Nichi Vendola e la nuova patria: l’intreccio della dimensione politica con quella poetica
L'ex presidente della Regione, presenta ad Andria nell'auditorium del museo diocesano San Riccardo, il suo nuovo libro
domenica 19 dicembre 2021
11.51
Una piacevole occasione per approfondire l'intreccio della dimensione politica con quella poetica. Ad Andria è stato presentato venerdì 17 dicembre, presso l'auditorium del Museo diocesano "San Riccardo", l'ultima fatica letteraria dell'ex presidente regionale, Nichi Vendola. Un libro di poesie, "Patrie", edito da "Il Saggiatore", evento organizzato dal Circolo dei Lettori di Andria, dalla Biblioteca Diocesana "San Tommaso D'Aquino", dal Forum di formazione all'impegno sociale e politico e dallo stesso Museo Diocesano. A dialogare con l'autore il professor Vincenzo Lomuscio, docente di filosofia ed apprezzato critico letterario.
Dopo "Ultimo Mare" (Manni, 2011) e "Vestire gli ignudi, seppellire i morti" (Marcianum Press, 2016), Nichi Vendola torna così a pubblicare un suo lavoro. Sono poesie quelle di Nichi Vendola, contenute nel suo ultimo libro, che vibrano delle sue mille battaglie e formano una costellazione di infinite Patrie, linguistiche, emotive, culturali. Parole controcorrente rispetto al tempo che viviamo, parole che ospitano umanità, festeggiano il dono della diversità, invocano un patriottismo senza nazione o razza o genere; parole come cantieri, conflitti, gravidanze.
"In questi versi c'è tanta parte della mia vita – ha tenuto a sottolineare l'autore, davanti ad un pubblico numeroso ed attento -, delle mie esperienze, delle mie lotte, delle mie speranze, delle mie delusioni. Ci sono i luoghi della mia formazione, della mia educazione sentimentale alla vita e alla politica intesa come scoperta del mondo. Ci sono le storie di una lunga e inesausta ribellione contro il pensiero dominante e la sua violenza".
"La poesia è cura della parola -ha aggiunto Gigi Brandonisio, ancora una volta artefice di interessanti iniziative per il Circolo dei Lettori di Andria e tra gli ideatori del Festival della Disperazione-. Le poesie di Nichi Vendola ci hanno restituito il valore dei temi, delle battaglie giuste. Hanno accompagnato noi lettori sul sentiero della riflessione, lontano da ogni sterile esercizio di retorica. Sono parole che ci hanno ricordato il valore dell'impegno, dei diritti, sono parole che ci restituiscono l'importanza di uno sguardo ampio, inclusivo, che sappia immaginare un futuro diverso. Non potevamo immaginare un finale migliore per questo anno nel segno della bella letteratura."
Dopo "Ultimo Mare" (Manni, 2011) e "Vestire gli ignudi, seppellire i morti" (Marcianum Press, 2016), Nichi Vendola torna così a pubblicare un suo lavoro. Sono poesie quelle di Nichi Vendola, contenute nel suo ultimo libro, che vibrano delle sue mille battaglie e formano una costellazione di infinite Patrie, linguistiche, emotive, culturali. Parole controcorrente rispetto al tempo che viviamo, parole che ospitano umanità, festeggiano il dono della diversità, invocano un patriottismo senza nazione o razza o genere; parole come cantieri, conflitti, gravidanze.
"In questi versi c'è tanta parte della mia vita – ha tenuto a sottolineare l'autore, davanti ad un pubblico numeroso ed attento -, delle mie esperienze, delle mie lotte, delle mie speranze, delle mie delusioni. Ci sono i luoghi della mia formazione, della mia educazione sentimentale alla vita e alla politica intesa come scoperta del mondo. Ci sono le storie di una lunga e inesausta ribellione contro il pensiero dominante e la sua violenza".
"La poesia è cura della parola -ha aggiunto Gigi Brandonisio, ancora una volta artefice di interessanti iniziative per il Circolo dei Lettori di Andria e tra gli ideatori del Festival della Disperazione-. Le poesie di Nichi Vendola ci hanno restituito il valore dei temi, delle battaglie giuste. Hanno accompagnato noi lettori sul sentiero della riflessione, lontano da ogni sterile esercizio di retorica. Sono parole che ci hanno ricordato il valore dell'impegno, dei diritti, sono parole che ci restituiscono l'importanza di uno sguardo ampio, inclusivo, che sappia immaginare un futuro diverso. Non potevamo immaginare un finale migliore per questo anno nel segno della bella letteratura."