Meditazione di Chiara Lubich per il Venerdì Santo

Uno scritto condiviso da Gennaro 'Gino' Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria

venerdì 7 aprile 2023 13.26
La morte di Gesù è l'altissima, divina, eroica lezione di Gesù su cosa sia l'amore. Aveva dato tutto: una vita accanto a Maria nei disagi e nell'obbedienza.
E' lo stanco che si lamenta.
Rasenta la disperazione.
E' l'affamato, d'unione con Dio
E' figura dell'illuso, del tradito, appare fallito.
E' pauroso, timido, disorientato.
Gesù abbandonato è la tenebra. E la malinconia, il contrasto, la figura di tutto ciò che è strano, indefinibile, che sa di mostruoso; perché un Dio che chiede aiuto!...
E' il solo, il derelitto… Appare inutile, scartato, scioccato… Lo si può scorgere perciò in ogni fratello sofferente. Avvicinando coloro che a Lui somigliano, possiamo parlare di Gesù abbandonato. A quanti si vedono simili a Lui e accettano di condividere con Lui la sorte, eco che egli risulta: Per il muto la parola, a chi non sa, la risposta, al cieco la luce, al sordo la voce, allo stanco il riposo, al disperato la speranza, al separato l'unità, per l'inquieto, la pace.

Con Lui l'uomo si trasforma e i non senso del dolore acquista senso. Egli aveva gridato il perché al quale nessuno aveva risposto, perché noi avessimo la risposta ad ogni perché. Il problema della vita umana è il dolore.
Qualsiasi forma abbia, per terribile che sia, sappiamo che Gesù l'ha preso su di sé e muta, per un'alchimia divina il dolore in amore. Per esperienza posso dire che appena si gode di un qualsiasi dolore, per essere come Lui e poi si continua ad amare facendo la volontà di Dio, il dolore, se spirituale, sparisce; se fisico diviene giogo leggero.
Il nostro amore puro al contatto col dolore, lo tramuta in amore; in certo modo lo divinizza, quasi prosegue in noi - se lo possiamo dire – la divinizzazione che Gesù fece del dolore. E dopo ogni incontro con Gesù abbandonato, amato, trovo Di in modo nuovo, più faccia a faccia, più aperto, in un'unità più piena.
Tornano a luce e la gioia e, con la gioia, la pace che è frutto dello spirito. Quella luce, quella gioia, quella pace fiorite dal dolor amato colpiscono e sciolgono anche e persone più difficili. Inchiodati in croce si è madri e padri di anime. Effetto è la massima fecondità.

Come scrive Oliver Cléìment: "L'abisso, aperto per un istante da quel grido, si riempie del grande soffio della resurrezione". Si annulla ogni disunità, traumi e spacchi sono colmati, risplende la fraternità universale, fioriscono miracoli di resurrezione, nasce una nuova primavera nella Chiesa e nell'Umanità.