - la penisola dei tesori" c'è anche la presenza di Riccardo Muti.
Il Maestro conosce bene la zona e quel gioiello architettonico che accompagna i suoi ricordi, tanto da aver acquistato nei pressi del maniero federiciano, un terreno con due trulli, in territorio di Corato, dove spesso si rifugia, nel più totale anonimato.
E a venire fuori su Rai1 non è solo un insieme di aneddoti sulla vita di un artista eccezionale come il direttore d'orchestra. Attraverso i suoi racconti, infatti, viene fuori anche Molfetta e l'immagine di una famiglia che, come tutte quelle della nostra città, ha un ricordo legato al Castello.
«Avevo circa 6 o 7 anni: mio padre portò in carrozza la famiglia da Molfetta. Partimmo di notte e arrivammo la mattina. Mi pareva un luogo magico», spiega Muti. «Una volta andammo con i compagni di liceo in bicicletta», continua.
Poi una riflessione sulla figura di Federico II e su quella corte così multiculturale che, afferma ancora Muti, è stata motivo di ispirazione anche delle sue scelte come quella di incentivare la collaborazione tra musicisti, soprattutto giovani, provenienti da tutto il mondo.
Ma ad impreziosire l'ultima puntata di "Meraviglie - la penisola dei tesori" c'è anche la presenza di Riccardo Muti.
Il Maestro conosce bene la zona e quel gioiello architettonico che accompagna i suoi ricordi, tanto da aver acquistato nei pressi del maniero federiciano, un terreno con due trulli, in territorio di Corato, dove spesso si rifugia, nel più totale anonimato.
E a venire fuori su Rai1 non è solo un insieme di aneddoti sulla vita di un artista eccezionale come il direttore d'orchestra. Attraverso i suoi racconti, infatti, viene fuori anche Molfetta e l'immagine di una famiglia che, come tutte quelle della nostra città, ha un ricordo legato al Castello.
«Avevo circa 6 o 7 anni: mio padre portò in carrozza la famiglia da Molfetta. Partimmo di notte e arrivammo la mattina. Mi pareva un luogo magico», spiega Muti. «Una volta andammo con i compagni di liceo in bicicletta», continua.
Poi una riflessione sulla figura di Federico II e su quella corte così multiculturale che, afferma ancora Muti, è stata motivo di ispirazione anche delle sue scelte come quella di incentivare la collaborazione tra musicisti, soprattutto giovani, provenienti da tutto il mondo.