Oltre 150 le aree del Parco Nazionale Alta Murgia in territorio di Andria, libere dall’ailanto
Concluso il progetto europeo Life+ finalizzato alla eradicazione della pianta asiatica
martedì 17 dicembre 2019
14.27
Oltre 680 aree infestate dalla specie aliena invasiva Ailanthus altissima sono state recuperate grazie ad un progetto che ha avuto inizio ad ottobre 2013, approvato dalla Commissione Europea, rientrante nel Programma LIFE dell'Unione Europea finalizzato alla protezione dell'ambiente, inteso come habitat, specie e biodiversità. Di queste ben 150 solo nel territorio di Andria.
Circa 200 ettari sono stati interessati da interventi a basso impatto ambientale, basati su trattamenti localizzati direttamente nel tronco delle piante indesiderate.
Il progetto, che ha visto coinvolti come partner il Reparto Carabinieri del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, l'Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia e l'Agenzia Regionale per le Attività Irrigue e Forestali (ARIF) della Regione Puglia, tutti coordinati dal CNR-Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari di Bari, ha liberato il Parco dalla specie arborea originaria dell'Asia.
La specie è tra le più dannose e diffuse in Europa e rappresenta una grave minaccia per la biodiversità, in quanto poco esigente e a crescita molto rapida. Nelle aree naturali del Parco si era diffusa formando popolamenti monospecifici ad alta densità, sottraendo spazio alle specie autoctone e producendo cambiamenti significativi in termini di composizione floristica ed equilibrio delle cenosi vegetali. Le piante di ailanto, inoltre, avevano invaso manufatti di importanza architettonica e storica, quali antichi jazzi e mungituri, aree limitrofe alle cisterne interrate, aree di pertinenza di masserie abbandonate, determinandone l'occultamento, il deterioramento e la inutilizzabilità.
Oltre agli interventi diretti di controllo svolti sul territorio, il progetto ha permesso anche di svolgere azioni di informazione e sensibilizzazione della popolazione alle tematiche riguardanti la salvaguardia della biodiversità, la gestione del territorio e la dannosità delle specie aliene invasive.
"Il progetto" dichiara il Maggiore Giuliano Palomba del Reparto Carabinieri Parco Nazionale Alta Murgia, "ha permesso il contenimento di questa specie esotica che ha notevole capacità invasiva, in grado di riprodursi sia per seme che asessualmente, e capace di adattarsi a qualsiasi tipo di suolo e regime idrico, anche ai terreni rocciosi e poco fertili. Il progetto si inserisce nel solco delle nuove normative europee che prevedono specifici divieti all'introduzione nell'Unione Europea, alla detenzione, all'allevamento, alla coltivazione e infine alla commercializzazione di specie esotiche invasive."
"Il progetto LIFE Alta Murgia" dichiara il Dott. Maurizio Vurro, Dirigente di Ricerca CNR-ISPA e Coordinatore del Progetto, "ha rappresentato un valido strumento per la protezione dell'ambiente, ed ha permesso di svolgere una intensa attività di gestione di una delle specie vegetali più invasive e problematiche in tutta Europa. Questi risultati sono stati possibili grazie alla messa a punto di tecniche rispettose dell'ambiente, ed alla proficua sinergia fra i partner del progetto, coordinati dal CNR. Sono anche state svolte numerose attività di sensibilizzazione, informazione e coinvolgimento di studenti, tecnici del settore, agricoltori, comuni cittadini. Ora è necessaria una continua sorveglianza del territorio, anche con l'aiuto degli abitanti, per garantire la 'conservazione' nel tempo dei risultati raggiunti".
Circa 200 ettari sono stati interessati da interventi a basso impatto ambientale, basati su trattamenti localizzati direttamente nel tronco delle piante indesiderate.
Il progetto, che ha visto coinvolti come partner il Reparto Carabinieri del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, l'Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia e l'Agenzia Regionale per le Attività Irrigue e Forestali (ARIF) della Regione Puglia, tutti coordinati dal CNR-Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari di Bari, ha liberato il Parco dalla specie arborea originaria dell'Asia.
La specie è tra le più dannose e diffuse in Europa e rappresenta una grave minaccia per la biodiversità, in quanto poco esigente e a crescita molto rapida. Nelle aree naturali del Parco si era diffusa formando popolamenti monospecifici ad alta densità, sottraendo spazio alle specie autoctone e producendo cambiamenti significativi in termini di composizione floristica ed equilibrio delle cenosi vegetali. Le piante di ailanto, inoltre, avevano invaso manufatti di importanza architettonica e storica, quali antichi jazzi e mungituri, aree limitrofe alle cisterne interrate, aree di pertinenza di masserie abbandonate, determinandone l'occultamento, il deterioramento e la inutilizzabilità.
Oltre agli interventi diretti di controllo svolti sul territorio, il progetto ha permesso anche di svolgere azioni di informazione e sensibilizzazione della popolazione alle tematiche riguardanti la salvaguardia della biodiversità, la gestione del territorio e la dannosità delle specie aliene invasive.
"Il progetto" dichiara il Maggiore Giuliano Palomba del Reparto Carabinieri Parco Nazionale Alta Murgia, "ha permesso il contenimento di questa specie esotica che ha notevole capacità invasiva, in grado di riprodursi sia per seme che asessualmente, e capace di adattarsi a qualsiasi tipo di suolo e regime idrico, anche ai terreni rocciosi e poco fertili. Il progetto si inserisce nel solco delle nuove normative europee che prevedono specifici divieti all'introduzione nell'Unione Europea, alla detenzione, all'allevamento, alla coltivazione e infine alla commercializzazione di specie esotiche invasive."
"Il progetto LIFE Alta Murgia" dichiara il Dott. Maurizio Vurro, Dirigente di Ricerca CNR-ISPA e Coordinatore del Progetto, "ha rappresentato un valido strumento per la protezione dell'ambiente, ed ha permesso di svolgere una intensa attività di gestione di una delle specie vegetali più invasive e problematiche in tutta Europa. Questi risultati sono stati possibili grazie alla messa a punto di tecniche rispettose dell'ambiente, ed alla proficua sinergia fra i partner del progetto, coordinati dal CNR. Sono anche state svolte numerose attività di sensibilizzazione, informazione e coinvolgimento di studenti, tecnici del settore, agricoltori, comuni cittadini. Ora è necessaria una continua sorveglianza del territorio, anche con l'aiuto degli abitanti, per garantire la 'conservazione' nel tempo dei risultati raggiunti".