Musica e spettacoli, ad Andria si suona sempre meno
Dati in controtendenza con la Puglia: mancano 100 eventi
mercoledì 24 febbraio 2016
10.54
Si sa, le statistiche livellano, appianano e distribuiscono. In quanto tali sono fatte per essere indagate. A seguito della divulgazione degli ultimi dati relativi all'attività delle Agenzie Siae dal 2010 al 2014 in Puglia e al rapporto della Puglia rispetto alla situazione nazionale (in particolar modo per quello che concerne le stagioni concertistiche), la nostra Regione può vantare una generale situazione di incremento rispetto al dato in retrocessione sul piano nazionale. Ora, se, dati alla mano, la situazione della Puglia sembra essere confortante, per contro, l'evidente calo di iniziative spettacolistiche negli ultimi tempi ad Andria apre un interrogativo la cui risposta è da cercare nell'approfondimento delle percentuali con segno più registrate su scala regionale, al fine di fare emergere i numeri della situazione locale. Effettivamente la risposta non è altrettanto rincuorante. Tenendo conto del valore della media annua degli incassi Siae a partire dal 2010 e prendendo in esame gli incassi mancati negli ultimi due anni (2014-2015), dividendo il totale per un costo stimato di circa duecento euro per ciascuna manifestazione, ne deriva che sono venuti meno negli ultimi tempi dagli 80 ai 100 eventi all'anno, tenendo conto solo dei piccoli e medi eventi in spazi che non siano auditorium o sale teatro. La domanda che ne consegue è abbastanza logica: perché? Come si è arrivati nell'arco di due anni da una città che era diventata una discoteca a cielo aperto, sottraendo il pubblico del venerdì o del sabato sera addirittura alla movida dei limitrofi paesi 'vista mare', ad una città decisamente più silente e perciò annoiata?
È facile immediatamente puntare il dito contro gli amministratori o i gestori dei locali per 'disinteresse' e i giovani 'sdraiati' e perciò sempre meno propositivi, ma non è così semplice. È quindi importante fare una sana autocritica per capire quando e come scatta il cortocircuito che porta allo spegnimento degli entusiasmi, oltre che della musica, nel caso specifico. In questa direzione le battaglie di condominio non aiutano. Se per il superamento (sebbene non eccessivo) della soglia dei decibel consentita un gestore si ritrova a doversi difendere personalmente, civilmente, legalmente e talvolta addirittura penalmente, è facile capire perché certe iniziative tendono a venir meno. D'altro canto però i condomini hanno sicuramente le loro giuste ragioni ed è impensabile pretendere dagli amministratori che chiudano un occhio controvertendo una regolamentazione nazionale. Inoltre, chi dovrebbe autorizzare e controllare il corretto svolgimento di tali eventi dovrebbe esercitare la propria funzione con criterio mantenendo sempre una opportuna imparzialità, come si attiene al giusto espletamento delle funzioni pubbliche. A questo proposito è bene sottolineare che non spetta ad un qualsivoglia agente SIAE impedire lo svolgimento di un evento se questo, ad una verifica, risulta aver luogo correttamente nei limiti e nelle condizioni della tutela dell'utilizzo dell'altrui ingegno artistico. Insomma, a ciascuno il suo.
Allora se la verità sta nel mezzo, se le colpe sono condivise, probabilmente nell'ottica dell'equilibrio, anche le soluzioni non possono che essere individuate in un onesto compromesso. A tal fine, prendendo i casi singolarmente ed entrando nel merito di ciascuna situazione, con l'intento di non scontentare o danneggiare nessuno, si potrebbe giungere ad un accordo. Si trasformerebbe così il circolo vizioso e sterile in un circolo virtuoso produttivo. D'altro canto - ad un calcolo veloce - i gestori dei locali nel centro di Andria che potrebbero essere interessati a proporre iniziative musicali di intrattenimento sono nel numero di una ventina circa, ne deriva che un'analisi e una ricerca ad hoc per ciascuna situazione non costituirebbe di certo una mission impossible. Quello che non deve mancare è la volontà delle singole parti e la loro rispettiva assunzione di responsabilità, requisiti minimi e indispensabili al giusto funzionamento di una comunità civile che sappia e che voglia partecipare attivamente ad una ripresa culturale e perché no commerciale della città. Con la cultura e con la musica si può mangiare e si può far mangiare, quello che serve è l'impegno collettivo, deciso e intelligente ad uscire dal pantano dei luoghi comuni.
È facile immediatamente puntare il dito contro gli amministratori o i gestori dei locali per 'disinteresse' e i giovani 'sdraiati' e perciò sempre meno propositivi, ma non è così semplice. È quindi importante fare una sana autocritica per capire quando e come scatta il cortocircuito che porta allo spegnimento degli entusiasmi, oltre che della musica, nel caso specifico. In questa direzione le battaglie di condominio non aiutano. Se per il superamento (sebbene non eccessivo) della soglia dei decibel consentita un gestore si ritrova a doversi difendere personalmente, civilmente, legalmente e talvolta addirittura penalmente, è facile capire perché certe iniziative tendono a venir meno. D'altro canto però i condomini hanno sicuramente le loro giuste ragioni ed è impensabile pretendere dagli amministratori che chiudano un occhio controvertendo una regolamentazione nazionale. Inoltre, chi dovrebbe autorizzare e controllare il corretto svolgimento di tali eventi dovrebbe esercitare la propria funzione con criterio mantenendo sempre una opportuna imparzialità, come si attiene al giusto espletamento delle funzioni pubbliche. A questo proposito è bene sottolineare che non spetta ad un qualsivoglia agente SIAE impedire lo svolgimento di un evento se questo, ad una verifica, risulta aver luogo correttamente nei limiti e nelle condizioni della tutela dell'utilizzo dell'altrui ingegno artistico. Insomma, a ciascuno il suo.
Allora se la verità sta nel mezzo, se le colpe sono condivise, probabilmente nell'ottica dell'equilibrio, anche le soluzioni non possono che essere individuate in un onesto compromesso. A tal fine, prendendo i casi singolarmente ed entrando nel merito di ciascuna situazione, con l'intento di non scontentare o danneggiare nessuno, si potrebbe giungere ad un accordo. Si trasformerebbe così il circolo vizioso e sterile in un circolo virtuoso produttivo. D'altro canto - ad un calcolo veloce - i gestori dei locali nel centro di Andria che potrebbero essere interessati a proporre iniziative musicali di intrattenimento sono nel numero di una ventina circa, ne deriva che un'analisi e una ricerca ad hoc per ciascuna situazione non costituirebbe di certo una mission impossible. Quello che non deve mancare è la volontà delle singole parti e la loro rispettiva assunzione di responsabilità, requisiti minimi e indispensabili al giusto funzionamento di una comunità civile che sappia e che voglia partecipare attivamente ad una ripresa culturale e perché no commerciale della città. Con la cultura e con la musica si può mangiare e si può far mangiare, quello che serve è l'impegno collettivo, deciso e intelligente ad uscire dal pantano dei luoghi comuni.