Istituto Tecnico Agrario, Ventola: «Statalizzazione tarda a concludersi»

L'ex Presidente della BAT torna a parlare dell'ITA di Andria con preoccupazione

venerdì 27 febbraio 2015
A cura di Stefano Massaro
«Sentimenti di apprensione di tutto il personale dell'ITA a partire dal corpo docente. La questione, ne sono ben consapevoli coloro che da sempre se ne sono occupati, è legata al processo di statalizzazione, da tempo avviato, che però tarda a concludersi. Con l'alternanza al vertice della nostra Provincia, nulla è cambiato: era una forte volontà della precedente Amministrazione, che ha creato i presupposti ed ha avviato la procedura; è, anche, una decisa volontà dell'attuale governo provinciale guidato dal presidente Francesco Spina». E' questa l'introduzione dell'ex Presidente della Provincia di Barletta Andria Trani, Francesco Ventola, che torna sulla questione statalizzazione e futuro dell'Istituto Tecnico Agrario "Umberto I" di Andria rimasto, per ora, in una sorta di limbo istituzionale essendo passato in parte all'Istituto "Lotti" di Andria.

«Con la gestione da parte della Provincia, l'Istituto ha visto crescere notevolmente le iscrizioni - ha ricordato Ventola - al punto che il problema non è stato più il rischio di chiusura della storica realtà scolastica andriese quanto piuttosto il bisogno di maggiori spazi per ospitare aule, laboratori e ambienti di supporto per le varie attività. A parte l'eredità non proprio brillante ricevuta dalla Provincia di Bari al momento della sua costituzione, le norme restrittive relative alle assunzioni cadute sulla testa del nostro ente territoriali, come su tutto il fronte provinciale, non hanno di certo reso facile il mantenimento della scuola su cui, in particolare, si sono riversati i limiti imposti sull'assunzione del personale docente. Grazie al lavoro degli uffici, al confronto costante con l'Ufficio Scolastico Regionale ed alla possibilità di affidare temporaneamente la gestione alla Fondazione Bonomo, in questa fase per così dire transitoria, siamo riusciti ad evitare i rischi occorsi. In esito ad un percorso partecipato con l'Ufficio Scolastico Regionale ed il Ministero dell'istruzione, Università e Ricerca, al fine del rispetto dei numeri imposti dalla disciplina in materia, l'Istituto è stato organizzativamente accorpato al Lotti per il solo biennio: garantire il suo mantenimento è stato sempre l'obiettivo principale. Le restanti classi restano a conduzione della Fondazione Bonomo fino ad esaurimento; ciò nell'intento di far si che il passaggio da una conduzione "provinciale" ad una totalmente statalizzata fosse non solo graduale ma improntato al più ampio confronto tra provincia e istituzione scolastica pubblica».

Ma restano i problemi, spiegati dall'ex Presidente della BAT che percorso tutti i passaggi istituzionali e pratici realizzati: «E così è stato, tanto che questo primo anno di conduzione "mista" - ha detto ancora Ventola - ha visto confermati non solo il trend positivissimo delle iscrizioni ma anche e soprattutto la partecipazione della scuola alla vita attiva, con forte crescita delle potenzialità per gli studenti. Il governo Renzi ha individuato nella scuola un settore fondamentale al quale indirizzare molta attenzione, sul quale orientare risorse ed investimenti. Bene, l'ITA non può che inserirsi opportunamente in questo quadro a vantaggio della scuola pubblica ed a sostegno di una offerta formativa assolutamente coerente con i bisogni del territorio. Occorre procedere a statalizzare anche le ultime classi dell'ITA al fine di mettere la stessa nelle condizioni di poter operare a pieno nell'ambito delle risorse e delle opportunità che il Piano nazionale della Buona Scuola offre. La provincia opererà in tal senso una funzione di stimolo sul Miur acchè acceleri il processo di statalizzazione già avviato. A mio avviso tutto il personale docente, come gli studenti e il bacino d'utenza interessato, possono stare tranquilli. Ma gli organi centrali deputati a completare la formalizzazione in atto devono farci uscire dal guado che tiene in ansia innanzitutto quanti sono direttamente interessati. E non mi sembra il caso di strumentalizzare vecchi giochi di appartenenza o cercare di accaparrarsi primogeniture contraddittorie con il passato».