L'incensurato Angelo Sgaramella assolto per non aver commesso il fatto
La storia: circa un anno fa fu fermato davanti ad un terreno coltivato con Marijuana. «Voglio che nessuno abbia ombre su questa vicenda»
venerdì 19 aprile 2013
00.01
"Coltivavano oltre 100 piante di marijuana a Corato: due andriesi arrestati". Furono questi i titoli di moltissimi giornali che nel giugno scorso riportarono la notizia dell'arresto in flagranza di reato di due cittadini andriesi con l'accusa di coltivazione e detenzione di marijuana. Ma posto sbagliato e momento sbagliato hanno scosso la vita di Angelo Sgaramella, il 33enne andriese che accompagnava quel giorno di circa un anno fa un 34enne pregiudicato poi condannato in primo grado a scontare una pena di quattro anni di reclusione ed una salata multa. Angelo Sgaramella era stato condotto a sua insaputa in quel luogo in segno di fiducia ma appena giunti lì trovarono ad attenderli le forze dell'Ordine che compirono immediatamente i due arresti.
Il podere abbandonato era in contrada "San Magno" in territorio di Corato e le piantine erano collocate in vasi di terracotta e nascosti tra la folta vegetazione, ma gli uomini della Polizia erano già sulle tracce del "campo": «Ho passato due giorni in carcere e poi diciannove agli arresti domiciliari - ci dice Angelo Sgaramella - sino alla sentenza di pochi giorni fa ho avuto l'obbligo di dimora. Ora sono nuovamente un uomo libero ed ho combattuto affinchè fosse assolutamente fatta luce piena sulla vicenda». Il commerciante andriese, infatti, è stato beffato anche dalla comunicazione: dal verbale di convalida, infatti, si comprende bene che lo stesso Sgaramella era incensurato mentre in quei giorni il suo nome fu accostato al fatto che già fosse pregiudicato: «Non so come mai sia venuta fuori questa storia - ci dice Angelo - c'è stato un grande errore che ha permesso che fossi individuato come pregiudicato dalla Polizia e soprattutto che venisse fuori il mio nome completo. Ho dovuto penare molto per far comprendere la mia assoluta estraneità ai fatti. Ero lì in modo assolutamente non consapevole».
Ora lo stesso Sgaramella chiede solo di poter riabilitare la sua figura di incensurato ed uomo completamente libero anche per la giustizia. Nella sentenza del 6 aprile, infatti, si legge: «Assolve Sgaramella Angelo dal reato ascrittogli per non aver commesso il fatto; revoca la misura cautelare applicata». L'uomo, padre di famiglia, è sereno e pensa al suo lavoro ed alla sua famiglia: «Voglio che nessuno abbia ombre su questa vicenda - conclude Angelo - ho sofferto molto ma sapevo di aver ragione ed ho difeso con le unghie la mia libertà. Spero di poter raccontare a mio figlio questa storia con grande serenità».
Il podere abbandonato era in contrada "San Magno" in territorio di Corato e le piantine erano collocate in vasi di terracotta e nascosti tra la folta vegetazione, ma gli uomini della Polizia erano già sulle tracce del "campo": «Ho passato due giorni in carcere e poi diciannove agli arresti domiciliari - ci dice Angelo Sgaramella - sino alla sentenza di pochi giorni fa ho avuto l'obbligo di dimora. Ora sono nuovamente un uomo libero ed ho combattuto affinchè fosse assolutamente fatta luce piena sulla vicenda». Il commerciante andriese, infatti, è stato beffato anche dalla comunicazione: dal verbale di convalida, infatti, si comprende bene che lo stesso Sgaramella era incensurato mentre in quei giorni il suo nome fu accostato al fatto che già fosse pregiudicato: «Non so come mai sia venuta fuori questa storia - ci dice Angelo - c'è stato un grande errore che ha permesso che fossi individuato come pregiudicato dalla Polizia e soprattutto che venisse fuori il mio nome completo. Ho dovuto penare molto per far comprendere la mia assoluta estraneità ai fatti. Ero lì in modo assolutamente non consapevole».
Ora lo stesso Sgaramella chiede solo di poter riabilitare la sua figura di incensurato ed uomo completamente libero anche per la giustizia. Nella sentenza del 6 aprile, infatti, si legge: «Assolve Sgaramella Angelo dal reato ascrittogli per non aver commesso il fatto; revoca la misura cautelare applicata». L'uomo, padre di famiglia, è sereno e pensa al suo lavoro ed alla sua famiglia: «Voglio che nessuno abbia ombre su questa vicenda - conclude Angelo - ho sofferto molto ma sapevo di aver ragione ed ho difeso con le unghie la mia libertà. Spero di poter raccontare a mio figlio questa storia con grande serenità».