La poetica dell'assenza da Carmelo Bene a Matteo Salvatore.

Conferenza all'Officina S.Domenico in occasione della Giornata mondiale del teatro.

mercoledì 22 marzo 2017 11.37
A cura di Riccardo Di Pietro
In occasione della Giornata mondiale del teatro, l'Associazione di promozione sociale L'Altrove organizza una conferenza intitolata "La poetica dell'assenza da Carmelo Bene a Matteo Salvatore", durante la quale interverrà il prof. Onofrio Romano che dialogherà con Giovanni Lullo, Presidente dell'Associazione L'Altrove. La conferenza si terrà il 24 marzo, alle ore 19.30, presso il Laboratorio Urbano Officina San Domenico (Via Sant'Angelo dei Meli n. 36, Andria – Centro storico).
La Giornata Mondiale del Teatro è stata creata a Vienna nel 1961 durante il IX Congresso mondiale dell'Istituto Internazionale del Teatro su proposta di Arvi Kivimaa a nome del Centro Finlandese. Dal 27 marzo 1962, la Giornata Mondiale del Teatro è celebrata in centinaia di paesi nel mondo. Per quest'anno l'Associazione L'Altrove ha voluto dedicare in vista di tale occasione un momento di analisi e studio dedicato alla "poetica dell'assenza" nell'ambito teatrale e artistico così come la intende il prof. Onofrio Romano.
Onofrio Romano è professore associato di Sociologia generale presso il Dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Bari. Tra i suoi scritti The Sociology of Knowledge in a Time of Crisis. Challenging the Phantom of Liberty. (Routledge Studies in Social and Political Thought), New York and London: Routledge, Taylor and Francis Group, (2014); Bari della riforma. Sistema di governo e Beni Collettivi Locali in un comune della Seconda Repubblica, Roma: Aracne Editrice, (2012); In odore di sanità. La governance della salute in Puglia, Barletta: Cafagna Editore, (2012); La Fabbrica di Nichi. Comunità e politica nella postdemocrazia, Roma-Bari: Laterza, (2011).
Il tema della "poetica dell'assenza" è storicamente legato alla Puglia «allenata ad essere al contempo dominata da un centro e distante da ogni centro, dal potere, dalle grandi civiltà. Questa condizione liminare è alla base della costituzione anti-identitaria del popolo che vi risiede, ovverosia di un'antropologia dell'assenza» scrive il prof. Romano in un suo articolo intitolato Poetica del tacco. «Alcuni artisti pugliesi, alcuni operatori dell'immaginario hanno saputo attraversare l'antropologia dell'assenza in maniera magistrale, ponendola alla base della loro poetica. Si pensi a come è nata la carriera di chansonnier di Matteo Salvatore. Il regista Peppino De Santis gli mette in mano un registratore e lo manda nel foggiano a caccia di fantomatiche "canzoni popolari". Ma i frequentatori di cantine non riescono a cantargli nemmeno uno straccio di nenia pugliese, così Salvatore quelle canzoni se le inventa e le spaccia a De Santis per patrimonio dell'autentica tradizione pugliese. [...] Con Carmelo Bene ed Enrico Panunzio, la poetica dell'assenza non è più una mera strategia di resistenza periferica. L'apofasia di Panunzio e il depensamento di Bene – "tecniche" incredibilmente coincidenti, sebbene partorite in contesti differenti – rodono alla radice i modelli testuali della grande letteratura d'Occidente, rivelandone il fondo inorganico, le impasse, i paradossi, i motivi d'insostenibilità. Questa radice tragica dischiude la visione di una forma di vita più sontuosa, aliena a ogni impresa di valorizzazione e accomodata nella beatitudine del mero stare in terra. Cicale di Puglia, diremmo, con buona pace di Tommaso Fiore».