Politica sanitaria, i medici proclamano lo stato di agitazione contro il Governo
Delvecchio (OMCEO): «Politica scarica sui professionisti la propria inefficienza»
venerdì 25 settembre 2015
8.19
I medici e gli odontoiatri della Provincia di Barletta Andria Trani della Fnom (Federazione Nazionale degli Ordini Medici), proclamano lo stato di agitazione della categoria contro la politica sanitaria del Governo. «Le ragioni della protesta coinvolgono tutti gli aspetti della professione - dice Benedetto Delvecchio, Presidente Omceo BAT - Il taglio di circa 2,350 miliardi di euro al fondo sanitario nazionale insieme alle politiche di contenimento della spesa attraverso la chiusura degli ospedali, il blocco del turn-over ovvero delle assunzioni, le insopportabili limitazioni all'uso di farmaci innovativi insieme al controllo esclusivamente economicistico dell'utilizzo delle risorse in ambito medico, stanno mettendo a dura prova l'esercizio di un lavoro che non ammette per sua natura limitazioni alla qualità delle prestazioni salvo rischiare di trovarsi «imputati» e «soli» nelle aule dei tribunali».
«Sulla scorta del suddetto piano di tagli il Governo si appresta a varare un decreto sulla appropriatezza - dice ancora Delvecchio nella dura nota - che oltre ad introdurre limitazioni a 180 prestazioni sanitarie suddivise tra 9 per TAC e RMN muscolo scheletriche, 77 per esami di laboratorio, 35 odontoiatriche, 53 di genetica, 4 di medicina nucleare e altre limitazioni prescrittive specialistiche, introduce la responsabilità patrimoniale del medico in caso di inappropriata prescrizione! Insomma ci daranno un vademecum, un Bignami del fare medico che se non rispettato comporterà una decurtazione dello stipendio per i medici dipendenti e convenzionati. La legge sulla responsabilità professionale rimane per ora una mera intenzione politica e giace nelle aule parlamentari. Il famigerato comma 566 della legge 190 del 2014 introduce limiti di competenza dell'atto medico relegandolo a incomprensibili confini specialistici nel maldestro tentativo di delegare compiti e funzioni mediche a figure professionali a costo minore. La sperequazione fra iscritti al corso di laurea in medicina e posti disponibili nelle scuole di specializzazione sta creando sacche di disoccupazione e migrazione sanitaria con dissipazione di talenti e risorse necessarie alla formazione degli stessi».
«La riforma del titolo V della Costituzione - conclude Delvecchio - in assenza di una regia unitaria ha creato sistemi sanitari regionali diversi per prestazioni erogate e una moltiplicazione delle spese colpevolmente taciuto da una politica più attenta a preservare le proprie rendite di posizioni che a colmare gli sprechi di tale gestione. In definitiva è lecito pensare che una classe politica incapace di assumersi responsabilità chiare di fronte ai cittadini (rivedessero i Lea! dicano chiaramente cosa è possibile erogare e cosa no!) non trova di meglio che caricarle sui medici attribuendo ad essi il costo delle proprie inefficienze. Vi invito infine ad osservare, si parva licet, che in casa nostra (Brindisi, Taranto, Lecce) hanno chiamato la Guardia di Finanza votata alla lotta alla evasione ed ai reati fiscali e finanziari a spulciare prescrizioni di anti ipertensivi in associazione presuntivamente inappropriate, laddove il TAR aveva bocciato la delibera regionale che ne regolamentava l'uso. Vi sono tutti i motivi per uscire dalle derive personalistiche e ritrovare lo spirito di unitarietà e solidarietà che solo può garantire la tutela della categoria e del diritto alla salute dei cittadini che veniamo chiamati ad assistere».
«Sulla scorta del suddetto piano di tagli il Governo si appresta a varare un decreto sulla appropriatezza - dice ancora Delvecchio nella dura nota - che oltre ad introdurre limitazioni a 180 prestazioni sanitarie suddivise tra 9 per TAC e RMN muscolo scheletriche, 77 per esami di laboratorio, 35 odontoiatriche, 53 di genetica, 4 di medicina nucleare e altre limitazioni prescrittive specialistiche, introduce la responsabilità patrimoniale del medico in caso di inappropriata prescrizione! Insomma ci daranno un vademecum, un Bignami del fare medico che se non rispettato comporterà una decurtazione dello stipendio per i medici dipendenti e convenzionati. La legge sulla responsabilità professionale rimane per ora una mera intenzione politica e giace nelle aule parlamentari. Il famigerato comma 566 della legge 190 del 2014 introduce limiti di competenza dell'atto medico relegandolo a incomprensibili confini specialistici nel maldestro tentativo di delegare compiti e funzioni mediche a figure professionali a costo minore. La sperequazione fra iscritti al corso di laurea in medicina e posti disponibili nelle scuole di specializzazione sta creando sacche di disoccupazione e migrazione sanitaria con dissipazione di talenti e risorse necessarie alla formazione degli stessi».
«La riforma del titolo V della Costituzione - conclude Delvecchio - in assenza di una regia unitaria ha creato sistemi sanitari regionali diversi per prestazioni erogate e una moltiplicazione delle spese colpevolmente taciuto da una politica più attenta a preservare le proprie rendite di posizioni che a colmare gli sprechi di tale gestione. In definitiva è lecito pensare che una classe politica incapace di assumersi responsabilità chiare di fronte ai cittadini (rivedessero i Lea! dicano chiaramente cosa è possibile erogare e cosa no!) non trova di meglio che caricarle sui medici attribuendo ad essi il costo delle proprie inefficienze. Vi invito infine ad osservare, si parva licet, che in casa nostra (Brindisi, Taranto, Lecce) hanno chiamato la Guardia di Finanza votata alla lotta alla evasione ed ai reati fiscali e finanziari a spulciare prescrizioni di anti ipertensivi in associazione presuntivamente inappropriate, laddove il TAR aveva bocciato la delibera regionale che ne regolamentava l'uso. Vi sono tutti i motivi per uscire dalle derive personalistiche e ritrovare lo spirito di unitarietà e solidarietà che solo può garantire la tutela della categoria e del diritto alla salute dei cittadini che veniamo chiamati ad assistere».