La Chiesa di Andria in preghiera per il 70° anniversario del Pio transito di mons. Di Donna
Ieri sera la celebrazione eucaristica in Cattedrale, presente anche una delegazione della città di Rutigliano
martedì 4 gennaio 2022
10.02
La Chiesa di Andria si è riunita in preghiera ieri sera, nella Chiesa Cattedrale, per celebrare il 70° anniversario del Pio transito del Venerabile mons. Giuseppe Di Donna, vescovo diocesano del secondo dopoguerra ricordato per le sue virtù umane e spirituali a servizio della comunità in un periodo molto complesso. La celebrazione eucaristica presieduta dal nostro vescovo Mons. Luigi Mansi è stata concelebrata da Padre Luigi Buccarello, generale dell'Ordine dei Trinitari insieme ad alcuni religiosi trinitari, tra i quali Padre Francesco Prontera e Padre Max proveniente dal Madagascar, e da un folto gruppo di sacerdoti di Rutigliano assieme a tanti sacerdoti del clero diocesano. Presente anche S. E. Mons. Giuseppe Favale, Vescovo della diocesi di Conversano-Monopoli, nella cui giurisdizione è compresa la città di Rutigliano, luogo di nascita di Mons. Di Donna.
Hanno preso parte alla celebrazione le autorità civili: il sindaco di Andria, Avv. Giovanna Bruno, accompagnata dagli assessori Pasquale Colasuonno e Danela Di Bari con il neo Comandante della Polizia locale di Andria il dott. Francesco Capogna, il sindaco di Rutigliano, dott. Giuseppe Valenzano, il vicesindaco di Canosa di Puglia, ing. Francesco Sanluca. Erano presenti con il tenente Pietro Zona della Compagnia Carabinieri di Andria e i Carabinieri in alta uniforme, nel ricordo grato al venerabile, il quale diede soccorso ai carabinieri sequestrati duranti i moti di Andria nel secondo dopoguerra. Un ringraziamento è stato quindi rivolto al comandante provinciale BAT dell'Arma dei Carabinieri Colonnello Alessandro Andrei, Al Tenente Colonnello Pasquale De Corato ed al Capitano Domenico Montalto, della Compagnia di Andria.
Nell'omelia, mons. Mansi ha ricordato così il Venerabile: "Da Pastore zelante non ha mai fatto mancare il servizio al Vangelo, prima come missionario in Madagascar e poi come Pastore della Chiesa di Andria. I tempi nei quali operò mons. Di Donna erano profondamente diversi dai nostri, allora lui si è misurato con le devastazioni provocate dalla guerra, di tante famiglie di questa città. Oggi viviamo tempi non meno difficili, per le devastazioni che il tempo della pandemia sta ancora portando alla società intera. Guardando alla figura del Venerabile, tutti riceviamo i segni di una fede indomita e di un impegno apostolico senza misura a servizio del Vangelo e della vita della gente. Un impegno che per noi è segno e modello di come oggi siamo chiamati a rispondere al travaglio che i tempi ci chiedono di attraversare. L'eredità che mons. Di Donna ha lasciato alla sua Chiesa è un corredo di virtù umane, cristiane e sacerdotali dall'infinita ricchezza. La virtù che più eccelle, a mio parere, è la perseveranza nell'attraversare tempi difficili. La sua fede, unita a una solida fiducia nella provvidenza, gli permise di seguire con vigile e premurosa attenzione i complessi eventi legati alle ricadute della guerra. Amava e serviva la sua gente con tutto se stesso, e con la sua umiltà si spese totalmente, sin dall'inizio del ministero sacerdotale, per modellare sul Vangelo il gregge a lui affidato dal Divino Pastore. Di fronte al deterioramento del tessuto sociale provocato dalla Seconda Guerra Mondiale, egli seppe infondere fiducia e speranza in un futuro da ricostruire con il contributo generoso da parte di tutti. Anche noi, oggi, abbiamo bisogno di riscoprire la virtù evangelica della perseveranza".
Nato a Rutigliano (Bari) il 23 agosto 1901, all'età di 11 anni Giuseppe Di Donna entrò nell'Ordine Trinitario; nel 1916 fu inviato a Livorno per il noviziato, in seguito a Roma per lo studio della filosofia e della teologia presso il Collegio S. Crisogono, frequentando contemporaneamente l'Università Gregoriana. Il 18 maggio 1924 fu ordinato sacerdote e il 4 giugno 1926 partì da Roma alla volta del Madagascar, con destinazione Miarinarivo. Le cronache rivelano un'intensa attività apostolica con numerose opere civili e religiose a favore della popolazione locale. Nel 1939 Papa Pio XII lo nominò Vescovo di Andria: ordinato a Roma il 31 marzo 1940, fece il suo ingresso in diocesi il 5 maggio successivo. Il ministero episcopale di mons. Di Donna durò 12 anni e si concluse con la morte prematura il 2 gennaio 1952 per una neoplasia polmonare. I fedeli parteciparono in massa ai funerali pregando mons. Di Donna come "santo". Nel 2008, Papa Benedetto XVI ha dichiarato Venerabile il compianto Vescovo.
Hanno preso parte alla celebrazione le autorità civili: il sindaco di Andria, Avv. Giovanna Bruno, accompagnata dagli assessori Pasquale Colasuonno e Danela Di Bari con il neo Comandante della Polizia locale di Andria il dott. Francesco Capogna, il sindaco di Rutigliano, dott. Giuseppe Valenzano, il vicesindaco di Canosa di Puglia, ing. Francesco Sanluca. Erano presenti con il tenente Pietro Zona della Compagnia Carabinieri di Andria e i Carabinieri in alta uniforme, nel ricordo grato al venerabile, il quale diede soccorso ai carabinieri sequestrati duranti i moti di Andria nel secondo dopoguerra. Un ringraziamento è stato quindi rivolto al comandante provinciale BAT dell'Arma dei Carabinieri Colonnello Alessandro Andrei, Al Tenente Colonnello Pasquale De Corato ed al Capitano Domenico Montalto, della Compagnia di Andria.
Nell'omelia, mons. Mansi ha ricordato così il Venerabile: "Da Pastore zelante non ha mai fatto mancare il servizio al Vangelo, prima come missionario in Madagascar e poi come Pastore della Chiesa di Andria. I tempi nei quali operò mons. Di Donna erano profondamente diversi dai nostri, allora lui si è misurato con le devastazioni provocate dalla guerra, di tante famiglie di questa città. Oggi viviamo tempi non meno difficili, per le devastazioni che il tempo della pandemia sta ancora portando alla società intera. Guardando alla figura del Venerabile, tutti riceviamo i segni di una fede indomita e di un impegno apostolico senza misura a servizio del Vangelo e della vita della gente. Un impegno che per noi è segno e modello di come oggi siamo chiamati a rispondere al travaglio che i tempi ci chiedono di attraversare. L'eredità che mons. Di Donna ha lasciato alla sua Chiesa è un corredo di virtù umane, cristiane e sacerdotali dall'infinita ricchezza. La virtù che più eccelle, a mio parere, è la perseveranza nell'attraversare tempi difficili. La sua fede, unita a una solida fiducia nella provvidenza, gli permise di seguire con vigile e premurosa attenzione i complessi eventi legati alle ricadute della guerra. Amava e serviva la sua gente con tutto se stesso, e con la sua umiltà si spese totalmente, sin dall'inizio del ministero sacerdotale, per modellare sul Vangelo il gregge a lui affidato dal Divino Pastore. Di fronte al deterioramento del tessuto sociale provocato dalla Seconda Guerra Mondiale, egli seppe infondere fiducia e speranza in un futuro da ricostruire con il contributo generoso da parte di tutti. Anche noi, oggi, abbiamo bisogno di riscoprire la virtù evangelica della perseveranza".
Nato a Rutigliano (Bari) il 23 agosto 1901, all'età di 11 anni Giuseppe Di Donna entrò nell'Ordine Trinitario; nel 1916 fu inviato a Livorno per il noviziato, in seguito a Roma per lo studio della filosofia e della teologia presso il Collegio S. Crisogono, frequentando contemporaneamente l'Università Gregoriana. Il 18 maggio 1924 fu ordinato sacerdote e il 4 giugno 1926 partì da Roma alla volta del Madagascar, con destinazione Miarinarivo. Le cronache rivelano un'intensa attività apostolica con numerose opere civili e religiose a favore della popolazione locale. Nel 1939 Papa Pio XII lo nominò Vescovo di Andria: ordinato a Roma il 31 marzo 1940, fece il suo ingresso in diocesi il 5 maggio successivo. Il ministero episcopale di mons. Di Donna durò 12 anni e si concluse con la morte prematura il 2 gennaio 1952 per una neoplasia polmonare. I fedeli parteciparono in massa ai funerali pregando mons. Di Donna come "santo". Nel 2008, Papa Benedetto XVI ha dichiarato Venerabile il compianto Vescovo.