In Puglia aumentano i morti e gli infortuni sul lavoro

Sicurezza nei luoghi di lavoro, la denuncia della Cgil: Investire su prevenzione

giovedì 19 gennaio 2017 12.16
Aumentano in Puglia le morti e gli infortuni nei luoghi di lavoro: lo denuncia, in una nota, il segretario generale della Cgil regionale, Pino Gesmundo, che sottolinea la necessità di «investire su prevenzione e formazione».

«Lo abbiamo sempre denunciato e purtroppo sono i numeri a darci ragione. Nell'attacco ai diritti nell'estrema precarizzazione del lavoro si finisce in una spirale odiosa dove si abbattono salari ma anche misure di sicurezza». È quanto afferma il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, all'indomani dell'ennesimo infortunio mortale sul lavoro nella nostra regione.

«Il ricatto di un reddito a qualunque costo spinge ad accettare qualunque condizione di lavoro e a lucrare sono imprenditori senza scrupoli. Dicevamo i dati, gli ultimi aggiornati sono già agosto 2016: ebbene nei primi otto mesi dello scorso anno le denunce di infortuni sono state 20.812, circa 1.600 in più dello stesso periodo nel 2015. Il settore più colpito è quello dell'industria e servizi e un terzo delle denunce è in provincia di Bari. In tremila casi hanno riguardato ragazzi tra i 14 e i 19 anni. Quanto agli infortuni mortali sono stati 49, tre in più del 2015».

«Chiediamo alle istituzioni e alle parti datoriali – afferma Gesmundo – di attivare percorsi comuni che evitino tragedie come quella recente di Francavilla Fontana, partendo dalla prevenzione. La Cgil ha un suo piano e chiediamo che possa essere condiviso. Di certo la giovanissima età di molte vittime di infortuni ci dice di come poco si investa invece sulla formazione del personale e di contro ancor meno sulle misure di sicurezza».

Rapporti di lavoro precario e saltuari espongono a maggior rischio, conclude Gesmundo. «Siamo certi che in questa casistica incida anche il boom dei voucher. Prendiamo per buono quanto affermato dall'Inail e cioè che in troppi casi la denuncia di infortunio coincide con l'attivazione del buono lavoro, a conferma di come venga utilizzato per coprire lavoro nero e lo si tiri fuori solo alla bisogna. Non è questo il lavoro che serve all'Italia e al Mezzogiorno per superare la fase recessiva. Serve un lavoro di qualità e sicuro. Per questo la Cgil sarà in questi mesi in campo per promuovere i due referendum popolari. Per Liberare il lavoro - per citare lo slogan della campagna - anche tara della scarsa sicurezza che per pochi euro di risparmio fa pagare sulla pelle di chi lavora un costo insostenibile».