L'omelia di Mons. Luigi Mansi nella solennità di Maria SS. Madre di Dio
Questa mattina la S. Messa nella Chiesa Cattedrale di Andria. Letture: Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
venerdì 1 gennaio 2021
13.17
Il Vangelo della Natività, lo abbiamo già sentito alla messa della notte di Natale e poi alla messa del mattino; lo risentiamo a distanza di una settimana. Sembriamo proprio come bambini incantati che si fermano davanti al presepio e non staccano gli occhi da quella scena che misteriosamente attrae, e stupisce. Il testo ci ripresenta quella parte del racconto della Natività che vede come protagonisti i pastori e Maria. Saranno essi che, ancora una volta, ci guideranno nella nostra riflessione, oggi.
Innanzitutto i pastori: la loro azione viene indicata con alcuni verbi. Il testo ci ha detto che "andarono senza indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino e dopo averlo visto riferirono tutto". Ecco, allora, i verbi dei pastori che oggi diventano i nostri verbi. Il primo: andarono senza indugio. Ecco, la fede è un andare, è un mettersi in cammino, è un uscire da casa e andare verso un'altra casa, sarà la Chiesa la domenica, il luogo di lavoro tutti i giorni, l'incontro con gli altri, per i ragazzi e i giovani nella scuola, nel gioco. La fede è un andare, non possiamo vivere la fede da addormentati, come se vivessimo di rendita. La fede è un andare senza indugio e invece, diciamolo pure, molto spesso la nostra fede, è diventata pigra, che si accontenta di riciclare l'usato.
Andarono senza indugio e "trovarono", ecco l'altro verbo: trovarono Maria, Giuseppe e il bambino, come avevano detto gli angeli. La fede è un andare, la fede è un trovare. Trovare che cosa? Trovare la perla preziosa. Vi ricordate quella bella pagina del Vangelo, in cui si dice che un mercante andava in cerca di perle preziose? Andava in cerca: l'ansia della ricerca! E un giorno trova una perla preziosa mai vista prima. E cosa fa? Va, vende tutto con gioia e va a comprare quel campo dove aveva visto la perla preziosa. Chi è il credente? É uno che cerca, che trova, Gesù, come perla preziosa della sua vita.
Andarono e trovarono e dopo averlo visto, riferirono delle cose che avevano visto e udito. Riferirono: ecco il terzo verbo della fede. Andare, trovare, riferire! La fede non rimane dentro di noi, non è come un bel portafoglio carico che ci mettiamo in tasca e custodiamo gelosamente. La fede è un riferire, un trasmettere, un passar voce, un annuncio; la fede è testimonianza, è missione, la fede è servizio, è dono. Riferirono tutto ciò che del bambino avevano udito e visto. Noi ogni volta che usciamo da questa Chiesa, dall'incontro col Signore dobbiamo essere come i pastori, dobbiamo riferire, dobbiamo trasmettere qualcosa di ciò che abbiamo visto e udito. Se non riferiamo niente, allora vuol dire che il nostro incontro col Signore è stato inutile, siamo venuti, convinti di aver fatto il nostro dovere e niente di più.
Ed ecco allora la seconda figura, prima i pastori, poi in un crescendo Maria. Maria, ci ha detto il testo, da parte sua serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. Oggi nella liturgia noi celebriamo la maternità divina di Gesù, quindi il nostro sguardo, mentre è diretto al bambino, si dirige anche a Maria, la madre di Gesù per contemplare questo mistero grande che, al solo pensarci, ci vengono le vertigini: il Figlio di Dio che prende forma umana nel grembo di una donna, esattamente come accade per tutti i bambini che vengono in questo mondo.
Negli anni in cui son stato parroco, è capitato più di una volta di aver fatto visita in una famiglia dove c'era un bambino appena nato, di uno o due giorni. É veramente un'emozione, un fiorellino, piccolissimo e pensavo: ma guarda, così doveva essere Gesù Bambino, piccolissimo! E uno si intenerisce, certo, si commuove a vedere il prodigio della vita, ma poi, quanto di più uno si deve commuovere, quando pensa che anche Dio è venuto al mondo così, attraverso la strada della povertà, della semplicità, della piccolezza; l'infinitamente grande si è fatto infinitamente piccolo: Tutto il contrario di noi che siamo piccoli, siamo niente e ci facciamo grandi e ci montiamo la testa e crediamo di essere dei padreterni; il Padreterno che si fa uomo e l'uomo che si crede un padreterno. Vedete un po' il mistero del Natale!
Noi dobbiamo imitare questo atteggiamento della Vergine Madre. La fede che nei pastori è cammino, ricerca, incontro, missione, in Maria è contemplazione, meditazione, preghiera, stupore. Maria meditava tutte queste cose, serbandole nel suo cuore: non le capiva appieno, non le poteva mai capire e tuttavia era lì in contemplazione, serbava; sarebbe arrivato per lei il giorno in cui avrebbe capito tutto, ma intanto lei, pur senza capire, era lì in adorazione, stupita, meravigliata del mistero che si compiva in lei.
Noi dobbiamo affidare alla Santa Vergine, Madre di Dio e Madre nostra, i pensieri, i progetti, le nostre trepidazioni all'inizio di un nuovo anno. Speriamo di venir fuori da un tempo veramente difficile e pieno di tante angosce, Si apre un anno e sentiamo il bisogno di sentirci benedetti, accompagnati dalla mano benedicente di Dio. In questi giorni una delle parole che ripetiamo più spesso è: auguri! Ecco, nella parola di oggi, Dio ci fa gli auguri, ci tende la mano, ce la stringe forte e ci dice: "Auguri! Io sono con voi! Coraggio, non siete soli, andate avanti, lottate per il bene, lottate per la pace, non vi preoccupate, anche nei momenti in cui accuserete stanchezza per le difficoltà, le sconfitte non abbiate mai paura, io sono con voi.
La benedizione della prima lettura è davvero l'augurio di Dio che sentiamo vibrare sulla nostra pelle: riascoltiamola: il Signore ti benedica e ti protegga, il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio, il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. È il dono che davvero invochiamo dal Signore, certo, con occhi bassi, perché sappiamo che questo grande dono noi molto spesso lo abbiamo sciupato e smarrito con i nostri propositi, con le nostre parole, con le nostre azioni prive di bene. Ci presentiamo al Signore a chiedere questo grande dono per noi, per le nostre famiglie, per la nostra società e per il mondo intero: la pace.
Il Signore ci conceda pace!
Innanzitutto i pastori: la loro azione viene indicata con alcuni verbi. Il testo ci ha detto che "andarono senza indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino e dopo averlo visto riferirono tutto". Ecco, allora, i verbi dei pastori che oggi diventano i nostri verbi. Il primo: andarono senza indugio. Ecco, la fede è un andare, è un mettersi in cammino, è un uscire da casa e andare verso un'altra casa, sarà la Chiesa la domenica, il luogo di lavoro tutti i giorni, l'incontro con gli altri, per i ragazzi e i giovani nella scuola, nel gioco. La fede è un andare, non possiamo vivere la fede da addormentati, come se vivessimo di rendita. La fede è un andare senza indugio e invece, diciamolo pure, molto spesso la nostra fede, è diventata pigra, che si accontenta di riciclare l'usato.
Andarono senza indugio e "trovarono", ecco l'altro verbo: trovarono Maria, Giuseppe e il bambino, come avevano detto gli angeli. La fede è un andare, la fede è un trovare. Trovare che cosa? Trovare la perla preziosa. Vi ricordate quella bella pagina del Vangelo, in cui si dice che un mercante andava in cerca di perle preziose? Andava in cerca: l'ansia della ricerca! E un giorno trova una perla preziosa mai vista prima. E cosa fa? Va, vende tutto con gioia e va a comprare quel campo dove aveva visto la perla preziosa. Chi è il credente? É uno che cerca, che trova, Gesù, come perla preziosa della sua vita.
Andarono e trovarono e dopo averlo visto, riferirono delle cose che avevano visto e udito. Riferirono: ecco il terzo verbo della fede. Andare, trovare, riferire! La fede non rimane dentro di noi, non è come un bel portafoglio carico che ci mettiamo in tasca e custodiamo gelosamente. La fede è un riferire, un trasmettere, un passar voce, un annuncio; la fede è testimonianza, è missione, la fede è servizio, è dono. Riferirono tutto ciò che del bambino avevano udito e visto. Noi ogni volta che usciamo da questa Chiesa, dall'incontro col Signore dobbiamo essere come i pastori, dobbiamo riferire, dobbiamo trasmettere qualcosa di ciò che abbiamo visto e udito. Se non riferiamo niente, allora vuol dire che il nostro incontro col Signore è stato inutile, siamo venuti, convinti di aver fatto il nostro dovere e niente di più.
Ed ecco allora la seconda figura, prima i pastori, poi in un crescendo Maria. Maria, ci ha detto il testo, da parte sua serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. Oggi nella liturgia noi celebriamo la maternità divina di Gesù, quindi il nostro sguardo, mentre è diretto al bambino, si dirige anche a Maria, la madre di Gesù per contemplare questo mistero grande che, al solo pensarci, ci vengono le vertigini: il Figlio di Dio che prende forma umana nel grembo di una donna, esattamente come accade per tutti i bambini che vengono in questo mondo.
Negli anni in cui son stato parroco, è capitato più di una volta di aver fatto visita in una famiglia dove c'era un bambino appena nato, di uno o due giorni. É veramente un'emozione, un fiorellino, piccolissimo e pensavo: ma guarda, così doveva essere Gesù Bambino, piccolissimo! E uno si intenerisce, certo, si commuove a vedere il prodigio della vita, ma poi, quanto di più uno si deve commuovere, quando pensa che anche Dio è venuto al mondo così, attraverso la strada della povertà, della semplicità, della piccolezza; l'infinitamente grande si è fatto infinitamente piccolo: Tutto il contrario di noi che siamo piccoli, siamo niente e ci facciamo grandi e ci montiamo la testa e crediamo di essere dei padreterni; il Padreterno che si fa uomo e l'uomo che si crede un padreterno. Vedete un po' il mistero del Natale!
Noi dobbiamo imitare questo atteggiamento della Vergine Madre. La fede che nei pastori è cammino, ricerca, incontro, missione, in Maria è contemplazione, meditazione, preghiera, stupore. Maria meditava tutte queste cose, serbandole nel suo cuore: non le capiva appieno, non le poteva mai capire e tuttavia era lì in contemplazione, serbava; sarebbe arrivato per lei il giorno in cui avrebbe capito tutto, ma intanto lei, pur senza capire, era lì in adorazione, stupita, meravigliata del mistero che si compiva in lei.
Noi dobbiamo affidare alla Santa Vergine, Madre di Dio e Madre nostra, i pensieri, i progetti, le nostre trepidazioni all'inizio di un nuovo anno. Speriamo di venir fuori da un tempo veramente difficile e pieno di tante angosce, Si apre un anno e sentiamo il bisogno di sentirci benedetti, accompagnati dalla mano benedicente di Dio. In questi giorni una delle parole che ripetiamo più spesso è: auguri! Ecco, nella parola di oggi, Dio ci fa gli auguri, ci tende la mano, ce la stringe forte e ci dice: "Auguri! Io sono con voi! Coraggio, non siete soli, andate avanti, lottate per il bene, lottate per la pace, non vi preoccupate, anche nei momenti in cui accuserete stanchezza per le difficoltà, le sconfitte non abbiate mai paura, io sono con voi.
La benedizione della prima lettura è davvero l'augurio di Dio che sentiamo vibrare sulla nostra pelle: riascoltiamola: il Signore ti benedica e ti protegga, il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio, il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. È il dono che davvero invochiamo dal Signore, certo, con occhi bassi, perché sappiamo che questo grande dono noi molto spesso lo abbiamo sciupato e smarrito con i nostri propositi, con le nostre parole, con le nostre azioni prive di bene. Ci presentiamo al Signore a chiedere questo grande dono per noi, per le nostre famiglie, per la nostra società e per il mondo intero: la pace.
Il Signore ci conceda pace!