Lafiandra (CL): "Il dolore ed il senso della vita"

Gli ultimi, drammatici avvenimenti di cronaca hanno riproposto questa costante domanda

domenica 9 settembre 2018 8.22
Ospitiamo una interessante riflessione da parte di Francesco Lafiandra, del gruppo di Comunione e Liberazione di Andria.

"Dopo la catastrofe di Genova, in questi giorni la tragica scomparsa del giovane Giuseppe, vittima del mortale incidente a Corfù, ha risvegliato prepotentemente in ciascuno di noi la domanda sul dolore e sul senso della vita.
Personalmente, ho trovato di grande conforto e aiuto riguardare il video dell'incontro di presentazione della mostra "C'è qualcuno che ascolta il mio grido? -Giobbe e l'enigma della sofferenza", allestita, dal 19 al 25 agosto, nei padiglioni della Fiera di Rimini, in occasione del Meeting per l'Amicizia fra i popoli.
Ospiti della giornalista RAI Monica Maggioni, sono intervenuti tre testimoni di eccezione: Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione; Mario Melazzini, direttore di Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco; Salvatore Natoli, filosofo, già ordinario di Filosofia Teoretica all'Università degli Studi di Milano.
Il comunicato diramato dall' ufficio stampa del Meeting, al termine dell'incontro, parla di un viaggio nel dolore umano, dalle sventure di Giobbe, uomo "della terra di Uz", fino alle grandi tragedie del Novecento, l'Olocausto innanzitutto. Un viaggio alla ricerca del "perché" del dolore e del male del mondo, dell'atteggiamento degli uomini e della loro responsabilità, della risposta che a questo male, a questo dolore gli uomini sono stati capaci di dare. Fino alle conclusioni presentate dagli ospiti.

Carrón e Melazzini hanno parlato della vicinanza di un Dio che esiste e che può aiutare in tutto. "Un Dio verso il quale - ha affermato Carrón - in Giobbe come in Gesù e in tanti altri cristiani non ha vinto il sospetto, ma la familiarità nata da una esperienza di amore e di bene sperimentata nel tempo".Il laico Natoli si è richiamato ai discepoli di Emmaus, che non avevano riconosciuto Gesù risorto: "Ma siccome si faceva sera, gli chiesero di restare con loro e lo riconobbero quando spezzò il pane: per un laico come me non c'è altro modo di esperire Dio".
Al dottor Melazzini, malato di Sla dal 2003, il compito di testimoniare la sua esperienza di Giobbe del XXI secolo. Aveva tutto, fama e successo professionale, finché non è arrivata la diagnosi spietata della malattia inesorabile. Cominciò a rinchiudersi in sé, ad isolarsi fino a decidere di farla finita, quando un amico gesuita gli regalò la Bibbia con un segnalibro all'inizio del libro di Giobbe. Da quella lettura, la lenta consapevolzza che la malattia fa parte della vita, non come una punizione, bensì "come un valore aggiunto. Perché prima Ti conoscevo per sentito dire, ora Ti ho incontrato". "In ognuno di noi c'è Giobbe - ha concluso Melazzini -. Poniamoci domande e aspettiamo la risposta di un Dio che c'è e può aiutare in tutto".
"L'imponente presenza che Dio rivela a Giobbe è solo l'inizio - ha approfondito Carrón -. Quella presenza, che aveva fatto ogni cosa, doveva evolversi fino a diventare carne in Cristo. Il rapporto di Gesù con il Padre era così potente che il male non è riuscito a scalfirlo, neanche quando quel calice non è passato oltre. Gesù ha sofferto come noi, Dio non gli ha risparmiato nulla, ma lui non se n'è staccato, e così "può accompagnarci nel nostro percorso umano" .
Consapevole di quanto sia forse riduttivo riassumere in poche righe una conversazione di indicibile ricchezza e spessore, mi permetto di suggerire a tutti la visione integrale dell'evento, reperibile sul canale YouTube del Meeting di Rimini 2018 (qui il link.https://it.clonline.org/news/attualit%C3%A0/2018/08/20/il-video-del-dialogo-con-carr%C3%B3n-natoli-e-melazzini)", conclude il suo intervento Francesco Lafiandra di Comunione e Liberazione, Andria