Nastrini rossi, docenti incontrano Renzi a Bari
Strappata la promessa di un decreto legge ad hoc entro gennaio
domenica 20 novembre 2016
Obiettivo centrato: i nastrini rossi della Puglia, (i circa 3mila e 200 docenti pugliesi assunti nelle cattedre del centro nord Italia con l'arcano algoritmo) presenti alla convention di Renzi a Bari sono riusciti ad incontrare il premier Matteo Renzi, a consegnare la lettera nastrinata e a strappare la promessa addirittura di decreto legge ad hoc entro gennaio per risollevare le sorti dei docenti assunti in ambiti scolastici del centro nord Italia, nonostante anche al sud le scuole siano ad oggi ancora in cerca di docenti (in Puglia si cercano docenti soprattutto di sostegno poiché tutte le graduatorie di precari specializzati sono esaurite con grave danno degli alunni disabili e delle scuole pugliesi).
A dire il vero, il premier Renzi, nell'affermare che i nastrini rossi a lui sono ben noti da tempo, si era dimostrato molto conciliante e accogliente già durante l'incontro a Pescara con una delegazione dei nastrini rossi abruzzesi, ma ieri a Bari, Renzi è andato otre affermando che le soluzioni ci saranno perché più che nella legge di stabilità, pensa alla realizzazione di un decreto legge ad hoc, mirato a trovare soluzioni concrete per risolvere il problema della mobilità.
Parole del premier, rivolte a due delegate dei nastrini rossi presenti in sala incontrate dietro le quinte, che quanto mai risultano salvifiche se si considera che già domenica pomeriggio saranno discussi gli emendamenti alla legge di stabilità e tra i numerosi correttivi sono presenti anche proposte che potrebbero normalizzare questa fase della riforma e riportare alla serenità i docenti che hanno affidato le loro sorti professionali e non solo alla legge 107/2015, perché ben consci che un altro treno per il tempo indeterminato non sarebbe passato. Parole del presidente del consiglio che risuonano come una ferma e salda volontà di studiare soluzioni concrete nella scuola sebbene questa istituzione destinataria di finanziamenti, abbia scontentato davvero quasi tutti.
Una promessa che i nastrini rossi, oggi vedono con trepida attesa, a cominciare dalla deroga al vincolo, passaggio essenziale che altrimenti lascerebbe i docenti della riforma sospesi nelle cattedre del nord Italia, perpetrando quell'odioso senso di ingiustizia che oggi assale quegli oltre 20 mila docenti non più precari nel lavoro, ma precari nella vita, rei della sola colpa di essersi affidati allo Stato.
A dire il vero, il premier Renzi, nell'affermare che i nastrini rossi a lui sono ben noti da tempo, si era dimostrato molto conciliante e accogliente già durante l'incontro a Pescara con una delegazione dei nastrini rossi abruzzesi, ma ieri a Bari, Renzi è andato otre affermando che le soluzioni ci saranno perché più che nella legge di stabilità, pensa alla realizzazione di un decreto legge ad hoc, mirato a trovare soluzioni concrete per risolvere il problema della mobilità.
Parole del premier, rivolte a due delegate dei nastrini rossi presenti in sala incontrate dietro le quinte, che quanto mai risultano salvifiche se si considera che già domenica pomeriggio saranno discussi gli emendamenti alla legge di stabilità e tra i numerosi correttivi sono presenti anche proposte che potrebbero normalizzare questa fase della riforma e riportare alla serenità i docenti che hanno affidato le loro sorti professionali e non solo alla legge 107/2015, perché ben consci che un altro treno per il tempo indeterminato non sarebbe passato. Parole del presidente del consiglio che risuonano come una ferma e salda volontà di studiare soluzioni concrete nella scuola sebbene questa istituzione destinataria di finanziamenti, abbia scontentato davvero quasi tutti.
Una promessa che i nastrini rossi, oggi vedono con trepida attesa, a cominciare dalla deroga al vincolo, passaggio essenziale che altrimenti lascerebbe i docenti della riforma sospesi nelle cattedre del nord Italia, perpetrando quell'odioso senso di ingiustizia che oggi assale quegli oltre 20 mila docenti non più precari nel lavoro, ma precari nella vita, rei della sola colpa di essersi affidati allo Stato.