L'associazione andriese "La scuola è vita" scrive alla Ministra Azzolina

Il presidente Pietro Lamorte: «La didattica in presenza rischia di essere tacciata come scelta bizzarra di qualche genitore sconsiderato e negazionista»

venerdì 13 novembre 2020
L'associazione andriese "La scuola è vita", per tramite del presidente Pietro Lamorte, scrive alla Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina.

«Carissima Ministra, la ringrazio per gli sforzi, seppure tardivi, per allineare l'Italia alle scelte degli altri grandi Paesi europei, e mi riferisco a Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, dove le scuole sono aperte, nel rispetto di ogni precauzione anticovid, e la didattica a distanza rappresenta solo una soluzione estrema nella gestione di eventuali focolai di contagio.

Finalmente anche in Italia la scuola, come dovrebbe essere in ogni paese civile, viene considerata (adeguo il linguaggio a quello dei DPCM) un bene di prima necessità che non può essere consumato a domicilio.

Alla base della scelta ministeriale c'è la "santa" consapevolezza che la frequenza in presenza, soprattutto per i bambini delle scuole elementari e medie, rappresenta un momento di vita essenziale per la crescita umana, per la sfera emotiva, per la salute psicofisica che ogni bambino rischia di pregiudicare, altrimenti, nel suo percorso di sviluppo cognitivo/emozionale.

Negli ambienti scolastici, tra l'altro, tutto avviene con la massima rigidità nel rispetto dei comportamenti anti contagio, e la scuola di certo rappresenta uno degli ambienti più sicuri e controllati, dove i bambini possono interagire tra di loro senza fare assembramenti, come invece succede fuori dalle scuole.

In ultimo, avrete senz'altro considerato, come i bambini, nelle statistiche internazionali, sono quasi sempre asintomatici o paucisintomatici, e comunque portatori di cariche virali minime, rappresentando così, nella peggiore delle ipotesi di contagio, un impatto davvero minimo sulla diffusione del virus.

Però, c'è un però enorme e scabroso, che vede a capo il governatore di Puglia e tutti i suoi vassalli, e mi riferisco alla sua giunta, uno su tutti il fedelissimo assessore alla sanità, a qualche pediatra influente amico (non dei bambini), ad alcuni media locali allineati, ai dirigenti scolastici più loquaci, ad alcuni sindaci ignavi, e, ahimè, ai genitori benpensanti ma soprattutto benestanti.

Questi si ergono a pseudo difensori dei bambini, che a scuola sarebbero in pericolo di vita, nascondendo dietro lo slogan "tenete i bambini a casa, prima la salute", tutte le loro paure e frustrazioni, ostentando un moralismo ipocrita, pur di non assumersi alcuna responsabilità e fuggendo da ogni scelta di vita consapevole.

Il menefreghismo verso le famiglie disagiate e bisognose è sprezzante e vile, e così tanti genitori impossibilitati a gestire la didattica a distanza, per inadeguatezza di spazi nelle abitazioni, per difficoltà a garantire la presenza in casa di un adulto, o anche per carenza di competenze informatiche necessarie per assistere il proprio figlio, verranno abbandonate a loro stesse, e rimarranno senza voce e senza ascolto.

Il mondo all'incontrario: i bambini che andranno a scuola, quasi tutti prigionieri del mondo degli adulti, saranno pochissimi e la didattica tradizionale in presenza sarà tacciata come scelta bizzarra di qualche genitore sconsiderato e negazionista.

Grazie Ministra, ma la Puglia ha deciso di essere un grande zoo aperto solo a visitatori adulti, con i bambini tutti in gabbia, come animali di un circo, privati del loro habitat naturale».