La tecnologia cambierà la chemioterapia. Lo racconta Carlo Matera, l’andriese ricercatore a Barcellona
«Gli scienziati italiani all’estero godono di grande stima. Peccato che l’Italia investa ancora poco nella ricerca scientifica»
martedì 22 gennaio 2019
Una chemioterapia che agisca solo sul tumore senza danneggiare il resto del corpo? Un giorno potrebbe essere realtà, grazie alla progettazione di farmaci controllati dalla luce. Questo stanno studiando i ricercatori dell'Institute for Bioengineering of Catalonia, a Barcellona, tra cui dal luglio 2015 c'è anche un andriese.
Si tratta di Carlo Matera che, dopo essersi diplomato al Liceo scientifico "Riccardo Nuzzi" di Andria, ha intrapreso una brillante carriera universitaria laureandosi in "Chimica e Tecnologia Farmaceutiche" e portando a termine un dottorato di tre anni in "Chimica del Farmaco" a Milano.
Il ricercatore andriese, che durante il suo dottorato di ricerca in Italia si era occupato dello sviluppo di molecole attive a livello del sistema nervoso centrale, ha cercato una nuova opportunità in Spagna per allargare le proprie conoscenze nel campo della ricerca farmacologica.
«Qui a Barcellona, con la guida del prof. Pau Gorostiza, progettiamo potenziali nuovi farmaci fotomodulabili, ovvero in grado di cambiare struttura, e di conseguenza attività, in funzione della lunghezza d'onda della luce con la quale vengono illuminati – spiega Carlo Matera-. L'idea è che un domani farmaci di questo tipo possano essere assunti dal paziente in forma inattiva per essere poi successivamente attivati in maniera controllata esclusivamente a livello dei tessuti "malati" attraverso un fascio di luce, ovvero con un mezzo non invasivo per il nostro organismo.
Nelle zone non illuminate la molecola del farmaco dovrebbe poi idealmente ritornare nella sua forma inattiva in maniera spontanea, grazie ad un processo chiamato rilassamento termico. Questo potrebbe permettere in molti casi di eliminare o almeno ridurre gli effetti collaterali derivanti da un'azione indesiderata del farmaco in aree non malate. Alcuni tra i possibili campi di applicazione di questa strategia sono la chemioterapia per il cancro, i trattamenti per il recupero parziale della vista nei casi di degenerazione maculare e le terapie per i disturbi cardiaci, per citarne alcuni».
«Il mio team è composto da 10 ricercatori – ha affermato –, di cui ben cinque sono italiani. Questo evidenzia la grande stima di cui gode la nostra preparazione all'estero. Peccato che in Italia i governi investano ancora poco nella ricerca accademica, spesso sostenuta principalmente da enti e fondazioni privati.
Non mi ritengo un cervello in fuga. Sono partito per potermi migliorare e, alla fine di questo percorso, spero di tornare in Italia per riportare a casa le conoscenze acquisite… oltre che per ragioni affettive».
Per approfondire:
http://www.ibecbarcelona.eu/nanoprobes
https://pubs.acs.org/doi/10.1021/jacs.8b08249
https://chemrxiv.org/articles/Control_of_Cardiac_Function_in_vivo_with_a_Light-Regulated_Drug/7472174
Si tratta di Carlo Matera che, dopo essersi diplomato al Liceo scientifico "Riccardo Nuzzi" di Andria, ha intrapreso una brillante carriera universitaria laureandosi in "Chimica e Tecnologia Farmaceutiche" e portando a termine un dottorato di tre anni in "Chimica del Farmaco" a Milano.
Il ricercatore andriese, che durante il suo dottorato di ricerca in Italia si era occupato dello sviluppo di molecole attive a livello del sistema nervoso centrale, ha cercato una nuova opportunità in Spagna per allargare le proprie conoscenze nel campo della ricerca farmacologica.
«Qui a Barcellona, con la guida del prof. Pau Gorostiza, progettiamo potenziali nuovi farmaci fotomodulabili, ovvero in grado di cambiare struttura, e di conseguenza attività, in funzione della lunghezza d'onda della luce con la quale vengono illuminati – spiega Carlo Matera-. L'idea è che un domani farmaci di questo tipo possano essere assunti dal paziente in forma inattiva per essere poi successivamente attivati in maniera controllata esclusivamente a livello dei tessuti "malati" attraverso un fascio di luce, ovvero con un mezzo non invasivo per il nostro organismo.
Nelle zone non illuminate la molecola del farmaco dovrebbe poi idealmente ritornare nella sua forma inattiva in maniera spontanea, grazie ad un processo chiamato rilassamento termico. Questo potrebbe permettere in molti casi di eliminare o almeno ridurre gli effetti collaterali derivanti da un'azione indesiderata del farmaco in aree non malate. Alcuni tra i possibili campi di applicazione di questa strategia sono la chemioterapia per il cancro, i trattamenti per il recupero parziale della vista nei casi di degenerazione maculare e le terapie per i disturbi cardiaci, per citarne alcuni».
«Il mio team è composto da 10 ricercatori – ha affermato –, di cui ben cinque sono italiani. Questo evidenzia la grande stima di cui gode la nostra preparazione all'estero. Peccato che in Italia i governi investano ancora poco nella ricerca accademica, spesso sostenuta principalmente da enti e fondazioni privati.
Non mi ritengo un cervello in fuga. Sono partito per potermi migliorare e, alla fine di questo percorso, spero di tornare in Italia per riportare a casa le conoscenze acquisite… oltre che per ragioni affettive».
Per approfondire:
http://www.ibecbarcelona.eu/nanoprobes
https://pubs.acs.org/doi/10.1021/jacs.8b08249
https://chemrxiv.org/articles/Control_of_Cardiac_Function_in_vivo_with_a_Light-Regulated_Drug/7472174