Prevenzione ed attenzione anche in zone ritenute non sismiche
Ing. Cannone: «Un terremoto in controtendenza con la “sismicità storica” del territorio»
sabato 8 marzo 2014
10.26
«Un terremoto totalmente in controtendenza con la "sismicità storica" del territorio». Parola dell'ingegnere Gianfranco Cannone che ripercorre la storia di una scossa di terremoto con ipocentro in corrispondenza di Andria e che tanta preoccupazione ha scatenato nella popolazione: «Venerdì 7 marzo alle ore 02.07 sia l'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia che il Centro Sismologico Euro-Mediterraneo hanno segnalato un fenomeno tellurico avvenuto a circa 3 km di distanza dal centro di Andria (in direzione sud-est verso Via Corato) a 5 km di profondità e di magnitudo pari a 2,3 sulla scala Richter - ci dice l'ingegnere Gianfranco Cannone - Analizzando la Carta della sismicità in Italia dal 2000 al 2012, si riscontrano altri 3 fenomeni del genere avvenuti nello stesso territorio (nel 2002, 2005 e 2008) con magnitudo sotto i 2 e con profondità intorno ai 15 km. Questa volta invece la differenza rilevante oltre alla magnitudo superiore ai 2 è la profondità che si riduce di 2/3 rispetto alla media dei fenomeni precedenti. Ecco spiegato il motivo della percezione chiara del terremoto, che rimane tuttavia classificato tra quelli di lieve entità (lo conferma l'assenza di danni alle cose o alle persone), genere di fenomeni che sul territorio italiano avvengono circa 10 al giorno seppure ad una profondità media di 15 km».
Ma per provare a giustificare il recente sisma e capire quanto è esposta la nostra zona a movimenti tellurici di tale entità bisogna generalizzare il discorso: «La zona del Mediterraneo è altamente sismica, specialmente l'Italia, la costa dalmata, la Grecia, la Turchia - prosegue l'Ing. Cannone - La causa è data dalla spinta che la zolla africana esercita contro la zolla euro-asiatica. Guardando le carte sismiche, elaborate su basi statistiche, si denota che in Italia la distribuzione dei terremoti non è uniforme. La maggior parte di essi è concentrata lungo l'asse appenninico, mentre si nota un'assenza di sismicità in Sardegna, nella Puglia centro-meridionale e lungo il litorale tirrenico centrale. Analizzando in particolare il caso della Puglia, se si fa eccezione dell'area garganica, essa è costituita dalla cosiddetta Piattaforma Apula, che in termini pratici la renderebbe poco esposta a fenomeni di tipo sismico. Le sue modeste dimensioni rispetto a zone morfologicamente simili che si estendono per interi continenti, fanno si che la Piattaforma Apula subisca però le sollecitazioni dell'Appennino e della costa dalmata. I recenti sisma in Italia, da quello di Gubbio nel 2013 a L'Aquila nel 2009 ed Emilia nel 2012 hanno un comune denominatore: è come se il Mar Tirreno si stesse allontanando dal Mar Adriatico tirandosi dietro le montagne che stanno nel mezzo. Ecco spiegato tutto il movimento tellurico che avviene al di sotto della catena appenninica e che un po' interessa tutto il sistema circostante».
In conclusione lo stesso Ing. Cannone, evidenza alcuni aspetti di rilevante importanza: «Innanzitutto nessun terremoto in questo periodo ha avuto magnitudo Richter superiore a 6.0; pertanto questo rappresenta uno dei periodi più lunghi della storia sismica del nostro paese senza un forte terremoto. L'ultimo è quello avvenuto il 23 novembre 1980 in Irpinia e Basilicata. Resta poi da ribadire il concetto di prevenzione sismica. Partendo dalla certezza che i terremoti non si possono prevedere e che ogni tipo di teoria avanzata recentemente non ha mai trovato un fondamento scientifico, l'unica cosa che resta da fare è evolversi dal punto di vista antisismico. Seppur in Italia il processo è difficile e abbastanza lungo, però l'unica via di uscita per far sì che i terremoti possano causare meno danni possibili è l'adeguamento alle norme antisismiche più recenti del nostro patrimonio edilizio esistente. Le nuove costruzioni e quelle recentemente realizzate danno invece una garanzia ben diversa perché fatte secondo normative emanate nel 2008 che sono all'avanguardia. Appare ovvio citare il Giappone come modello ideale. La considerazione è abbastanza oggettiva se si fa un paragone con l'Italia. Un recente sisma avvenuto nel 2011 in Giappone ha sprigionato energia 30.000 volte superiore a quella del sisma in Abruzzo del 2009 con conseguenze meno gravi. Il terremoto che si ricorda a L'Aquila del 2009 ha avuto una magnitudo locale di 5,8 che in Giappone verrebbe classificato come "fenomeno trascurabile"».
Ma per provare a giustificare il recente sisma e capire quanto è esposta la nostra zona a movimenti tellurici di tale entità bisogna generalizzare il discorso: «La zona del Mediterraneo è altamente sismica, specialmente l'Italia, la costa dalmata, la Grecia, la Turchia - prosegue l'Ing. Cannone - La causa è data dalla spinta che la zolla africana esercita contro la zolla euro-asiatica. Guardando le carte sismiche, elaborate su basi statistiche, si denota che in Italia la distribuzione dei terremoti non è uniforme. La maggior parte di essi è concentrata lungo l'asse appenninico, mentre si nota un'assenza di sismicità in Sardegna, nella Puglia centro-meridionale e lungo il litorale tirrenico centrale. Analizzando in particolare il caso della Puglia, se si fa eccezione dell'area garganica, essa è costituita dalla cosiddetta Piattaforma Apula, che in termini pratici la renderebbe poco esposta a fenomeni di tipo sismico. Le sue modeste dimensioni rispetto a zone morfologicamente simili che si estendono per interi continenti, fanno si che la Piattaforma Apula subisca però le sollecitazioni dell'Appennino e della costa dalmata. I recenti sisma in Italia, da quello di Gubbio nel 2013 a L'Aquila nel 2009 ed Emilia nel 2012 hanno un comune denominatore: è come se il Mar Tirreno si stesse allontanando dal Mar Adriatico tirandosi dietro le montagne che stanno nel mezzo. Ecco spiegato tutto il movimento tellurico che avviene al di sotto della catena appenninica e che un po' interessa tutto il sistema circostante».
In conclusione lo stesso Ing. Cannone, evidenza alcuni aspetti di rilevante importanza: «Innanzitutto nessun terremoto in questo periodo ha avuto magnitudo Richter superiore a 6.0; pertanto questo rappresenta uno dei periodi più lunghi della storia sismica del nostro paese senza un forte terremoto. L'ultimo è quello avvenuto il 23 novembre 1980 in Irpinia e Basilicata. Resta poi da ribadire il concetto di prevenzione sismica. Partendo dalla certezza che i terremoti non si possono prevedere e che ogni tipo di teoria avanzata recentemente non ha mai trovato un fondamento scientifico, l'unica cosa che resta da fare è evolversi dal punto di vista antisismico. Seppur in Italia il processo è difficile e abbastanza lungo, però l'unica via di uscita per far sì che i terremoti possano causare meno danni possibili è l'adeguamento alle norme antisismiche più recenti del nostro patrimonio edilizio esistente. Le nuove costruzioni e quelle recentemente realizzate danno invece una garanzia ben diversa perché fatte secondo normative emanate nel 2008 che sono all'avanguardia. Appare ovvio citare il Giappone come modello ideale. La considerazione è abbastanza oggettiva se si fa un paragone con l'Italia. Un recente sisma avvenuto nel 2011 in Giappone ha sprigionato energia 30.000 volte superiore a quella del sisma in Abruzzo del 2009 con conseguenze meno gravi. Il terremoto che si ricorda a L'Aquila del 2009 ha avuto una magnitudo locale di 5,8 che in Giappone verrebbe classificato come "fenomeno trascurabile"».