Omicidio Di Vito, la moglie della vittima: «Chiedo solo verità»
Il presunto omicida respinge l'accusa: «Non l'ho accoltellato»
sabato 14 settembre 2019
11.43
Chiede soltanto verità Manuela Di Vito, la giovane moglie di Giovanni, morto la sera del 12 settembre ad Andria a seguito di una lite per una mancata precedenza stradale. Non crede alla ricostruzione di Celeste Troia, il cinquantenne fermato dalla Polizia di Stato, accusato di aver colpito a morte con un fendente al petto Giovanni Di Vito.
Il presunto omicida, nell'interrogatorio alla presenza dell'avvocato Vincenzo Scianandrone, ha ammesso di aver partecipato alla lite ma respinge l'accusa di aver colpito con un coltello o comunque con un corpo contundente la vittima. L'autopsia disposta sul cadavere chiarirà i punti oscuri della vicenda.
Intanto Troia si trova da ieri rinchiuso nel carcere di Trani a disposizione dei magistrati.
Le indagini dei poliziotti del locale commissariato di P.S., intanto, procedono con attenzione. Al vaglio degli inquirenti ci sono le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona di via Puccini, luogo in cui è avvenuto il tragico episodio. Inoltre gli inquirenti stanno ascoltando alcuni testimoni che hanno assistito alla lite sfociata nel sangue. Tra gli elementi al vaglio della polizia anche un file audio, circolato sugli smartphone, nel quale un testimone ricostruisce pedissequamente gli attimi del drammatico litigio.
Legale di fiducia della famiglia Di Vito è l'avvocato Magda Merafina, alla quale la moglie di Di Vito avrebbe riferito di una aggressione fulminea dalla quale suo marito non sarebbe neanche riuscito a difendersi. «L'ho visto girarsi già sporco di sangue». Poi la corsa in ospedale, il disperato ma purtroppo vano tentativo dei medici di bloccare l'emorragia scaturita dalla recisione dell'aorta.
Secondo la ricostruzione della donna, il presunto omicida sarebbe uscito già armato dalla Mercedes. Tutte dichiarazioni che però dovranno essere verificate dalle indagini che sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani.
Il presunto omicida, nell'interrogatorio alla presenza dell'avvocato Vincenzo Scianandrone, ha ammesso di aver partecipato alla lite ma respinge l'accusa di aver colpito con un coltello o comunque con un corpo contundente la vittima. L'autopsia disposta sul cadavere chiarirà i punti oscuri della vicenda.
Intanto Troia si trova da ieri rinchiuso nel carcere di Trani a disposizione dei magistrati.
Le indagini dei poliziotti del locale commissariato di P.S., intanto, procedono con attenzione. Al vaglio degli inquirenti ci sono le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona di via Puccini, luogo in cui è avvenuto il tragico episodio. Inoltre gli inquirenti stanno ascoltando alcuni testimoni che hanno assistito alla lite sfociata nel sangue. Tra gli elementi al vaglio della polizia anche un file audio, circolato sugli smartphone, nel quale un testimone ricostruisce pedissequamente gli attimi del drammatico litigio.
Legale di fiducia della famiglia Di Vito è l'avvocato Magda Merafina, alla quale la moglie di Di Vito avrebbe riferito di una aggressione fulminea dalla quale suo marito non sarebbe neanche riuscito a difendersi. «L'ho visto girarsi già sporco di sangue». Poi la corsa in ospedale, il disperato ma purtroppo vano tentativo dei medici di bloccare l'emorragia scaturita dalla recisione dell'aorta.
Secondo la ricostruzione della donna, il presunto omicida sarebbe uscito già armato dalla Mercedes. Tutte dichiarazioni che però dovranno essere verificate dalle indagini che sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani.