Per essere un popolo di Pasqua

Il referente del centro Igino Giordani di Andria, Gennaro Piccolo, condivide una riflessione di Chiara Lubich

giovedì 1 aprile 2021
E' Pasqua, la più grande festa dell'anno, e con essa la Settimana Santa, stracolma dei misteri più preziosi della vita di Gesù. Essi ci sono ricordati soprattutto il giovedì, il venerdì, il sabato e la domenica di risurrezione. Sono: la consegna del comandamento nuovo, l'istituzione del sacerdozio e dell'Eucaristia, la preghiera dell'unità, la morte di Gesù Abbandonato in croce. Maria Desolata, il Risorto. Noi li celebreremo con la Chiesa attraverso la santa liturgia, ma giacché la nostra è una «via della vita» ci apprestiamo ad onorarli con la nostra vita. Ma come rivivere almeno un po' misteri così numerosi e profondi? Ne basta infatti uno solo per accendere nella nostra anima la meditazione, per spingerla alla contemplazione. Uno solo per santificaci, e noi lo sappiamo.

Che cosa vivere durante questi giorni benedetti? Io penso che, se viviamo la Pasqua, se lasciamo vivere cioè il Risorto in noi, abbiamo il miglior modo per viverli tutti. Affinché il Risorto infatti splenda in noi, dobbiamo amare Gesù Abbandonato, ed essere sempre - come noi diciamo - «al di là della sua piaga» dove la carità è regina. E' essa poi che ci spinge ad essere il comandamento nuovo in atto; che ci spinge ad accostarci all'Eucaristia, la quale alimenta questa carità divina nel nostro cuore e ci trasforma in ciò di cui noi ci cibiamo che è appunto Gesù Risorto; è la carità che ci porta a vivere l'unità con Dio e con i fratelli. E' per la carità che ciascuno può essere, in certo modo, un'altra Maria. Sì, non si possono vivere meglio i vari aspetti della vita di Gesù ricordati nella settimana santa che proponendoci di far vivere ogni attimo il Risorto in noi.

Questa la proposta e questo cerchiamo di vivere. Saremo con ciò, tutti assieme, realmente quel Popolo di Pasqua che pare, più che mai, intravvedere nella Chiesa. In tal modo potremo capire meglio la passione, la morte e la risurrezione di Gesù, che vengono ripresentate nella liturgia. E' questo un rinnovamento di tutto il nostro essere di figli della Chiesa, che ci fa meno indegni di portare nel mondo il Vangelo.