Potature in città e crudeltà gratuite verso i nostri amici animali
Nicola Montepulciano, storico ambientalista e conservazionista, ci racconta una vicenda a dir poco inqualificabile
venerdì 5 aprile 2019
Nicola Montepulciano, storico ambientalista e conservazionista di Andria, ci racconta una vicenda a dir poco inqualificabile avvenuta in questi giorni.
I lavori di potatura in via Bruno Buozzi destano perplessità per vari motivi. Eseguiti con un certo ritardo, poiché le gemme e qualche foglia pure sono già spuntate; non facile da capire il tipo di potatura adottato fra "taglio di ritorno", "cimatura", "di formazione", o "di contenimento", in ogni caso senza l'uso di cicatrizzanti, cosa che potrebbe esporre gli alberi all'attacco di parassiti, ai veleni da inquinamento e da insetticidi etc. Ma, fatto più grave, non si è andati tanto per il sottile nell'abbattere un ramo sul quale una gazza stava costruendo il nido. La gazza, finito il trambusto della potatura, cercava il nido, ma non si dava pace perché non riusciva a trovarlo. Così, posatasi sul parapetto di una palazzina guardava e riguardava, saltellando, in direzione dell'albero, ridotto a scheletro, come a voler riprendere il volo verso il nido che non c'era più. Ma si può essere così infinitamente crudeli? E' stato come interrompere una gravidanza. Non si poteva ordinare al potatore, impreparato per la circostanza, di non abbattere quel ramo? Ma chi è più impreparato l'operaio o qualche tecnico preposto? Il fatto è che non abbiamo mai avuto assessori delegati all'ambiente che fossero professionisti della materia, tranne uno, Ambrogio Lamesta, agronomo, ornitologo, studioso di lepidotteri della Murgia e, se non bastasse, di scuola WWF. Ci fosse stato lui!
Se non si va errati questo tipo di potatura fu eseguito uno o due anni fa. Quando si protestò, ci fu assicurato che così non sarebbe stato più necessario ripetere questo tipo di potatura se non dopo vari anni. E invece… Allora è bene dire la cose come stanno. Riporto le parole solo di un testo, fra i tanti, sulle potature degli alberi ornamentali nei luoghi pubblici: << … sarebbe opportuno evitare, in genere, la potatura degli alberi, ma ciò spesso risulta impossibile in quanto gli investimenti (le piantumazioni degli alberi n.d.r.) sono stati effettuati con specie e varietà a grande sviluppo in spazi ristretti >>. Cosa successa pure in Andria e che, purtroppo, succede ancora. Si piantano alberi da ombra ad una distanza di 6-7 m. Grave errore. Si piantano ad una distanza minima di 11-12m e questo vale per la querce, i bagolari, i pini ( odiosi ), i tigli, le magnolie, etc. Ad una distanza di 6-7-8 m gli alberi da ombra, ornamentali entrano in conflitto, si danneggiano a vicenda, perdono le foglie, fino a che le parti in contatto deperiscono, marciscono per mancanza di luce e per altre cause. Va a finire che tutti e due gli alberi in conflitto perdono una parte della chioma, crescono deboli esposti a malattie, attacchi di parassiti, agli agenti inquinanti e agli insetticidi. Cosa fare allora? Di tanto in tanto eliminare qualche albero, soprattutto se cresce male per mancanza di spazio o malato per questo motivo, senza preoccuparsi degli spazi vuoti che si creano, perché nel giro di due o tre anni saranno occupati dai rami degli alberi vicini, purché non sottoposti a potatura. E senza preoccuparsi delle proteste di qualche cittadino, il più delle volte incompetente, perché può essere zittito libri alla mano, scritti da fior di professori universitari di Pisa, Firenze, Roma. Sono pronto a dare dimostrazioni sul campo, a chiunque, di casi ben riusciti. Così si fanno meno potature, se non per il secco, di rimonda; si hanno più foglie, quindi più ossigeno, si da un pò di salute alla città, più ombra (servizi ecosistemici), si salveranno molti volatili, alcuni dei quali utili alla città e si risparmieranno molti soldi. Anche se poi ci potrebbe sempre essere qualcuno che, quando si parla di risparmiare soldi, comincia a star male, non riesce a stare fermo e guarda con disprezzo".
I lavori di potatura in via Bruno Buozzi destano perplessità per vari motivi. Eseguiti con un certo ritardo, poiché le gemme e qualche foglia pure sono già spuntate; non facile da capire il tipo di potatura adottato fra "taglio di ritorno", "cimatura", "di formazione", o "di contenimento", in ogni caso senza l'uso di cicatrizzanti, cosa che potrebbe esporre gli alberi all'attacco di parassiti, ai veleni da inquinamento e da insetticidi etc. Ma, fatto più grave, non si è andati tanto per il sottile nell'abbattere un ramo sul quale una gazza stava costruendo il nido. La gazza, finito il trambusto della potatura, cercava il nido, ma non si dava pace perché non riusciva a trovarlo. Così, posatasi sul parapetto di una palazzina guardava e riguardava, saltellando, in direzione dell'albero, ridotto a scheletro, come a voler riprendere il volo verso il nido che non c'era più. Ma si può essere così infinitamente crudeli? E' stato come interrompere una gravidanza. Non si poteva ordinare al potatore, impreparato per la circostanza, di non abbattere quel ramo? Ma chi è più impreparato l'operaio o qualche tecnico preposto? Il fatto è che non abbiamo mai avuto assessori delegati all'ambiente che fossero professionisti della materia, tranne uno, Ambrogio Lamesta, agronomo, ornitologo, studioso di lepidotteri della Murgia e, se non bastasse, di scuola WWF. Ci fosse stato lui!
Se non si va errati questo tipo di potatura fu eseguito uno o due anni fa. Quando si protestò, ci fu assicurato che così non sarebbe stato più necessario ripetere questo tipo di potatura se non dopo vari anni. E invece… Allora è bene dire la cose come stanno. Riporto le parole solo di un testo, fra i tanti, sulle potature degli alberi ornamentali nei luoghi pubblici: << … sarebbe opportuno evitare, in genere, la potatura degli alberi, ma ciò spesso risulta impossibile in quanto gli investimenti (le piantumazioni degli alberi n.d.r.) sono stati effettuati con specie e varietà a grande sviluppo in spazi ristretti >>. Cosa successa pure in Andria e che, purtroppo, succede ancora. Si piantano alberi da ombra ad una distanza di 6-7 m. Grave errore. Si piantano ad una distanza minima di 11-12m e questo vale per la querce, i bagolari, i pini ( odiosi ), i tigli, le magnolie, etc. Ad una distanza di 6-7-8 m gli alberi da ombra, ornamentali entrano in conflitto, si danneggiano a vicenda, perdono le foglie, fino a che le parti in contatto deperiscono, marciscono per mancanza di luce e per altre cause. Va a finire che tutti e due gli alberi in conflitto perdono una parte della chioma, crescono deboli esposti a malattie, attacchi di parassiti, agli agenti inquinanti e agli insetticidi. Cosa fare allora? Di tanto in tanto eliminare qualche albero, soprattutto se cresce male per mancanza di spazio o malato per questo motivo, senza preoccuparsi degli spazi vuoti che si creano, perché nel giro di due o tre anni saranno occupati dai rami degli alberi vicini, purché non sottoposti a potatura. E senza preoccuparsi delle proteste di qualche cittadino, il più delle volte incompetente, perché può essere zittito libri alla mano, scritti da fior di professori universitari di Pisa, Firenze, Roma. Sono pronto a dare dimostrazioni sul campo, a chiunque, di casi ben riusciti. Così si fanno meno potature, se non per il secco, di rimonda; si hanno più foglie, quindi più ossigeno, si da un pò di salute alla città, più ombra (servizi ecosistemici), si salveranno molti volatili, alcuni dei quali utili alla città e si risparmieranno molti soldi. Anche se poi ci potrebbe sempre essere qualcuno che, quando si parla di risparmiare soldi, comincia a star male, non riesce a stare fermo e guarda con disprezzo".