Montaruli: "Andria, inciviltà con aggravanti"

"Dal vomito davanti alla cattedrale alla cacca davanti alla biblioteca la strada è stata breve"

martedì 9 gennaio 2018
Luoghi sacri e di grande interesse culturale che continuano ad essere preda dell'inciviltà dei vandali. In merito ai recenti episodi successi in città, è intervenuto anche il presidente Unibat, Savino Montaruli: «Le grida, le urla e le arrabbiature di chi cura la Cattedrale di Andria, anche le aree esterne, come fa con dedizione ed amore il Sacrista presso Capitolo Cattedrale di Andria, devono aver avuto il solo effetto di spostare, ma solo per un giorno, i segnali dell'inciviltà, del degrado umano e della stupidaggine a qualche chilometro di distanza. L'effetto è stato un aumento esponenziale del livello di bassezza che si è espresso dal solito, consueto, perenne abbandono di urine, feci e vomito davanti alla Cattedrale, come denuncia il Sacrista in un suo commento pubblico, all'imbrattamento con feci del portone di ingresso e dell'area antistante l'accesso alla biblioteca diocesana di Andria.

Di mezzo, in questi casi, c'è sempre la Chiesa la cui reazione, fortissima, la si attende nel prossimo comunicato stampa collettivo che si (pre)occupi anche delle tantissime aggravanti che ruotano attorno a questi vili e deplorevoli episodi di degrado sociale e umano.

Se è vero come è vero che ad imbrattare la biblioteca diocesana con feci siano stati ragazzini giovanissimi, quasi dei bambini, questo rappresenterebbe non un'attenuante bensì la prima aggravante perché se sin da questa tenera età si allenano a gettare cacca su un luogo simbolo della cultura non osiamo pensare cosa potrebbero fare in età adulta nella città della tolleranza e del "tutto si può fare".

Il fatto che l'episodio, come è stato detto dai rappresentanti della Biblioteca, si sia consumato in una zona urbana ritenuta abbandonata ed emarginata, covo della microcriminalità e deturpata, tirando in causa l'incapacità dell'Ente pubblico di intervenire, è la seconda aggravante mentre la terza è rappresentata dal fatto che di fronte ad episodi che si ripetono da anni, come denunciato dai custodi di queste strutture pubbliche, di fatto alcun deterrente sia mai stato posto in essere, al punto che non si ha notizia di strumenti di dissuasione, soprattutto "umani" come potrebbero essere almeno le presenze di idonei servizi di Polizia Locale piuttosto che efficienti sistemi di videosorveglianza.

Il fatto che questi episodi degradanti siano quasi sempre correlati a conseguenze di "esagerazioni" espresse pubblicamente proprio da ragazzini in tenera età, spesso addirittura circolanti con bottiglie di vino e di alcolici tra le mani, con genitori che quasi fanno finta di non conoscere i propri figli per strada, allora le aggravanti aumentano a dismisura ed il processo può definirsi concluso ed archiviato.

L'aggravante peggiore, però, è data dal fatto che questi e moltissimi altri episodi accadano in una città che non si pente affatto di essere in questa condizione, anzi se ne compiace pure, minimizzandone e banalizzandone le conseguenze, limitandosi a futili espressioni di solidarietà che sembrano delle vere e proprie prese per i fondelli; gli stessi da cui escono quelle feci maleodoranti che hanno imbrattato la Biblioteca diocesana.

Questa sarebbe un'aggravante non ascrivibile solo agli sporcaccioni ed ai loro procreatori ma anche e soprattutto a quelle cosiddette "istituzioni" che non sono in grado di controllare il degrado e l'involuzione sociale della nostra comunità locale, ritenendola addirittura felice e gioiosa, giungendo persino a felicitarsi per una piazza piena di gente.

Chissà se un giorno anche coloro che giungono ad Andria dalle altre città, possano smetterla di continuare a dire: "vengo ad Andria perché ad Andria c'è casino" e possano, invece, portare con sé il ricordo di una città che faccia emergere tutte quelle sue qualità, che possiede, che parlano ogni giorno di impegno sociale, civico, di solidarietà, di compartecipazione e di opere buone.

Peccato che tutto questo venga messo in secondo piano, se non addirittura celato.
Se questa dovesse essere l'ennesima, più grande aggravante allora non ci sarebbe più speranza, per nessuno ma siamo convinti che non sia e non debba essere così», conclude Montaruli.
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