"Liberi di Parlare": il nuovo progetto di Migrantes dedicato ai detenuti stranieri
Al via lunedì 28 gennaio il nuovo servizio voluto dall’Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria
venerdì 25 gennaio 2019
4.14
Dopo l'avvio del primo corso d'Italiano L2 per donne migranti, lo scorso novembre 2018, prende avvio, lunedì 28 gennaio 2019, il corso d'Italiano L2, per detenuti stranieri, "Liberi di parlare". Questo nuovo servizio voluto dall'Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria è nato grazie alla collaborazione fra l'Ufficio Migrantes, l'Associazione di Volontariato Salah, che opera nel territorio della Bat ed ha come finalità servizi di prossimità e cura rivolti alle persone, attività di promozione e sensibilizzazione dei diritti umani, sociali e civili e la Casa Circondariale di Trani.
Un progetto che ha visto una lunga gestazione e grazie al quale ora i detenuti stranieri del carcere di Trani, potranno usufruire di un corso di lingua italiana L2, tenuto da docenti specializzati, in modo da favorire l'inclusione socio-linguistica sia durante il periodo detentivo, che una volta scontata la pena. Durata del servizio/progetto: 60 ore in totale. Lezioni da 2 ore per 2 volte a settimana, per 15 settimane.
I detenuti stranieri vivono quello che gli studiosi chiamano "surplus di sofferenza", ossia un'ulteriore debolezza rispetto agli autoctoni, dovuta alle difficoltà linguistiche che incontrano. Per difficoltà linguistiche intendiamo la faticosa comunicazione con gli agenti, con gli operatori penitenziari, con gli psicologi, con i medici, con detenuti italofoni o di altra lingua, a cui si aggiunge la mancata comprensione dei sistemi normativi, l'ignoranza circa i propri diritti e così via. Per questo motivo, ci siamo sentiti in dovere d'intervenire.
Obiettivo generale del progetto è insegnare ai detenuti stranieri l'italiano di base scritto e parlato e con questo, avvicinarli ai nostri costumi e alle nostre regole, spingerli a provare a comprendere una diversa realtà sociale, a instaurare rapporti con detenuti di altra nazionalità, ad assumere un atteggiamento più aperto e collaborativo.
Un corso che terrà un occhio puntato sull'aspetto riabilitativo della pena, e che sarà dunque anche orientamento e percorso di conoscenza dell'Italia, sia dal punto di vista linguistico che di educazione alla cittadinanza. La burocrazia dei servizi, del mercato del lavoro e della formazione è il passaggio più difficile per chi, come i migranti, vede nell'Italia una nuova possibilità.
Come è noto da tempo, ormai, il nostro l'Ufficio Migrantes, nello spirito di servizio evangelico e umano alle persone, si occupa di accoglienza degli stranieri, presenti sul territorio.
Nostro proposito esplicito è affrontare tutte le sfide che presenta il difficile processo d'integrazione dei nuovi arrivati (comunitari ed extra-comunitari), senza lasciar fuori alcuna categoria. In quest'ottica, attraverso la collaborazione con l'associazione "Salah", abbiamo voluto farci carico di una tipologia particolare come quella degli stranieri detenuti.
Come ci ha spiegato Papa Francesco, durante il suo incontro con i carcerati del Regina Coeli qualche mese fa, "la pena senza speranza non è cristiana". L'obiettivo del nostro impegno in questo caso è solo quello di dare una speranza in più di redenzione a persone. Uno strumento utile a chi, per vari motivi, ha smarrito la retta via.
Un progetto che ha visto una lunga gestazione e grazie al quale ora i detenuti stranieri del carcere di Trani, potranno usufruire di un corso di lingua italiana L2, tenuto da docenti specializzati, in modo da favorire l'inclusione socio-linguistica sia durante il periodo detentivo, che una volta scontata la pena. Durata del servizio/progetto: 60 ore in totale. Lezioni da 2 ore per 2 volte a settimana, per 15 settimane.
I detenuti stranieri vivono quello che gli studiosi chiamano "surplus di sofferenza", ossia un'ulteriore debolezza rispetto agli autoctoni, dovuta alle difficoltà linguistiche che incontrano. Per difficoltà linguistiche intendiamo la faticosa comunicazione con gli agenti, con gli operatori penitenziari, con gli psicologi, con i medici, con detenuti italofoni o di altra lingua, a cui si aggiunge la mancata comprensione dei sistemi normativi, l'ignoranza circa i propri diritti e così via. Per questo motivo, ci siamo sentiti in dovere d'intervenire.
Obiettivo generale del progetto è insegnare ai detenuti stranieri l'italiano di base scritto e parlato e con questo, avvicinarli ai nostri costumi e alle nostre regole, spingerli a provare a comprendere una diversa realtà sociale, a instaurare rapporti con detenuti di altra nazionalità, ad assumere un atteggiamento più aperto e collaborativo.
Un corso che terrà un occhio puntato sull'aspetto riabilitativo della pena, e che sarà dunque anche orientamento e percorso di conoscenza dell'Italia, sia dal punto di vista linguistico che di educazione alla cittadinanza. La burocrazia dei servizi, del mercato del lavoro e della formazione è il passaggio più difficile per chi, come i migranti, vede nell'Italia una nuova possibilità.
Come è noto da tempo, ormai, il nostro l'Ufficio Migrantes, nello spirito di servizio evangelico e umano alle persone, si occupa di accoglienza degli stranieri, presenti sul territorio.
Nostro proposito esplicito è affrontare tutte le sfide che presenta il difficile processo d'integrazione dei nuovi arrivati (comunitari ed extra-comunitari), senza lasciar fuori alcuna categoria. In quest'ottica, attraverso la collaborazione con l'associazione "Salah", abbiamo voluto farci carico di una tipologia particolare come quella degli stranieri detenuti.
Come ci ha spiegato Papa Francesco, durante il suo incontro con i carcerati del Regina Coeli qualche mese fa, "la pena senza speranza non è cristiana". L'obiettivo del nostro impegno in questo caso è solo quello di dare una speranza in più di redenzione a persone. Uno strumento utile a chi, per vari motivi, ha smarrito la retta via.