"Non temere di diventar padre"… A proposito della Festa del papà

Riflessione di Don Ettore Lestingi, Presidente Commissione Liturgica diocesana

martedì 19 marzo 2024 5.40
«Il 19 marzo la Chiesa celebra la Solennità di San Giuseppe, sposo di Maria, padre "aggiunto" di Gesù.
Sì, "padre aggiunto" , perché il nome Giuseppe significa appunto aggiunto. Che non vuol dire superfluo, di cui si può fare a meno, o semplicemente un di più. Che se c'è o non c'è è la stessa cosa. Il significato lo scopriremo "solo leggendo".
Questa è una delle Solennità che scavalca i confini del sacro, non è prerogativa della Chiesa, ma investe la cultura di ogni popolo e nazione tanto da diventare "la festa del papà". Già, il papà. Figura controversa: di lui si può dire tutto e il contrario di tutto. E' necessario e superfluo al tempo stesso. Lo si vuole presente, ma a volte è meglio che sia assente. E' contestato per il fatto che vive sempre di lavoro, ma se non porta i soldi a casa non vale niente. E' cercato nelle difficoltà, ma quando tutto và bene, non deve intromettersi nelle scelte di vita. Lo si vuole autorevole, ma quando si impone è autoritario… Quanto è difficile il mestiere di padre, tanto che nessuno si sente all'altezza di tale compito.
Niente di strano o di preoccupante: perché padre non si nasce, ma si diventa alla scuola della vita. Ritornando a San Giuseppe, ciò che stupisce di quest'uomo (perché prima di essere un santo è un uomo) è che esercita la sua paternità appunto da "aggiunto". Non parla, ma è sempre presente ed è proprio la sua presenza che parla… E' presente alla nascita del figlio diventando così il primo papà della storia presente al parto… E' presente nei momenti di pericolo del Figlio, minacciato dal potente Erode… E oggi diverse sono le forme di minaccia dei nostri ragazzi, vedi il bullismo che dilaga sempre più e purtroppo non se ne parla più… E' presente nell'età critica dell'adolescenza che è tempo di smarrimento… Ma poi quando il figlio è cresciuto, sa fare un passo indietro, perché "un padre diventa vero quando il figlio cresce e lui diminuisce".
E il frutto della sua paternità silenziosa ma presente è la gioia di aver generato un uomo. Se un figlio nasce dal grembo di una donna, egli cresce modellato dalle mani del padre: dalla carezza della mano sinistra e qualche scappellotto della mano destra. Volendo usare una immagine biblica ogni figlio "è argilla" e ogni padre "il vasaio", cioè colui che gli dà forma.
Auguri, allora, a tutti i papà perché nel cuore di ciascuno nei momenti di grande crisi di identità, risuonino consolanti queste parole: "Non temere di diventare padre, perché padre non si nasce, ma si diventa". Auguri».