La "vera immagine" di alcune associazioni di volontariato

Il terzo Settore e le false no-profit

martedì 30 maggio 2017 14.30
A cura di Riccardo Di Pietro
Una realtà fin troppo nota in Italia: quella delle associazioni no-profit che svolgono attività commerciali e di servizi.
Si tratta in sostanza di sodalizi che hanno celati i loro veri intenti: mascherate da associazioni di volontariato, di fatto nascono con l'obiettivo di generare profitto. Il modo di generarlo, non è quello disciplinato dalle regole che rispetta l'ordinamento democratico. Nella maggior parte dei casi registrarsi come associazione è solo un escamotage per aggirare l'imposizione fiscale. E' sufficiente inserire nell'oggetto sociale una voce con un nobile fine, come ad esempio "l'associazione ha lo scopo dell'organizzazione del tempo libero dei propri associati, attraverso l'offerta di una vasta gamma di giochi" per aprire una comune sala giochi, o ancora "l'associazione si propone di valorizzare la formazione psicofisica dell'uomo", ed ecco trovarsi una palestra ecc…

La legge 106 del 6 giugno 2016 va a regolamentare questa tipologia di associazioni "no profit". " Non fanno parte del Terzo settore le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche". Tale legge ha quindi sollevato lo Stato da diverse incombenze, al fine di migliorare il servizio pubblico, spesso utilizzato per mascherare delle vere e proprie attività commerciali, sfruttando le agevolazione fiscali.
Per la fascia sempre più nutrita dei nuovi consumatori, le associazioni no-profit rappresentano l'ancora di salvezza di una società alla deriva, sempre più corrotta dalla fame di potere e di denaro. Il concetto stesso di associazione è fallace nei gruppi culturali, secondo il diritto sancito dall'art. 18 della Costituzione italiana, "I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge", per cui la domanda che dovremmo porci é: "Queste associazioni promuovono realmente un associazionismo democratico, in questi posti vi è un vero spirito culturale?".

In molte realtà la figura del "Presidente" si presenta come quella di "Manager con poteri assoluti" andando oltre le norme del Codice civile secondo il quale: "al presidente dell'associazione spetta la direzione dell'ente e il compito di realizzare e dirigere le attività previste e votate dal Consiglio Direttivo o dall'assemblea dei soci", è necessario sottolineare che nelle associazioni l'organo decisionale è il Consiglio Direttivo, di cui il presidente è uno dei componenti. Quest'ultimo, non può quindi prendere decisioni da solo.

La crisi economica ha imposto alcune priorità. Sono oramai poche le persone che, a causa delle difficoltà economiche, possono dedicare il loro tempo agli altri, a cause nobili, senza avere alcun ritorno economico o addirittura rimettendoci di tasca propria. Spesso alcuni lo fanno dietro promesse di false aspettative, riconoscimenti e illusioni. Ma se è vero che in tempo di crisi con il volontariato non ci si sostiene, le false associazioni no-profit di certo non aiutano.
In questa giungla di no-profit, tra associazioni ed enti caritatevoli si contano oltre 300 mila istituzioni e organizzazioni, quasi un milione di lavoratori e 4 milioni e 700 mila volontari. Un italiano su dieci, infatti, dedica il proprio tempo libero ad aiutare anziani, guidare mezzi di soccorso, servire pasti alla mensa dei poveri, offrire sevizi di tutela ecc.., rimpiazzando e completando il sistema del welfare del nostro Paese, in perenne affanno. Una situazione di cui primo o poi si dovrà venirne a capo, stabilendo regole certe non più elusive, ma nell'interesse della collettività.