Olivi, vigne e frutti rari: la Coldiretti lancia l'appello ad Andria

Tre progetti per il recupero delle varietà antiche in via di estinzione

domenica 25 gennaio 2015
A cura di Stefano Massaro
Nelle campagne andriesi potreste imbattervi in un "asprino" oppure in un "chiallo o porcinaro" ma anche in un "dolce nero" o in un "latina bianca". Sono tutte varietà antiche o rare di vitigni sulla via dell'estinzione e che Coldiretti Puglia vuole salvare e classificare per recuperare la varietà della specie tipica del territorio e non massimizzare la produzione dei classici vitigni. In particolare, sono tre i progetti per il recupero specifico delle varietà frutticole, olivicole e viticole pugliesi con particolari ricadute positive sia per la collettività che per gli agricoltori. Ricadute positive illustrate durante un incontro svoltosi ad Andria, giovedì scorso all'interno del Frantoio Guglielmi, ed a cui hanno partecipato diversi produttori: «Un programma molto vasto di incontri diffusi su tutto il territorio - ha detto Anna Soragnese, Coordinatrice Coldiretti Puglia - perchè ci siamo resi conto che c'è un appiattimento genetico, una varietà molto standard di frutti e vegetali che ha portato alla perdita di quei sapori antichi e che rischia seriamente di far perdere alcuni sapori originali di frutti o vegetali. Lo scopo di questi progetti è proprio di tutelare, ricercare ed identificare, le vecchie varietà coltivate che avevano anche migliori proprietà organolettiche e salutistiche di quelle che oggi sono scelte per poter produrre di più e poter vendere».

Re.Ge.Fru.P, Re.Ger.O.P., Re.Ge.Vi.P., sono i tre progetti in campo in collaborazione tra Coldiretti ed Università di Bari oltre ad altre sigle regionali, tra cui vi è anche il progetto di recupero di varietà storiche di mandorlo che nelle nostre campagne potrebbero corrispondere al "Cannone" od al "Minacetta" per arrivare al "Pavone o Paù" od alla varietà "Spineta o 50 vignali". «Chiediamo ai produttori di segnalare la presenza anche di un solo alberello presente nella propria azienda - ha ricordato Soragnese - un particolare che per esempio qualche produttore ricorda di queste varietà prodotte dai nostri avi e che sono sopravvissute all'espansione agricola. Loro saranno gli "agricoltori custodi" e saranno raggiunti dai ricercatori dell'Università di Bari che faranno indagini genetiche sul campione prelevato per poi conservare tutte le specie in un database oltre ad esser pubblicati per lasciar traccia di questa ampia ricerca».

Da questi progetti potrebbero scaturire anche nuovi prodotti a marchio IGP o DOP ma anche contributi specifici nell'ambito del PSR 2016/2020 per gli "Agricoltori custodi", o anche nuove tipologie di prodotto sino ad arrivare ai vantaggi per la collettività rintracciabili in sinergie possibili con il comparto del turismo enogastronomico e tematico oltre all'interruzione dell'erosione genetica delle antiche varietà.