Museo Diocesano: si attendono finanziamenti per riaprire i battenti

Se l'Amministrazione comunale ha buone intenzioni, per la diocesi questo non basta

domenica 4 dicembre 2016
A cura di Sara Suriano
Nel 1972 nasceva, con decreto vescovile di Mons. Giuseppe Lanave, il Museo Diocesano di Andria, che si proponeva di recuperare, custodire e conservare le opere della diocesi; nel 2005 il Mons. Raffaele Calabro, in continuità col passato, emana un regolamento e nel 2013, con decreto vescovile, il Museo viene articolato in tre sezioni: Museo ecclesiale della città di Andria intitolato a "San Riccardo", Museo ecclesiale paleocristiano di Canosa intitolato a "Mons. Francesco Minerva" e Museo ecclesiale di Minervino Murge intitolato a "San Michele Arcangelo".

«Tale tripartizione - spiega Don Gianni Agresti - nasce dall'idea di non portar via le opere dal luogo in cui sono nate».La divisione, resa possibile dall'uso di spazi architettonici in queste tre città, vede la collocazione del polo museale andriese in un immobile di proprietà della diocesi restaurato. «Mons. Calabro prese a cuore il museo diocesano e, al fine di dargli sede fisica e stabile, individuò un immobile e lo restaurò con spese a carico della Curia», spiega Don Gianni.

Tuttavia, il museo risulta attualmente inaccessibile ai cittadini e a quei turisti che, giunti ad Andria, volessero visitarlo. Esso risulta infatti in fase di riallestimento e potenziamento della sicurezza. «Al momento è possibile utilizzare la parte sottostante con il salone, sia per gli incontri della Curia, sia per chi ne faccia domanda. Per il completamento dei lavori siamo in attesa di finanziamenti regionali: i fondi della diocesi sono ristretti e ormai provati dalle spese già sostenute; pertanto da questo dipende la riapertura del Museo e non possiamo sbilanciarci nel fornire una data».

Il Museo consterebbe di opere eterogenee (pittoriche, statuarie, di oreficeria e paramenti sacri) databili fra il IV sec a. C. e il XVI secolo, divise per sezioni e organizzate per periodi storici. «L'idea è quella di creare una rete di collaborazione e scambio con altri musei diocesani per far rendere possibile la visione di altre opere oltre a quelle da noi possedute».

A proposito di collaborazione, è chiara la volontà dell'amministrazione che, nella persona dell'assessore alla cultura Luigi del Giudice, così si esprime: «Ci piacerebbe riuscire a creare un accordo, anche informale, per creare itinerari tutti andriesi che convoglino il turismo del Castel del Monte in città e diano rilevanza alle nostre bellezze, tra cui la Cattedrale con le spoglie delle mogli di Federico e le numerose chies, il cui valore è probabilmente sconosciuto ai più. Sviluppare il turismo ad Andria è possibile, mettendo però a sistema il maniero federiciano con il patrimonio religioso. Per farlo, c'è bisogno di un recepimento forte da parte della Curia».

«Più volte abbiamo richiesto aiuti all'amministrazione, che si è mostrata disponibile - afferma Don Gianni Agresti - Ma la disponibilità è per ora limitata alle buone intenzioni. Noi offriamo la nostra collaborazione ma non si può solo far leva sulle nostre forze limitate. Ci vorrebbe una collaborazione totale»; e così conclude: «La cultura affina l'animo e la bellezza ci richiama a Dio. E' nostro compito coltivarla e creare un clima accogliente».