Immigrazione: occasione di crescita o emarginazione?

Riflessioni dell'adolescente Maria Grazia Sgaramella su una tematica molto delicata

martedì 24 settembre 2019 07.00
Accoglienza, una parola di cui oggi più che mai si sente parlare, talvolta anche incoscientemente. Un tema molto delicato, affrontato quotidianamente dai mass media e che merita di essere approfondito con maggior chiarezza e maggior serietà. Un tema delicato perché ogni cittadino italiano ha una propria visione dei migranti, visione derivante dalla propaganda e dall'influenza che esercitano i vari partiti politici: alcuni pensano che siano giunti in Italia per impadronirsi del lavoro a cui dovrebbero assolvere gli italiani.

Secondo l'Istat (Istituto nazionale di statistica) a luglio 2019 il tasso di disoccupazione risulta essere del 9,9%. Come possono dunque delle persone straniere sottrarci il lavoro se siamo in primis noi stessi a non avere un impiego e in alcuni casi siamo costretti ad abbandonare il nostro Paese alla ricerca di occupazione e allo stesso tempo di migliori condizioni di vita? Altri pensano che siano dei clandestini che giungono nel nostro Paese privi di un permesso di soggiorno e che siano propensi a delinquere. Certo, questo fattore non è da escludere, ma nessuno può sostenere con certezza che da un certo Paese provengano solo delinquenti; altri, invece, sono convinti del fatto che si debbano aprire i porti ed accogliere chiunque indiscriminatamente. Perché non ovviare a questo problema provando a migliorare le condizioni di vita nei Paesi da cui queste persone provengono così da poter diminuire lo spopolamento di una zona del mondo, evitare il sovraffollamento di un'altra e la conseguente incapacità di gestire un gran numero di persone? In questo modo i flussi migratori diminuirebbero.

Cicerone in una sua locuzione latina scriveva "Historia magistra vitae": ricordare è importante per non commettere i medesimi errori del passato e per, altresì, comprendere il presente. Noi che oggi tendiamo ad escludere forse non ricordiamo che all'inizio del Novecento circa 30 milioni di italiani hanno affrontato viaggi della speranza, sfidando leggi e pregiudizi. Forse l'immigrazione ci sta portando nuovamente verso il razzismo di cui si parlava negli anni della seconda guerra mondiale.

Dal punto di vista giuridico, secondo l'art.2 della Costituzione italiana, legge fondamentale dello Stato, ognuno di noi costituisce un patrimonio di potenzialità unico ed irripetibile da valorizzare e da promuovere proprio attraverso il riconoscimento e la tutela dei diritti e delle libertà dell'uomo, facoltà spettanti allo Stato. Gli immigrati non solo costituiscono un arricchimento culturale per noi, in quanto diversi (la quale diversità viene valorizzata dalla nostra Costituzione come strumento di crescita ed arricchimento reciproco), ma anche perché, lavorando nel nostro Paese, concorrono al progresso della nostra Nazione, producono, infatti, l'8,9% del Pil italiano. Non possiamo decidere di chiudere definitivamente i porti per il semplice motivo che non siamo padroni di questa terra. Nessuno può e deve cercare di acquisire pieni poteri provando a comandare sugli altri come fossero sudditi.

Ingeborg Bachmann, una poetessa austriaca, scrisse: "Non date ai vostri pensieri un unico fondamento, potrebbe essere pericoloso". Ciò significa che non bisogna avere i paraocchi, non bisogna avere un unico punto di vista, occorre quindi aprire i propri orizzonti, scardinare i pregiudizi, essere propensi all'umanità, all'integrazione e all'abbattimento delle barriere che in questo periodo della storia stanno facendo del nostro Paese un Paese isolato e chiuso ad ogni forma di dialogo. Anche perché l'Italia sta conoscendo un drastico calo demografico che ci mette in guardia da un futuro in cui gli anziani (che necessitano di maggiori attenzioni rispetto ai giovani) potrebbero costituire la maggior parte della popolazione.

Molto toccanti e significative sono state le parole di Liliana Segre, superstite dell'Olocausto e per questo testimone diretta della Shoah in Italia, nominata senatrice a vita, in occasione del voto di fiducia chiesto dal presidente Conte al Senato:"A me hanno insegnato che "chi salva una vita salva il mondo intero", per questo un mondo in cui chi salva vite, anziché premiato, viene punito mi pare proprio un mondo rovesciato. Credo che l'accoglienza renda più saggia e umana la nostra società". E poi in riferimento al nuovo governo: "Mi attendo, insomma, che il nuovo governo operi concretamente per ripristinare un terreno di valori condivisi, fatto di difesa costante della democrazia e dei principi di solidarietà previsti dalla nostra Costituzione, nata dalla Resistenza".

Come Liliana Segre mi auguro che questa stagione di governo affronti, come il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha preannunciato nel suo discorso programmatico, "con rigore e responsabilità" questo tema, facendo capo alla nostra carta costituzionale da cui non si può prescindere, operando e collaborando con l'Europa per prepararci ad un futuro in cui gli errori del passato non possano più tornare a turbare le memorie. Nonostante tutto, viva la nostra Patria sempre e comunque, viva l'Italia dai valori e dalle fondamenta solide per cui hanno combattuto i nostri predecessori!