"Morte di Dio, morte dell’uomo: perché la morte di Enza non sia vana"
Riflessione di don Ettore Lestingi, Presidente CLD
lunedì 11 dicembre 2023
13.11
«Spenti i riflettori sullo sdegno e sulla protesta, caduto il silenzio su parole retoriche e di circostanza, chiuso il sipario per la fine di una commedia che, spero, non abbia repliche, credo sia giunto il momento di una seria e consapevole riflessione su eventi che parlano di disumanizzazione o, peggio ancora, di bestializzazione dell'uomo. Dove cercare la causa di tanto decadimento, per evitare di lasciarci soltanto sconvolgere dai suoi effetti chiudendo gli occhi sulla sua origine e vivere solo di e-mozioni senza alcun coraggio di mozioni? In questi giorni in cui ci siamo accorti di non vivere più "nel giardino dell'Eden" ma "in un deserto di ululati solitari", ho riletto un brano tratto dal saggio "La gaia scienza" di Nietzsche che con un aforisma ci risponde alla questione posta. Tale aforisma recita così: "L'uomo folle. Avete sentito di quell'uomo folle che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: «Cerco Dio! Cerco Dio!»? – E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa.
"L'uomo folle. Avete sentito di quell'uomo folle che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: «Cerco Dio! Cerco Dio!»? – E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. [ … ] L'uomo folle balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: «Dove se n'è andato Dio?» gridò «ve lo voglio dire! L'abbiamo ucciso – voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini!"
L'uomo folle balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: «Dove se n'è andato Dio?» gridò «ve lo voglio dire! L'abbiamo ucciso – voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini!". La causa del dilagare del male in mezzo a noi è la "defenestrazione di Dio " dalla storia, il vivere come se Lui non esistesse, la pretesa di innalzare torri di Babele a tal punto da sfrattare Dio e occupare abusivamente la sua dimora e ucciderlo per rabbia perché "soggetto disturbante". Sembra rivivere oggi ciò che accadde a Gesù in una delle sue giornate a Cafarnao: "Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!» (Mc.1,21). Morto Dio, muore anche l'uomo e il suo sogno di dominatore e signore naufraga e annega nello stagno del suo narcisismo. "Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla" (Lc.15,6). Oppure: " L'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono" (salmo 48,21). Ecco dove porta l'aver ucciso Dio e come si riduce l'uomo malato di superuomismo! Il Vescovo, nell'omelia al funerale di Enza Angrisano, l'ha paragonata "ad un chicco caduto in terra che darà frutto". Quale è il frutto che può rendere "preziosa la morte" di Enza non solo agli occhi di Dio ma anche ai nostri occhi? Una manifestazione silenziosa o chiassosa, con bocche serrate e mani legate? Gesti di bontà dal sapore mieloso del buonismo natalizio? Ma ad ogni manifestazione segue sempre la disertazione e ad ogni Natale segue sempre il tempo feriale. Perché la morte di Enza produca frutto e sia preziosa credo che sia giunto il momento di gettare un sasso nelle acque stagnanti dell'individualismo e dell'indifferenza e che nessuno, individui o istituzioni, si sottragga alla propria responsabilità: i genitori tornino ad essere non solo una coppia, ma padri e madri; le Scuole non siano solo parcheggi gratuiti per ragazzi e giovani e stipendi assicurati per insegnanti non segnanti, ma palestre di vita; la Chiesa non sia soltanto erogazione di servizi religiosi, ma Madre e Maestra nell'accompagnare l'uomo nei suoi passaggi di vita; la politica non sia "tromba squillante" che annuncia proclami, editti e decreti, ma torni ad esercitare la nobile arte del bene comune. Perché se non c'è questa rivoluzione di mentalità, sia di Enza come anche di tante vittime di ogni forma di violenza e di morte "Siamo noi tutti suoi assassini". E' giunto il momento in cui l'uomo per tenersi in mano, riprenda la mano di Dio. Così Natale sarà la rinascita di una nuova umanità».
"L'uomo folle. Avete sentito di quell'uomo folle che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: «Cerco Dio! Cerco Dio!»? – E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. [ … ] L'uomo folle balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: «Dove se n'è andato Dio?» gridò «ve lo voglio dire! L'abbiamo ucciso – voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini!"
L'uomo folle balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: «Dove se n'è andato Dio?» gridò «ve lo voglio dire! L'abbiamo ucciso – voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini!". La causa del dilagare del male in mezzo a noi è la "defenestrazione di Dio " dalla storia, il vivere come se Lui non esistesse, la pretesa di innalzare torri di Babele a tal punto da sfrattare Dio e occupare abusivamente la sua dimora e ucciderlo per rabbia perché "soggetto disturbante". Sembra rivivere oggi ciò che accadde a Gesù in una delle sue giornate a Cafarnao: "Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!» (Mc.1,21). Morto Dio, muore anche l'uomo e il suo sogno di dominatore e signore naufraga e annega nello stagno del suo narcisismo. "Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla" (Lc.15,6). Oppure: " L'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono" (salmo 48,21). Ecco dove porta l'aver ucciso Dio e come si riduce l'uomo malato di superuomismo! Il Vescovo, nell'omelia al funerale di Enza Angrisano, l'ha paragonata "ad un chicco caduto in terra che darà frutto". Quale è il frutto che può rendere "preziosa la morte" di Enza non solo agli occhi di Dio ma anche ai nostri occhi? Una manifestazione silenziosa o chiassosa, con bocche serrate e mani legate? Gesti di bontà dal sapore mieloso del buonismo natalizio? Ma ad ogni manifestazione segue sempre la disertazione e ad ogni Natale segue sempre il tempo feriale. Perché la morte di Enza produca frutto e sia preziosa credo che sia giunto il momento di gettare un sasso nelle acque stagnanti dell'individualismo e dell'indifferenza e che nessuno, individui o istituzioni, si sottragga alla propria responsabilità: i genitori tornino ad essere non solo una coppia, ma padri e madri; le Scuole non siano solo parcheggi gratuiti per ragazzi e giovani e stipendi assicurati per insegnanti non segnanti, ma palestre di vita; la Chiesa non sia soltanto erogazione di servizi religiosi, ma Madre e Maestra nell'accompagnare l'uomo nei suoi passaggi di vita; la politica non sia "tromba squillante" che annuncia proclami, editti e decreti, ma torni ad esercitare la nobile arte del bene comune. Perché se non c'è questa rivoluzione di mentalità, sia di Enza come anche di tante vittime di ogni forma di violenza e di morte "Siamo noi tutti suoi assassini". E' giunto il momento in cui l'uomo per tenersi in mano, riprenda la mano di Dio. Così Natale sarà la rinascita di una nuova umanità».