Persepolis: Presentazione del libro “Eppure il vento soffia ancora” di Felice Di Lernia

Appuntamento a sabato 5 Gennaio, alle ore 19.00

venerdì 4 gennaio 2019
Il particolare e l'universale, il microscopico e il macroscopico, la semplicità e la complessità: come tenere insieme lo straordinariamente piccolo dei microcosmi esistenziali con l'infinitamente grande di alcune questioni etiche e morali?

Dopo Mio fratello è figlio unico (ma ha molti follower) Felice Di Lernia torna a raccontare da antropologo miseria e nobiltà delle piccole cose quotidiane: la partenza di un figlio, la gaffe di un passeggero su un treno, la vista di un balcone apparentemente normale, gli innocui richiami di una madre al suo bambino in una sala d'attesa…

Dietro ogni episodio si cela una diversa possibilità di interpretazione del nostro stare nel mondo e delle azioni che definiscono l'ordinarietà delle nostre vite. Eppure il vento soffia ancora è uno strumento di lavoro per i professionisti dell'ascolto ma è anche una lettura autentica e differente, utile a chiunque avverta l'esigenza di un pensiero laterale capace di mettere in dubbio anche le convinzioni più ovvie.

Da queste parole nasce l'ultimo libro di Felice Di Lernia, "Eppure il vento soffia ancora" edito da Bordeaux Edizioni che verrà presentato Sabato 5 Gennaio al caffè-libreria Persepolis, in via Bovio. Dialoga con l'autore Loredana Mastrototaro. Reading a cura di Valentina Lomuscio.

Felice Di Lernia (Trani 1963), antropologo, da oltre 25 anni si occupa di epistemologia dei sistemi organizzati di cura e delle loro teorie. Per questo motivo, da sempre, osserva e racconta le morfologie famigliari. Ha insegnato Discipline Antropologiche alla Facoltà di Medicina dell'Università di Foggia e tiene lezioni e seminari in Italia e all'estero. Dal 1988 accompagna gruppi e singoli in percorsi autobiografici. Per Bordeaux nel 2015 ha pubblicato "Mio fratello è figlio unico (ma a molti follower)" e nel 2018 ha curato, insieme a Mauro Croce, la pubblicazione di "Psicologia della Liberazione" di Ignacio Martín-Baró.
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