Predoni delle autostrade, nove arresti ad Andria
Contestata l'associazione a delinquere finalizzata ai furti
giovedì 5 novembre 2015
11.28
«Veri predoni delle autostrade». Così il questore di Bari, Antonio De Iesu, ha definito i nove andriesi arrestati questa mattina per una serie di furti e rapine commessi in autostrada, anche in danno degli autotrasportatori. Undici in tutto gli indagati per associazione a delinquere finalizzata ai furti e alla ricettazione, nell'ambito del fascicolo del pm Marcello Catalano. Ma solo per nove di loro il gip del Tribunale di Trani, Angela Schiralli, ha disposto gli arresti eseguiti questa mattina in un'imponente operazione della Polizia stradale. In carcere Lello Sgarra e Savino Abbasciano (promotori dell'associazione), Giuseppe Sgarra, Francesco Labriola, Michele Bernocco, Riccardo Zingaro ed Emanuele Ieva; mentre ai domiciliari sono finiti Michele Acquaviva e Mario Ventura.
Cinque i furti accertati e sei quelli tentati dagli indagati, tutti con precedenti penali, che tra il mese di aprile e maggio di quest'anno hanno colpito gli autotrasportatori che passavano la notte nelle aree di servizio del tratto pugliese delle autostrade A14 e A16. Le indagini della sottosezione di Polizia autostradale di Bari sono partite da alcune rapine e furti con scasso commessi tra dicembre 2014 e gennaio 2015 alle casse automatiche dei caselli autostradali di Bitonto, Cerignola Est ed Ovest, Canosa di Puglia e Molfetta.
Durante la conferenza stampa di questa mattina, in Procura a Trani, il questore De Iesu ha spiegato che «le autostrade sono città in movimento, con un grande passaggio di gente ed economia». «Dare sicurezza agli operatori commerciali sulle autostrade - ha aggiunto - è uno degli obiettivi che la polizia stradale sta perseguendo. E' un'operazione di grande impatto sulla sensazione di sicurezza dei cittadini».
Secondo il gip non ci sarebbero dubbi, del resto, sulla pericolosità degli indagati che avrebbero mostrato - si legge nelle esigenze cautelari - «una notevole professionalità delinquenziale nella commissione dei reati». Ma ancora, «il coinvolgimento di numerosi soggetti, la disponibilità di mezzi materiali (autovetture, anche rubate o con targhe clonate, ricetrasmittenti scanner), la capacità mostrata nel reperire gli stessi, l'operatività da lungo tempo nel sodalizio criminoso, la programmata prosecuzione dell'attività criminosa in vari luoghi, la volontà manifestata e captata in ambientale di riprendere nel breve termine con le attività illecite nonostante il rinvenimento della microspia e dell'apparato di intercettazione ambientale, sono tutti elementi - conclude il gip - che fanno ritenere concreto e attuale il pericolo che gli indagati commettano altre azioni delittuose ovvero depredare di notte ignari autotrasportatori».
Cinque i furti accertati e sei quelli tentati dagli indagati, tutti con precedenti penali, che tra il mese di aprile e maggio di quest'anno hanno colpito gli autotrasportatori che passavano la notte nelle aree di servizio del tratto pugliese delle autostrade A14 e A16. Le indagini della sottosezione di Polizia autostradale di Bari sono partite da alcune rapine e furti con scasso commessi tra dicembre 2014 e gennaio 2015 alle casse automatiche dei caselli autostradali di Bitonto, Cerignola Est ed Ovest, Canosa di Puglia e Molfetta.
Durante la conferenza stampa di questa mattina, in Procura a Trani, il questore De Iesu ha spiegato che «le autostrade sono città in movimento, con un grande passaggio di gente ed economia». «Dare sicurezza agli operatori commerciali sulle autostrade - ha aggiunto - è uno degli obiettivi che la polizia stradale sta perseguendo. E' un'operazione di grande impatto sulla sensazione di sicurezza dei cittadini».
Secondo il gip non ci sarebbero dubbi, del resto, sulla pericolosità degli indagati che avrebbero mostrato - si legge nelle esigenze cautelari - «una notevole professionalità delinquenziale nella commissione dei reati». Ma ancora, «il coinvolgimento di numerosi soggetti, la disponibilità di mezzi materiali (autovetture, anche rubate o con targhe clonate, ricetrasmittenti scanner), la capacità mostrata nel reperire gli stessi, l'operatività da lungo tempo nel sodalizio criminoso, la programmata prosecuzione dell'attività criminosa in vari luoghi, la volontà manifestata e captata in ambientale di riprendere nel breve termine con le attività illecite nonostante il rinvenimento della microspia e dell'apparato di intercettazione ambientale, sono tutti elementi - conclude il gip - che fanno ritenere concreto e attuale il pericolo che gli indagati commettano altre azioni delittuose ovvero depredare di notte ignari autotrasportatori».