"Io ci sono", Montaruli: «Caro Don Vito il silenzio è contagioso»
Una lettere dell'associazione andriese a sostegno della Coop. Sant'Agostino
mercoledì 1 luglio 2015
15.00
«Caro don Vito, il silenzio è contagioso proprio come l'omertà. Deve abituarsi ad andare avanti da solo ma la provvidenza le darà la forza per farlo». Sono queste le parole con le quali inizia una lunga lettera a firma del Presidente dell'Associazione andriese "Io ci sono", Savino Montaruli, sugli atti intimidatori denunciati da Don Vito Gaudioso della Cooperativa Sant'Agostino di Andria.
«E' a dir poco drammatica l'esternazione di don Vito Gaudioso che racconta dei ripetuti furti ai danni della Cooperativa di Sant'Agostino - scrive Montaruli - Don Vito parla di "silenzio che avvolge tutti questi brutti fenomeni di criminalità" quindi parla espressamente di "omertà". Ancor più gravi sono le sue affermazioni allorquando scrive di "tanta tristezza, malcontento e indignazione che affollano le loro giornate". Ma don Vito va oltre ed afferma di subire "continuamente atti intimidatori e furti ai danni dei beni da loro gestiti" e si rammarica per "il silenzio che avvolge tutti questi brutti fenomeni di criminalità". Comprendiamo benissimo il dolore di don Vito quando, infine, afferma: "stiamo sperimentando il peso della solitudine e del silenzio delle Istituzioni che non ci aiutano e non ci affiancano nel redimere questo male dilagante"».
«Partendo dal lato propositivo dell'intervento stampa di don Vito cioè quando egli afferma che "i tentativi di intimidazione non hanno fermato il nostro lavoro né fermeranno la nostra scelta, l'impegno, la nostra determinazione.", non possiamo tacere, come invece molti altri stanno facendo anche in queste ore, di fronte alla denuncia pubblica, anche perché conosciamo molto bene quanto il lavoro svolto dai ragazzi della Cooperativa sia prezioso e venga portato ad esempio all'interno delle Istituzioni Ecclesiastiche locali ma anche esterne al territorio. Non è la prima volta che un sacerdote esterni così apertamente un gran senso di disagio di fronte alle Istituzioni assenti o poco presenti. Come non ricordare le parole pronunciate da Don Riccardo Agresti in una sua famosa intervista del febbraio 2011 allorquando affermò: "siamo abituati a vedere la criminalità solo in chi spaccia, in chi delinque, in chi fa atti illeciti. Non siamo abituati a vedere nei palazzi la tanta gente che definisco colletti bianchi che lavorano e che quando hanno da manifestare il loro potere lo fanno alleandosi con la malavita. Nella nostra città è molto forte questo intreccio tra il bene apparente ed un male che persiste. Una distinzione che non emerge e che inculca nella gente un grande senso d'indifferenza. Un'indifferenza che si radica sul territorio. Sono a contatto ogni giorno con la malavita ed ogni giorno con la gente per bene ma nonostante ciò non riesco a distinguere le due cose"».
«Dopo tutto questo, caro don Vito, non ci resta che manifestarLe la nostra vicinanza e solidarietà per gli atti criminali subiti, unendoci al Suo grido di dolore pur ormai essendo ben consapevoli che le Istituzioni cui Ella fa riferimento spesso, molto spesso, sempre più spesso sono quasi inesistenti e se ci sono sono impegnate a fare ben altro e a ricercare visibilità continua quasi si fosse ogni giorno su un grande, virtuale schermo che racconta di film già visti tante volte. Noi La capiamo e La sosteniamo perché non vogliamo restare in silenzio in quanto, caro don Vito, il silenzio è contagioso, proprio come l'omertà. Deve abituarsi ad andare avanti da solo ma, stia sereno perché la Provvidenza Le darà la forza per farlo».
«E' a dir poco drammatica l'esternazione di don Vito Gaudioso che racconta dei ripetuti furti ai danni della Cooperativa di Sant'Agostino - scrive Montaruli - Don Vito parla di "silenzio che avvolge tutti questi brutti fenomeni di criminalità" quindi parla espressamente di "omertà". Ancor più gravi sono le sue affermazioni allorquando scrive di "tanta tristezza, malcontento e indignazione che affollano le loro giornate". Ma don Vito va oltre ed afferma di subire "continuamente atti intimidatori e furti ai danni dei beni da loro gestiti" e si rammarica per "il silenzio che avvolge tutti questi brutti fenomeni di criminalità". Comprendiamo benissimo il dolore di don Vito quando, infine, afferma: "stiamo sperimentando il peso della solitudine e del silenzio delle Istituzioni che non ci aiutano e non ci affiancano nel redimere questo male dilagante"».
«Partendo dal lato propositivo dell'intervento stampa di don Vito cioè quando egli afferma che "i tentativi di intimidazione non hanno fermato il nostro lavoro né fermeranno la nostra scelta, l'impegno, la nostra determinazione.", non possiamo tacere, come invece molti altri stanno facendo anche in queste ore, di fronte alla denuncia pubblica, anche perché conosciamo molto bene quanto il lavoro svolto dai ragazzi della Cooperativa sia prezioso e venga portato ad esempio all'interno delle Istituzioni Ecclesiastiche locali ma anche esterne al territorio. Non è la prima volta che un sacerdote esterni così apertamente un gran senso di disagio di fronte alle Istituzioni assenti o poco presenti. Come non ricordare le parole pronunciate da Don Riccardo Agresti in una sua famosa intervista del febbraio 2011 allorquando affermò: "siamo abituati a vedere la criminalità solo in chi spaccia, in chi delinque, in chi fa atti illeciti. Non siamo abituati a vedere nei palazzi la tanta gente che definisco colletti bianchi che lavorano e che quando hanno da manifestare il loro potere lo fanno alleandosi con la malavita. Nella nostra città è molto forte questo intreccio tra il bene apparente ed un male che persiste. Una distinzione che non emerge e che inculca nella gente un grande senso d'indifferenza. Un'indifferenza che si radica sul territorio. Sono a contatto ogni giorno con la malavita ed ogni giorno con la gente per bene ma nonostante ciò non riesco a distinguere le due cose"».
«Dopo tutto questo, caro don Vito, non ci resta che manifestarLe la nostra vicinanza e solidarietà per gli atti criminali subiti, unendoci al Suo grido di dolore pur ormai essendo ben consapevoli che le Istituzioni cui Ella fa riferimento spesso, molto spesso, sempre più spesso sono quasi inesistenti e se ci sono sono impegnate a fare ben altro e a ricercare visibilità continua quasi si fosse ogni giorno su un grande, virtuale schermo che racconta di film già visti tante volte. Noi La capiamo e La sosteniamo perché non vogliamo restare in silenzio in quanto, caro don Vito, il silenzio è contagioso, proprio come l'omertà. Deve abituarsi ad andare avanti da solo ma, stia sereno perché la Provvidenza Le darà la forza per farlo».