Nāṣiriya dodici anni dopo: ricordo e "battaglia" di Riccardo Saccotelli
Il 12 novembre 2003 un attacco suicida provocò 28 morti tra italiani ed iracheni
domenica 15 novembre 2015
10.20
Ore 10,40 locali, 8,40 in Italia, del 12 novembre 2003, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti alla base italiana dei Carabinieri a Nāṣiriya. Il bilancio fu drammatico: 28 morti tra cui 19 italiani, tra Carabinieri, Militari e civili e 9 iracheni. Dodici anni in cui sono cambiate tante cose a livello internazionale ma è cambiato soprattutto lo spirito di chi, in quel maledetto 12 novembre, era presente in quella base. Riccardo Saccotelli, ex Carabiniere andriese, era proprio in quella base in quella mattina. Aldilà del ricordo, tuttavia, lo stesso Saccotelli oggi vive alla ricerca di risposte mai avute ed alla ricerca di giustizia del ricordo non solo a livello nazionale ma anche a livello locale.
«Il 12 novembre per me diventa solo il giorno dell'ironia - ha detto Riccardo Saccotelli, nell'intervista in esclusiva per VivaSveva 24 ed AndriaViva - scorri i giornali, leggi le ovvietà, ascolti gli amici che ti fanno notare cose proprio ovvie ma, in fondo, non è neanche colpa loro perchè sono figli di informazioni date e raccolte in modo superficiale. Il 12 novembre per me è il giorno della propaganda. Mai come il 12 novembre metti in tv un bambino nelle braccia del papà invalido, mettici due vedove vestite di nero ed un bambino sulla sedia a rotella ed è fatta. Dio, patria e famiglia e si va avanti, poi la realtà è completamente diversa. Si fa buon gioco per portare avanti la retorica e per nascondere i peccati gravi che ognuno fa».
Una battaglia del ricordo che lo stesso Saccotelli prosegue da tempo con azioni clamorose a livello nazionale ma anche con una forte richiesta a livello territoriale: donare una nuova attenzione a coloro i quali erano a Nāṣiriya in quel maledetto 12 novembre, non solo con un rondò ed una stele inaugurata nei pressi di via Murge ad Andria il 23 maggio 2013, tra le altre cose inizialmente con errori ai nominativi dei caduti. Una battaglia del ricordo che tiene viva l'attenzione dello stesso Saccotelli: «Per un motivo molto semplice - ci spiega l'ex Carabinieri - i tempi sono maturi per un'etica della sopravvivenza, che non riguarda soltanto chi sopravvive e chi supera stragi di qualsiasi tipo, riguarda anche chi sopravvive in mare o chi sopravvive alla guerra. Non può esserci dignità per chi muore dormendo e viene inneggiato come eroe, patriota e figlio dell'Italia, e poi ti dimentichi che ci sono persone che sono sopravvissute facendo il proprio dovere o cercando di vivere, semplicemente cercando di vivere. Già questo fa di loro degli eroi e non occorre più di questo».
«Il 12 novembre per me diventa solo il giorno dell'ironia - ha detto Riccardo Saccotelli, nell'intervista in esclusiva per VivaSveva 24 ed AndriaViva - scorri i giornali, leggi le ovvietà, ascolti gli amici che ti fanno notare cose proprio ovvie ma, in fondo, non è neanche colpa loro perchè sono figli di informazioni date e raccolte in modo superficiale. Il 12 novembre per me è il giorno della propaganda. Mai come il 12 novembre metti in tv un bambino nelle braccia del papà invalido, mettici due vedove vestite di nero ed un bambino sulla sedia a rotella ed è fatta. Dio, patria e famiglia e si va avanti, poi la realtà è completamente diversa. Si fa buon gioco per portare avanti la retorica e per nascondere i peccati gravi che ognuno fa».
Una battaglia del ricordo che lo stesso Saccotelli prosegue da tempo con azioni clamorose a livello nazionale ma anche con una forte richiesta a livello territoriale: donare una nuova attenzione a coloro i quali erano a Nāṣiriya in quel maledetto 12 novembre, non solo con un rondò ed una stele inaugurata nei pressi di via Murge ad Andria il 23 maggio 2013, tra le altre cose inizialmente con errori ai nominativi dei caduti. Una battaglia del ricordo che tiene viva l'attenzione dello stesso Saccotelli: «Per un motivo molto semplice - ci spiega l'ex Carabinieri - i tempi sono maturi per un'etica della sopravvivenza, che non riguarda soltanto chi sopravvive e chi supera stragi di qualsiasi tipo, riguarda anche chi sopravvive in mare o chi sopravvive alla guerra. Non può esserci dignità per chi muore dormendo e viene inneggiato come eroe, patriota e figlio dell'Italia, e poi ti dimentichi che ci sono persone che sono sopravvissute facendo il proprio dovere o cercando di vivere, semplicemente cercando di vivere. Già questo fa di loro degli eroi e non occorre più di questo».