Mandanti della strage di Bologna: tra gli inquirenti anche un Capitano di Andria

Un sottile filo rosso unisce la Città Fidelis ad una delle stragi più efferate della storia repubblicana

giovedì 6 aprile 2023 12.10
A cura di Vincenzo Cassano
Dal 2 agosto del 1980 la Giustizia italiana cerca ancora di definire i contorni di uno degli attentati più gravi e destabilizzanti dell'Italia Repubblicana, Ieri, 5 aprile giorno di San Vincenzo Ferreri, la Corte d'Assise di Bologna, ha depositato le motivazioni del processo che ha condannato Paolo Bellini all'ergastolo, stabilendo che la strage della stazione di Bologna, che causò la morte di 85 persone ed il ferimento di altre cento, fu pensata, finanziata e realizzata da un commando di soggetti provenienti da varie organizzazioni eversive. E' quanto emerge dalle 1.714 pagine delle motivazioni della sentenza dei giudici bolognesi, dove è scritto a chiare lettere che questo gruppo di terroristi, tra i quali era presente Paolo Bellini, erano accomunati dall'obiettivo di destabilizzazione l'Ordine democratico/repubblicano e che in tale gruppo vi erano funzionari dei servizi segreti ed altri esponenti di apparati dello Stato, che a loro volta rispondevano delle direttive dei vertici della Loggia P2, a cui avevano giurato fedeltà.

Ebbene in questa delicata quanto lunga indagine di polizia giudiziaria, compare a più riprese il nome di un valente investigatore andriese, il Capitano della Guardia di Finanza Cataldo (Aldo per gli amici) Sgarangella. L'ufficiale delle Fiamme Gialle, nato ad Andria, è in servizio al Nucleo polizia economico finanziaria, quale Comandante la sezione reati societari e fallimentari.
Come dicevamo un lungo e tormentato caso di intrecci di tradimenti di apparati dello Stato, come del resto altri casi giudiziari italiani, di cui si è occupata varie volte la trasmissione Report di Rai 3 e dove ha ricostruito alcune fasi dell'attività d'indagine proprio il Capitano Sgarangella.

In pratica la sentenza della corte d'Assise della città delle due torri, che ha visto la condanna di Paolo Bellini, quale quinto esecutore materiale delĺa strage (che si aggiunge ai già condannati Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini) ha individuato i mandanti, finanziatori ed organizzatori della strage (P2 ossia Lico Gelli, Umberto Ortolani, nonché Federico D'Amato, dell'ufficio Affari Riservati del Ministero degli Interni e altri). Ebbene tutto è girato intorno alla ricostruzione di un pizzino sequestrato a Gelli al momento del suo arresto in Svizzera nel 1981 sul quale erano annotati dei movimenti finanziari. La ricostruzione che ha operato il Capitano Sgarangella con il suo team, riferito in aula d'assise nel corso delle lunghe udienze (come peraltro ampiamente riportata nella sentenza suddetta dove il nome dell'ufficiale delle Fiamme Gialle viene varie volte menzionato) ha evidenziato che Gelli e Ortolani (esponenti di spicco della P2, loggia deviata della massoneria italiana) utilizzando somme di una provvista di 15 mln di dollari distratti da Roberto Calvi dal Banco Ambrosiano (che il banchiere aveva consegnato ai due per "sistemare" alcune sue pendenze giudiziarie), aveva di fatto pagato gli esecutori materiali della strage.

Questo passaggio di denaro era avvenuto tra il 27 ed il 30 luglio del 1980, con la consegna di un mln di dollari, ossia pochi giorni prima della strage, nonché pagato con altri 850 mila dollari a Federico D'Amato (con pagamenti avvenuti estero su estero). L'individuazione e la ricostruzione essi detti flussi e la loro riconducibilità alla strage di Bologna è stata oltremodo difficile, non solo per il fatto che erano stati utilizzati conti cifrati e prestanome ma anche per il lungo tempo trascorso. Per fortuna, anche in questo caso la Giustizia, sia pure con anni ed anni trascorsi dal compimento di quest'atto esecrabile, è riuscita a fare luce su aspetti contorti e di difficile emersione, grazie all'abnegazione e dedizione di autentici servitori dello Stato.