Montepulciano: «Quando la Natura si sostituisce all'uomo»

Ovvero, quando non provvede l'uomo provvede la Natura

lunedì 17 gennaio 2022 17.11
E' possibile ripensare ad una cultura verde per i nostri spazi pubblici? Soprattutto è possibile, sulla scorta degli errori del passato, riuscire a porvi rimedio circa le scelte future, che siano il più possibile compatibili del nostro habitat naturale? Ecco quanto suggerisce il noto ecologista andriese Nicola Montepulciano. Noi aggiungiamo solo una piccola considerazione. Come sarebbe bello che Andria, al pari di altre città vedesse spazi pubblici ora abbandonati (pensiamo le aiuole spartitraffico senza più alberi di via Montegrappa e via Puccini), o relegati a cumuli di rifiuti (come le aree degli standard destinate a verde), presi in carico da associazioni o privati (come si è fatto per alcune rotatorie cittadine) ed avviare una vera e propria campagna di piantumazione di alberi in tanti spazi cittadini, adempiendo anche alla legge n. 10 del 14 gennaio 2013. La legge ricordiamo impone ai Comuni di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica. Lasciando al Comune l'incombenza di trovare spazi verdi esistenti o superfici nuove adatte ad accogliere le piantagioni arboree, chiunque, dai privati ad associazioni potrebbe donare al Comune degli alberelli (piante autoctone, come le roverelle che costano anche poco), così da vedere aumentare la dotazione di verde pubblico per la nostra città.

«Mercoledì scorso, 12 gennaio -sottolinea l'ecologista Nicola Montepulciano-, un insistente vento ha abbattuto l'ennesimo antipatico pino nella ex villa comunale. Le conifere, in modo particolare i pini, cadono facilmente sotto l'azione del vento. Ma perché in questo posto i pini spesso, troppo spesso, cadono facilmente sotto l'azione del vento? Per errori commessi nel passato che, però, si commettono ancora, e per la scarsa preparazione nella cura dei giardini pubblici, unita alla inadeguata, se non proprio assente, manutenzione. Tutti gli alberi da ombra (querce, faggi, platani, tigli, carrubi e in particolar modo, pini, etc. ) hanno bisogno, per crescere bene, di molto spazio. Fra un albero ombrifero e l'altro lo spazio minimo da lasciare è di 11-12m, così come ho visto finalmente rispettata questa distanza fra un leccio e l'altro nel quartiere di San Valentino. (Meglio sarebbe stato piantare roverelle perché sono inattaccabili da qualsiasi malattia, così si dice).

Per la maggior parte degli alberi presenti in villa (si fa per dire!) questa distanza non è minimamente rispettata, perché in periodi successivi alla realizzazione dell'allora splendida Villa, per incapacità di lettura della sua impostazione originaria, si piantavano, in varie parti di essa, pini e a ca...saccio, facendone perdere così la bellezza. Per i pini, dunque, la distanza è necessaria perché l'apparato radicale, utile anche per l'ancoraggio al suolo di qualsiasi albero, non va in profondità, ma si espande più orizzontalmente appena sotto il suolo. Il pino, insomma, vuole ancora più spazio. La foto ci mostra benissimo che lo spazio fra il pino abbattuto e quello accanto rimasto in piedi è solo di 5m. E questi due alberi (ma in buona sostanza quasi tutti gli altri alberi) non hanno potuto sviluppare adeguati apparati radicali. Uno dei due andava eliminato. Infatti, non avendo provveduto l'uomo, ci ha pensato la Natura con uno dei suoi mezzi: il vento. E l'altro, prima o poi, potrebbe cadere. La mancanza di spazio, ancora, costringe l' albero a svilupparsi sempre più in altezza per la ricerca dello "spazio vitale", cioè della luce del sole, perciò cresce esile, non può svilupparsi in larghezza, che consente di resistere un pò di più al vento forte. La chioma, di conseguenza, si sviluppa tutta in alto e l'albero rimane senza rami basali, cioè, bassi, squilibrato. Come si vede in foto la chioma sull'esile tronco è molto più sviluppata dell'apparato radicale, che, anzi, è ridottissimo, quindi anche per questo è squilibrato, manca il necessario bilanciamento. L'albero, così, è sottoposto al rischio dell' "effetto vela", cioè al continuo ondeggiare sotto l'incalzare del vento e un pò alla volta, le radici, complice il terreno bagnato, perdono l'appiglio sul terreno, l'albero perde stabilità sino a cadere. E' una storia che si ripete da moltissimi anni a questa parte. Si è preferito spendere una cifra colossale per una inutile riqualificazione della villa, ciò che ha comportato la distruzione del bellissimo assetto originale, e non spendere soldi per l'assunzione di un "direttore dei giardini" competente. E' necessario il controllo di tutte le conifere una per una, eliminare qualsiasi albero che cresce sbilanciato, perché pericoloso, quelli secchi, quelli che crescono con pochissimi rami, esteticamente brutti, per cominciare a ridare un po' di bellezza. Qualcuno dice che è bella: da dove se ne accorge?
», conclude l'amara nota dell'ecologista Nicola Montepulciano.
albero caduto nella villa comunale
albero caduto nella villa comunale