Nevicata del febbraio 1956: Andria ricorda la Madonna dei Miracoli di ghiaccio
Un evento eccezionale, ricordato grazie all’opera volontaria di due giovani artisti andriesi già noti in città per le loro abilità
sabato 11 febbraio 2023
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Sono trascorsi 67 anni dallo storico febbraio caratterizzato da un'eccezionale ondata di freddo che colpì tutta la penisola, tra cui anche Andria. Ricoperta di neve e gelo con un'intensità tale da essere definita la "nevicata del secolo". È di fatto ricordato come l'evento nevoso più marcato e pesante di quei tempi.
L'agricoltura fu il settore più colpito che determinò una pesante crisi economica. Ma questo evento, così eccezionale e per certi versi anche drammatico, è ricordato anche per la realizzazione della Madonna dei Miracoli, fatta di neve, grazie all'opera volontaria di due giovani artisti andriesi, già noti in città per le loro abilità. Erano Giuseppe Tangaro, conosciuto come u mest, abile nel maneggiare la pietra, il gesso oltre che tela e pennellini e Carmine Conversano, amante della pittura più che della scultura, motivo per cui era noto per aver dipinto i ritratti dei vescovi di Andria in episcopio e affrescato immagini sacre nelle chiese dell'Annunziata e del Crocifisso.
«I due "maestri" decisero di realizzare la statua della madonna dei Miracoli nostra patrona della città» è quanto ci racconta il diacono Michele Mellilo «La statua della Madonna fu realizzata in piazza Catuma. La neve fu tanto abbondante che dall'America arrivarono anche gli aiuti alimentari. Si faceva anche la coda ad andare presso i punti di distribuzione e naturalmente chi andava ai punti di distribuzioni doveva ricevere un biglietto per presentarsi in base al numero dei componenti della famiglia» e aggiunge «La neve raggiunse all'incirca un metro di altezza. All'epoca c'erano poche macchine, quindi c'era il problema della viabilità pedonale. Così per poter camminare si iniziò a spalare la neve e si crearono lunghi viottoli. Oltre alla neve abbondante ricordo che ci fu un brusco calo della temperatura».
E così mentre i due artisti lavorarono intensamente in condizioni atmosferiche glaciali, favorendo la consistenza della neve, la notizia si diffuse immediatamente e dal capoluogo barese arrivarono giornalisti e fotografi. La statua era perfetta e impressionava per la sua naturalezza. Rimase intatta per circa una settimana e fu meta di "pellegrinaggio" degli andriesi e dai paesi vicini. Anche la stampa nazionale parlò di quella statua di ghiaccio, il che ebbe anche una valenza sociale.
«Ricordo, ad esempio che c'era una scatola in metallo, bella grande. All'interno c'era un formaggino giallo che qualche bambino non tanto apprezzava. La mamma però impastava la farina, prendeva una fetta di questo formaggino e preparava l'attuale nostro panzerotto. E così che si faceva colazione pranzo e cena. Eravamo proprio ai piedi di Dio» spiega Michele Mellilo «Oltre al fatto della neve, la gente in generale viveva di ristrettezza economiche. Quel periodo fu molto triste. Ricordo anche che molti contadini andarono presso il Comune di Andria. Tanto la ressa che chiedevano il pane per sfamare le proprie famiglie, che la ringhiera fu divelta e buttata giù» conclude «Ci fu la ressa dei contadini. All'epoca le proteste dei contadini erano dure. Non ci furono danni e nessuna vittima. Ricordo bene gli aiuti dall'America. Il Comune cercava di dare ciò che riceveva naturalmente in base al numero delle famiglie».
E così a stemperare un po' l'atmosfera sociale ci pensarono Giuseppe Tangaro e Carmine Conversano con la Madonna di ghiaccio che resta impressa, tutt'oggi, nella mente e nella memoria di chi quel periodo l'ha vissuto sulla propria pelle e tramanda orgogliosamente un pezzo di storia.
L'agricoltura fu il settore più colpito che determinò una pesante crisi economica. Ma questo evento, così eccezionale e per certi versi anche drammatico, è ricordato anche per la realizzazione della Madonna dei Miracoli, fatta di neve, grazie all'opera volontaria di due giovani artisti andriesi, già noti in città per le loro abilità. Erano Giuseppe Tangaro, conosciuto come u mest, abile nel maneggiare la pietra, il gesso oltre che tela e pennellini e Carmine Conversano, amante della pittura più che della scultura, motivo per cui era noto per aver dipinto i ritratti dei vescovi di Andria in episcopio e affrescato immagini sacre nelle chiese dell'Annunziata e del Crocifisso.
«I due "maestri" decisero di realizzare la statua della madonna dei Miracoli nostra patrona della città» è quanto ci racconta il diacono Michele Mellilo «La statua della Madonna fu realizzata in piazza Catuma. La neve fu tanto abbondante che dall'America arrivarono anche gli aiuti alimentari. Si faceva anche la coda ad andare presso i punti di distribuzione e naturalmente chi andava ai punti di distribuzioni doveva ricevere un biglietto per presentarsi in base al numero dei componenti della famiglia» e aggiunge «La neve raggiunse all'incirca un metro di altezza. All'epoca c'erano poche macchine, quindi c'era il problema della viabilità pedonale. Così per poter camminare si iniziò a spalare la neve e si crearono lunghi viottoli. Oltre alla neve abbondante ricordo che ci fu un brusco calo della temperatura».
E così mentre i due artisti lavorarono intensamente in condizioni atmosferiche glaciali, favorendo la consistenza della neve, la notizia si diffuse immediatamente e dal capoluogo barese arrivarono giornalisti e fotografi. La statua era perfetta e impressionava per la sua naturalezza. Rimase intatta per circa una settimana e fu meta di "pellegrinaggio" degli andriesi e dai paesi vicini. Anche la stampa nazionale parlò di quella statua di ghiaccio, il che ebbe anche una valenza sociale.
«Ricordo, ad esempio che c'era una scatola in metallo, bella grande. All'interno c'era un formaggino giallo che qualche bambino non tanto apprezzava. La mamma però impastava la farina, prendeva una fetta di questo formaggino e preparava l'attuale nostro panzerotto. E così che si faceva colazione pranzo e cena. Eravamo proprio ai piedi di Dio» spiega Michele Mellilo «Oltre al fatto della neve, la gente in generale viveva di ristrettezza economiche. Quel periodo fu molto triste. Ricordo anche che molti contadini andarono presso il Comune di Andria. Tanto la ressa che chiedevano il pane per sfamare le proprie famiglie, che la ringhiera fu divelta e buttata giù» conclude «Ci fu la ressa dei contadini. All'epoca le proteste dei contadini erano dure. Non ci furono danni e nessuna vittima. Ricordo bene gli aiuti dall'America. Il Comune cercava di dare ciò che riceveva naturalmente in base al numero delle famiglie».
E così a stemperare un po' l'atmosfera sociale ci pensarono Giuseppe Tangaro e Carmine Conversano con la Madonna di ghiaccio che resta impressa, tutt'oggi, nella mente e nella memoria di chi quel periodo l'ha vissuto sulla propria pelle e tramanda orgogliosamente un pezzo di storia.