Pasqua 2024: “…vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”

L'omelia di don Ettore Lestingi, Presidente Commissione Liturgica Diocesana

domenica 31 marzo 2024 8.02
Pasqua è l'accadere dell'inedito, l'avverarsi di quei tanti "io vorrei" che ci portiamo dentro e che nessuno ci aiuta a realizzarli, è l'impossibile che si rende possibile. A testimoniarci tutto questo non sono parole, discorsi di alta e raffinata teologia, ma una "pietra ribaltata".

E' proprio vero quello che Gesù afferma durante il suo ingresso in Gerusalemme: "Io vi dico che se questi taceranno grideranno le pietre". Il Vangelo ci narra che quel mattino "Maria di Magdala si recò al sepolcro quando era ancora buio". Buio attorno, ma soprattutto buio dentro: il buio del dubbio, e della sicura certezza di non poter ungere il corpo di Cristo, per quella pietra. Con le sue compagne durante il cammino verso il sepolcro Maddalena si domandava: «Chi ci rotolerà la pietra dall'apertura del sepolcro?» Una domanda che evidenzia la nostra impossibilità a rimuovere pietre che chiudono, come in un sepolcro, le speranze ormai sepolte. La speranza di poter realizzare un sogno: quello di recare il perdono a chi ci ha offeso e i nostri passi brancolano nel buio del dubbio: "mi aprirà la porta o meglio il cuore?"

E ci fermiamo! La speranza di poter ricevere il perdono per un errore commesso, ma dall'altra parte sappiamo che c'è l'orgoglio che, altro che pietra da rimuovere, è montagna da superare. E ci fermiamo! La speranza di poterci dare un futuro, ma tutto è ridotto ad un presente che ha la durata di "un attimo fuggente". E ci fermiamo!. La speranza di costruire ponti di pace, ma i muri di separazione superano le nubi del cielo. E ci fermiamo! Insomma le nostre sono sempre speranze sepolte. " Ma, alzati gli occhi, videro che la pietra era stata rotolata; ed era pure molto grande". Cosa rese possibile ciò che per la Maddalena e le sue compagne era impossibile? La capacità di alzare gli occhi dalle proprie "impossibilità" e guardare, anche se da lontano, e vedere che l'impossibile era possibile: "la pietra era stata rotolata ed era pure molto grande". Questo a dirci che ciò che non è nelle nostre possibilità è possibile per Dio, il quale "ci precede sempre" laddove vorremmo andare: da un fratello da perdonare? Nessun timore, che può diventare alibi, di trovare la porta chiusa: è già aperta, anzi spalancata e ad aprirla non saranno certo le nostre parole ma Dio commosso, affascinato e attratto dall'umiltà del nostro primo passo. Da un amico da cui ricevere il perdono? Nessuno timore, perché lo incontreremo già in cammino verso di noi, perché Dio messo inquietudine nel suo cuore fino a quando non riposerà nel nostro. Darci un futuro? Nessun timore perché sta bussando alla nostra porta.

"Ecco, sto alla porta e busso, se qualcuno mi ascolta e mi aprirà io verrò da lui…" Abbattere muri per costruire ponti? Nessun timore, i muri si sgretolano e le loro macerie diventano ponti da attraversare e "la pace scorrerà come un fiume". A noi il compito del primo passo, il resto lo fa Dio… Non per niente la Parola Pasqua contiene in sé la forza rivoluzionaria del passo. E a ricordarcelo è "quella pietra ribaltata che era pure molto grande". A Pasqua non siamo chiamati a fare cose nuove ma, come Dio, a fare nuove tutte le cose, soprattutto le relazioni. E più che addestrarci a toglierci i sassolini dalle scarpe, piccole vittorie, ma grandi sconfitte, rimuoviamo la grande pietra della rassegnazione che, anche se amara, diventa a volte comoda, e saremo seminatori di futuro, il futuro della Pasqua. Andiamo, dunque, perché da oggi, Festa del ribaltamento di macigni, non c'è pietra che possa fermarci! Auguri.