Nucleare, Slow Food Murge: “Non resteremo indifferenti. La Murgia non si tocca”
La posizione del Presidente della Condotta delle Murge, Nicola Curci
giovedì 7 gennaio 2021
14.29
Dopo la pubblicazione della mappa nazionale di aree idonee ad ospitare rifiuti nucleari, con l'indicazione di numerosi siti possibili a cavallo tra Puglia e Basilicata, lungo la dorsale murgiana, contraria è la posizione del Presidente della Condotta delle Murge Nicola Curci.
«Avrei evitato volentieri il tragico risveglio di questa mattina. La prima notizia nella quale mi sono imbattuto, nella mia costante iperconnessione con il mondo, è quella tremenda della pubblicazione della mappa di aree idonee ad ospitare rifiuti nucleari, con l'indicazione di numerosi siti possibili proprio a cavallo tra Puglia a Basilicata, lungo la dorsale murgiana che si allunga da Spinazzola fino alle gravine di Laterza ed oltre. Gli ottimisti potranno eccepire che si tratta di una mera eventualità, di una ubicazione come possono essercene tante, in sette regioni su venti del nostro Paese. Che non esiste alcuna sicurezza che un sito possa necessariamente essere posto in funzione nell'immediatezza. Che le centrali nucleari in Italia sono state ripudiate per volontà del popolo con il referendum del 1987, per poi essere chiuse definitivamente nel 1990 e che, per questo motivo, le scorie nucleari sarebbero pochissime. Ma il recente passato e le ferite aperte in questa porzione di territorio sono ancora troppo evidenti per non farci levare tempestivamente un grido di allarme.
Negli anni trascorsi, Slow Food Murge, assieme a tanti attori attenti ed intelligenti, ha gridato il proprio sdegno contro i mercanti di morte che hanno insozzato di fanghi tossici la nostra steppa, ricca di biodiversità come pochi territori italiani e mediterranei. Per anni abbiamo applaudito al dissenso contro la Murgia militarizzata dalle esercitazioni belliche, ribadendo l'inconciliabilità tra la missione ambientale ed il disegno qualunquista che aveva designato quest'area a poligono di tiro, in barba a un dissenso corposo e fragoroso. Siamo scesi in piazza contro questa prevaricazione che ignorava senza appello il fatto che ci stessimo dedicando ad una lunga e lenta opera di recupero delle prerogative agro-pastorali nell'istituendo Parco Nazionale dell'Alta Murgia, con cui Slow Food ha in essere una collaborazione forte e ambiziosa. In altri termini, NON ABBIAMO FIDUCIA delle manovre strategiche di chi prepara il piatto in un momento storico in cui la pubblica opinione è dispersa in mille rivoli, come mai è avvenuto nella storia repubblicana, anche per effetto della devastante pandemia di cui viviamo gli effetti.
Non cederemo il passo all'attendismo ed alla cecità: terremo gli occhi aperti, per restare vigili in un territorio che rivela ogni giorno caratteri straordinari e che fa innamorare di sé ogni viaggiatore che lo attraversi. Non lo faremo, perché ci sembra addirittura blasfemo lanciare questa mappatura soltanto cinque giorni dopo l'annuncio del ministro Costa, che destina ben 105 milioni di euro alla bonifica dei siti "orfani", una nuova categoria giuridica che individua quei luoghi inquinati che non hanno interesse né nazionale, né regionale e che, pertanto, restano senza opera di bonifica. E dire che avremmo volentieri immaginato una parte della nostra terra, magari una delle tante zone che circondano il Parco, destinataria di un intervento di bonifica.
Non resteremo indifferenti alle campane di pericolo di cui avvertiamo sinistri rintocchi: la Murgia non si tocca. Per questo siamo pronti alla mobilitazione, attraverso le forme di dissenso consentite dal nostro ordinamento giuridico e nel pieno rispetto della Carta costituzionale, di cui richiamiamo la potenza dell'articolo 21, la libertà di manifestazione del pensiero. Non abbiamo un'altra Terra. Non ci è stato dato un altro pianeta su cui rimediare agli errori commessi nella narcolessia del profitto ad ogni costo e con ogni mezzo. Siamo pronti alla Resistenza, oggi come ieri».
«Avrei evitato volentieri il tragico risveglio di questa mattina. La prima notizia nella quale mi sono imbattuto, nella mia costante iperconnessione con il mondo, è quella tremenda della pubblicazione della mappa di aree idonee ad ospitare rifiuti nucleari, con l'indicazione di numerosi siti possibili proprio a cavallo tra Puglia a Basilicata, lungo la dorsale murgiana che si allunga da Spinazzola fino alle gravine di Laterza ed oltre. Gli ottimisti potranno eccepire che si tratta di una mera eventualità, di una ubicazione come possono essercene tante, in sette regioni su venti del nostro Paese. Che non esiste alcuna sicurezza che un sito possa necessariamente essere posto in funzione nell'immediatezza. Che le centrali nucleari in Italia sono state ripudiate per volontà del popolo con il referendum del 1987, per poi essere chiuse definitivamente nel 1990 e che, per questo motivo, le scorie nucleari sarebbero pochissime. Ma il recente passato e le ferite aperte in questa porzione di territorio sono ancora troppo evidenti per non farci levare tempestivamente un grido di allarme.
Negli anni trascorsi, Slow Food Murge, assieme a tanti attori attenti ed intelligenti, ha gridato il proprio sdegno contro i mercanti di morte che hanno insozzato di fanghi tossici la nostra steppa, ricca di biodiversità come pochi territori italiani e mediterranei. Per anni abbiamo applaudito al dissenso contro la Murgia militarizzata dalle esercitazioni belliche, ribadendo l'inconciliabilità tra la missione ambientale ed il disegno qualunquista che aveva designato quest'area a poligono di tiro, in barba a un dissenso corposo e fragoroso. Siamo scesi in piazza contro questa prevaricazione che ignorava senza appello il fatto che ci stessimo dedicando ad una lunga e lenta opera di recupero delle prerogative agro-pastorali nell'istituendo Parco Nazionale dell'Alta Murgia, con cui Slow Food ha in essere una collaborazione forte e ambiziosa. In altri termini, NON ABBIAMO FIDUCIA delle manovre strategiche di chi prepara il piatto in un momento storico in cui la pubblica opinione è dispersa in mille rivoli, come mai è avvenuto nella storia repubblicana, anche per effetto della devastante pandemia di cui viviamo gli effetti.
Non cederemo il passo all'attendismo ed alla cecità: terremo gli occhi aperti, per restare vigili in un territorio che rivela ogni giorno caratteri straordinari e che fa innamorare di sé ogni viaggiatore che lo attraversi. Non lo faremo, perché ci sembra addirittura blasfemo lanciare questa mappatura soltanto cinque giorni dopo l'annuncio del ministro Costa, che destina ben 105 milioni di euro alla bonifica dei siti "orfani", una nuova categoria giuridica che individua quei luoghi inquinati che non hanno interesse né nazionale, né regionale e che, pertanto, restano senza opera di bonifica. E dire che avremmo volentieri immaginato una parte della nostra terra, magari una delle tante zone che circondano il Parco, destinataria di un intervento di bonifica.
Non resteremo indifferenti alle campane di pericolo di cui avvertiamo sinistri rintocchi: la Murgia non si tocca. Per questo siamo pronti alla mobilitazione, attraverso le forme di dissenso consentite dal nostro ordinamento giuridico e nel pieno rispetto della Carta costituzionale, di cui richiamiamo la potenza dell'articolo 21, la libertà di manifestazione del pensiero. Non abbiamo un'altra Terra. Non ci è stato dato un altro pianeta su cui rimediare agli errori commessi nella narcolessia del profitto ad ogni costo e con ogni mezzo. Siamo pronti alla Resistenza, oggi come ieri».